Notizie Notizie Italia Piazza Affari e il boom Ftse Mib: Large cap battono Small e Mid cap nonostante ritorno PIR

Piazza Affari e il boom Ftse Mib: Large cap battono Small e Mid cap nonostante ritorno PIR

12 Febbraio 2020 12:18

Piazza Affari sta continuando a riservare sorprese positive, soprattutto con il Ftse Mib, e un elemento che sta spiccando in questo 2020 è la “netta overperformance delle Large Cap rispetto alle Small e Mid Cap” nonostante il ritorno dei PIR, che rimarranno in ogni caso “catalyst positivo” per l’anno in corso. E’ quanto ritiene Massimo Trabattoni, Head of Italian Equity per Kairos.

Nella sua nota “Italian Times” Trabattoni scrive, infatti che, “analizzando il fattore capitalizzazione da inizio anno si nota la netta overperformance delle Large Cap vs Small e Mid Cap, come dimostra la performance negativa da inizio anno degli indici FTSE Italia Small Cap e FTSE Italia Mid Cap. Ciò rappresenta un ritorno al trend degli ultimi due anni che era stato solo momentaneamente interrotto negli ultimi mesi del 2019 grazie alle notizie incoraggianti sulla regolamentazione PIR (che rimane un catalyst positivo per il 2020)”.

MILAN, ITALY – JUNE 07: Two private security guards walk in front of Palazzo Mezzanotte, the headquarter of Borsa Italiana (Milan Stock Exchange) in Piazza Affari on June 7, 2019 in Milan, Italy. (Photo by Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Come si spiega questa sovraperformance delle Large Cap? Trabattoni spiega che questo fenomeno “è principalmente dovuto alla rotazione dei flussi che escono dai fondi tradizionali ed entrano in ETF e fondi tematici”.

“I fondi passivi –continua – hanno come requisito di investire in titoli estremamente liquidi escludendo così a priori la larga maggioranza delle società quotate all’infuori dal FTSE Mib e creando quindi un circolo vizioso che rende gli altri indici sempre più illiquidi. A questo si aggiunge l’attenzione maniacale e crescente verso i temi ESG che si traduce in investimenti in società con bilancio di sostenibilità e rating ESG di qualche agenzia internazionale specializzata. Queste prerogative hanno un costo piccolo per le grandi società, che infatti si sono già mosse in questa direzione, ma pesano ben di più sulle casse di società più piccole che si stanno interessando solo ora a pubblicizzare le proprie iniziative in termini di ambiente, sociale e governance. A livello di fondamentali però rimane la crescita che contraddistingue tante eccellenze tra le PMI italiane e che rappresenta un’opportunità per chi può permettersi di investire con un orizzonte lungo abbastanza (per esempio con i fondi Eltif) da aspettare la correzione di questa anomalia di mercato”.

Il responsabile della divisione dell’azionario di Kairos fa notare soprattutto la buona performance dell’indice Ftse Mib, con la sua corsa che si conferma inarrestabile anche nella sessione odierna, con Prysmian che prosegue il rally. Certo, le notizie che arrivano dalla Cina con tanto di alert dell’OMS sul coronavirus e sulla malattia COVID-19 non sono rassicuranti e il rischio di una veloce correzione c’è. Detto questo, l’indice è appena reduce dalla migliore settimana dal 2016. A tal proposito, vale la pena di capire anche cosa dice l’analisi tecnica non solo riguardo al trend del Ftse Mib ma anche di quello di alcuni titoli come Telecom Italia.

“Il FTSE Mib in particolare, il rialzo da inizio anno è stato importante (ca. 4,5% YTD ovvero da inizio anno) registrando la miglior performance tra i listini europei e attestandosi intorno alla resistenza storica dei 24.500 punti – si legge ancora nella nota Italian Times – I settori che hanno performato meglio sono stati le Utilities (ca. + 15% YTD), IT (ca. +12% YTD) e Beni Consumi (ca. +10% YTD), con a seguire settore Sanitario, Banche e Materiali, tutti in territorio positivo. Al contrario Telecomunicazioni (ca. -11% YTD), Energia (ca. -7% YTD) e Consumi Discrezionali (ca. -2% YTD) sono i tre settori che hanno performato peggio, a causa rispettivamente dei problemi specifici di Telecom Italia, del ribasso del prezzo del Petrolio dovuto al virus e all’esposizione alla domanda cinese dei brand di lusso”.

Non manca un commento sulla stagione delle trimestrali:

“Con circa 1/3 delle società che hanno comunicato i risultati dell’ultimo quarto del 2019, si possono cominciare a tirare un po’ le somme di questa stagione di reporting. Come trend generale si sta delineando una buona percentuale di fattori positivi con gli analisti che probabilmente erano stati cauti nel rialzare le stime sui numeri che avevano tagliato in precedenza e che quindi stanno uscendo meglio delle aspettative. L’aspetto forse più inatteso è stato il buon andamento delle banche che hanno beneficiato del basso livello di spread per fare un’ottima performance di trading, ma che in qualche caso (come Intesa) sono riuscite inoltre a migliorare il margine netto d’interesse, ossia la parte degli utili di maggiore qualità, e ad aumentare la distribuzione verso gli investitori tramite dividendo e buy-back (come UniCredit)”.