Notizie Notizie Italia Inflazione Italia sotto l’1%: chi vince e chi perde, secondo Mazziero

Inflazione Italia sotto l’1%: chi vince e chi perde, secondo Mazziero

Pubblicato 8 Dicembre 2023 Aggiornato 12 Dicembre 2023 08:29

Inflazione, Pil, debito pubblico e rating. Questi gli argomenti dell’ultimo aggiornamento della Mazziero Research sull’Italia. Vediamo insieme quali saranno gli effetti su famiglie e stato di un’inflazione che è tornata sotto l’1% a novembre; le stime del Pil per l’intero 2023 e 2024; il livello del debito pubblico a fine anno e in che direzione si andrà il prossimo anno. Infine, il riepilogo degli ultimi giudizi delle agenzie di rating sul merito creditizio dell’Italia.

Inflazione, chi vince e chi perde

L’ultima rilevazione Istat sull’inflazione di novembre (stima provvisoria) ha visto scendere la variazione annuale del paniere NIC (l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività) al di sotto dell’1%, più precisamente allo 0,8%, sui livelli che non si registravano da marzo 2021. Il forte crollo che si evidenzia nel grafico sottostante tra settembre (5,3%) e ottobre (1,7%) è stato determinato dall’uscita dal conteggio della variazione mensile del mese di ottobre 2022, quando in un solo mese si era registrato un aumento del 3,4%.

Da qui in avanti cosa succederà? Secondo la Mazziero Research, “dovremmo assistere ad ulteriori cali, con qualche rimbalzo probabile nei mesi di gennaio, marzo e giugno. (Tali ipotesi si basano su un fattore tecnico osservando i valori già molto ridotti segnati in quei mesi nel 2023; ciò renderebbe più difficile la possibilità di scendere ulteriormente)”.

Si tratta di una buona notizia per le famiglie. “Pur considerando che un’inflazione che scende non significa che stanno scendendo i prezzi, ma che la velocità con cui stanno aumentando è più bassa, siamo di fronte a una buona notizia per le famiglie. Ciò significa che l’erosione del potere di acquisto sta rallentando e quindi gradualmente dovremmo essere diretti verso una stabilizzazione dei prezzi. Resta il forte problema che la maggior parte dei salari sono rimasti fermi durante tutto il forte ciclo di incremento dei prezzi: da gennaio 2022 a novembre 2023 l’indice dei prezzi al consumo NIC è cresciuto del 10,4%. Ciò significa che le famiglie possono acquistare il 10% in meno di beni, sino a che i salari non verranno adeguati. Una specie di tassazione occulta che non beneficia nemmeno lo Stato”.

E di una cattiva notizia per lo Stato. “Sebbene anche lo Stato, quando acquista beni o servizi, si trovi nelle stesse condizioni del consumatore traendone beneficio, un ribasso dell’inflazione penalizza il calcolo del Pil in termini reali (comprensivo dell’inflazione) che viene utilizzato nel rapporto debito/Pil. Un Pil reale inferiore, farà diminuire di meno quel rapporto, con il risultato di un debito/Pil più alto. Le stime del Governo risulteranno più ottimistiche della realtà e più criticabili dalla Commissione Europea nell’esame dei nostri conti pubblici. Inoltre, se la Bce manterrà i tassi elevati per diverso tempo, ci troveremo nella condizioni in cui pagheremo alti rendimenti sui titoli di Stato a fronte di un livello di inflazione più basso. Il rendimento reale (al netto dell’inflazione) sarà così maggiore e il debito statale subirà una minore diluizione dovuta all’aumento del costo della vita”.

La Mazziero Research commenta:

Se una crescita dell’inflazione beneficia chi fa debito, che restituirà il prestito con denaro svalutato; una diminuzione dell’inflazione avvantaggia chi presta il denaro che subirà una minore erosione del potere d’acquisto sul denaro prestato.

Pil Italia, crescita più lenta nel 2024

L’ultima stima dell’Istat ha indicato una crescita nel 3° trimestre pari a 0,1%, poco più alta della stima preliminare dello 0,0%. A questo punto, come scrive la Mazziero Research, “con un buon margine di probabilità, possiamo stimare la crescita totale del 2023 allo 0,7%.

Infatti, il valore del Pil dell’ultimo trimestre non è così determinante ai fini della crescita annuale“, come si può notare dal seguente schema della Mazziero Research:

  • Per un 4° trimestre tra -0,2% e +0,1% il Pil 2023 sarà di +0,7%.
  • Per un 4° trimestre tra -0,3% e -0,6% il Pil 2023 sarà di +0,6%.
  • Per un 4° trimestre tra +0,2% e +0,5% il Pil 2023 sarà di +0,8%.

“Le nostre stime per il 2024, vedono al momento un recupero nel 1° trimestre 2024 al +0,4%, con una stima sull’intero anno per una crescita al +0,5%. Naturalmente questi valori presentano ancora un’elevata dose di incertezza, che è determinata principalmente dalle future decisioni di politica monetaria della Bce”. La Mazziero Research fa notare come si sia esaurita la fase di rimbalzo post-Covid e l’Italia sia nuovamente sprofondata nei tassi di crescita “zero-virgola” che hanno caratterizzato gran parte del 2° decennio del 2000.

Perché, con una crescita a +0,4% nel 1° trimestre, la stima annuale è solo dello 0,5%. Come mai la Mazziero Research è così negativa sul 2024? “No tutt’altro. Un rialzo del +0,4% nel 1° trimestre corrisponde alla crescita rispetto al trimestre precedente. Quando si esamina la crescita in termini annuali questa volta il raffronto viene fatto sul Pil totale nei due anni presi in esame. Sono due misure che prendono in considerazione insiemi differenti”.

Debito pubblico, nuovo record storico

La Mazziero Research prevede un ultimo rialzo prima della ricorrente riduzione del debito nei mesi di novembre e dicembre.

“Stimiamo il debito di ottobre a 2.860 miliardi, nuovo record storico, per poi scendere sino a fine anno in una zona compresa tra 2.832 e 2.852 miliardi. Nel Documento di economia e finanza (DEF) il Governo stima un debito a fine anno a 2.870 miliardi”. E nel 2024? Secondo la Mazziero Research, “da gennaio si ritornerà a crescere per superare a giugno 2024 i 2.900 miliardi”.

Il grafico qui sopra presenta con una linea rossa i dati ufficiali pubblicati da Banca d’Italia, e prosegue in grigio con i valori stimati dalla Mazziero Research.

Rating, Italia salva da rischio spazzatura

Dopo la revisione al rialzo dell’outlook da parte di Moody’s, Scope ha confermato venerdì in serata il rating BBB+ con outlook stabile sull’Italia. Come spiega la Mazziero Research, “Scope è entrata recentemente fra le agenzie riconosciute nelle valutazioni da parte della Bce e il suo giudizio ha concluso la stagione dei rating italiani per il 2023”.

Il grafico sottostante si possono notare le differenti valutazioni tra le varie agenzie.

“Il bilancio dell’anno mostra la stabilità delle valutazioni, con un passaggio da negativo a stabile dell’outlook da parte di Moody’s: l’agenzia più critica verso l’Italia si mantiene a un solo gradino dalla soglia dei titoli spazzatura, ma per ora sembra soprassedere a un declassamento” conclude la Mazziero Research.