Mps, il caso: Alexandria, Santorini, Antonveneta e il diniego dell’Authority tedesca
MPS. La Commissione d’inchiesta parlamentare sul sistema bancario prosegue il suo lavoro sul caso Monte dei Paschi di Siena (Mps). In queste ore è in corso l’audizione di Carmelo Barbagallo, capo del dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia.
Ieri è stato invece interpellato il direttore generale della Consob, Angelo Apponi, e domani toccherà agli attuali vertici della banca, il Presidente Alessandro Falciai e l’amministratore delegato Marco Morelli.
I più recenti sviluppi avrebbero fatto emergere ulteriori perplessità su come è stata gestita la Banca Monte dei Paschi di Siena negli ultimi dieci anni, con numerose questioni ancora da chiarire.
Barbagallo nell’intervento odierno ha ricordato la storia recente del Monte dei Paschi, accendendo una luce sulle esposizioni della Banca su molteplici fronti: quello dei rischi finanziari (sovrano, di liquidità e di tasso) e quello dei rischi di credito.
“Gli effetti della congiuntura e in generale del contesto esterno avverso sul bilancio della banca, di per sé già profondi, sono stati amplificati da quelli dei comportamenti gravi e fraudolenti posti in essere sin dal 2008 dai precedenti esponenti di vertice, che hanno indebolito gravemente l’intermediario e ne hanno messo in discussione la reputazione”, ha affermato Barbagallo di fronte alla Commissione presieduta da Pier Ferdinando Casini.
I derivati Alexandria e Santorini
Dall’audizione di ieri, invece, sarebbero emersi particolari critici nei rapporti tenuti fra la Consob e la Bafin, l’Autorità di Vigilanza dei mercati tedesca. Secondo Angelo Apponi, direttore generale Consob, Bafin avrebbe negato alla omologa italiana informazioni richieste nel 2013 su Santorini, uno dei derivati non correttamente contabilizzati da Mps per occultare le perdite di bilancio e messo in piedi con il concorso della Deutsche Bank.
“Consob attivò la Bafin perché Mps aveva come partner nell’operazione Santorini la tedesca Deutsche bank” ha spiegato ieri Apponi durante l’audizione, riferendosi alla prima della serie di richieste fatta alla sua omologa tedesca.
Tuttavia – ha ricordato Apponi – a fronte di una prima richiesta datata 18 luglio 2013, l‘Authority tedesca ha replicato l’11 ottobre 2013 rifiutando la trasmissione di informazioni su Santorini. Solo nel febbraio 2014, ha poi ammesso Apponi, l’Authorithy tedesca ha comunicato all’omologa italiana che Deutsche Bank avrebbe trattato contabilmente lo strumento finanziario Santorini come derivato e non come strumento di finanziamento.
Consob è poi riuscita ad accertare le errate modalità di contabilizzazione dei derivati in questione solo dopo aver ricevuto le risultanze delle indagini della Procura, rilevando che non erano conformi ai principi contabili IAS/IFRS.
L’acquisizione Antonveneta
Spinoso anche il capitolo Antonveneta. Mps comprò la banca veneta dal Banco Santander nel 2007 per 9 miliardi di euro e gran parte della sciagurata operazione fu letteralmente finanziata grazie all’emissione dell’obbligazione Upper Tier 2018 con scadenza maggio 2018, venduta allo sportello con tagli minimi da 1.000 euro e quotata solo sul mercato interno della banca.
Oggi Carmelo Barbagallo, capo del dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia, ha detto che l’acquisizione di Antonveneta “non sarebbe stata decisiva alle perdite del Monte dei Paschi generate sugli Npl” in quanto “all’atto dell’acquisizione i prestiti della ex banca veneta presentavano una rischiosità più accentuata rispetto a quelli del Monte, ma la loro incidenza su quelli del gruppo era di poco superiore al 20%”. A fine 2016 – ha sottolineato il funzionario di Bankitalia – la quota di crediti deteriorati erogati nel Nord-Est era pari al 18% degli Npl del gruppo.
Al momento della scrittura la Commissione d’inchiesta ha sospeso i lavori fino alle ore 14.00 per procedere alla richiesta di alcuni commissari (in particolare il componente della commissione Gianni Dal Moro, del PD) di visionare documenti secretati.
Questi documenti – ha riportato l’agenzia Reuters – riguardano l‘appunto istruttorio della Vigilanza di Bankitalia del 17 marzo 2008, ovvero la successiva autorizzazione all‘operazione del Governatore di Via Nazionale, allora Mario Draghi, e la trasmissione del via libera a Mps.
La storia recente, domani audizione degli attuali vertici della Banca
I fatti riportati in questo articolo rappresentano solo l’inizio della parabola discendente della banca senese che si è conclusa solamente un anno fa con la ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato per 3,9 miliardi, cifra a cui si sommerà entro fine anno un contributo pubblico di 1,5 miliardi per indennizzare i risparmiatori titolari di bond junior azzerati nell‘ambito del burden sharing. Le azioni dell’istituto erano state sospese dalle contrattazioni di Borsa con delibera Consob del 23 dicembre 2016.
Dopo poco meno di un anno le azioni Mps sono state riammesse alle negoziazioni su Borsa Italiana. Mercoledì 25 ottobre scorso Consob ha stabilito la revoca della delibera del 23 dicembre 2016 che aveva disposto la sospensione temporanea delle negoziazioni.
Domani (23.11.2017) toccherà agli attuali vertici della banca, il Presidente Alessandro Falciai e l’amministratore delegato Marco Morelli sottoporsi al tiro delle domande dei Deputati e Senatori della Commissione.