BTP: boom costi emissioni, paura per il 2023
Niente da fare: con la mazzata QT che la Bce si appresta a sfornare, l’Italia, il suo debito pubblico, e il destino di spread e BTP fanno paura ai mercati, in un contesto in cui, dai dati, emerge tra l’altro che gli investitori stranieri continuano ad allontanarsi dal debito sovrano made in Italy. Questo, in vista delle emissioni boom che il Tesoro si appresta a lanciare nel 2023.
I numeri sono emersi con la pubblicazione da parte del Mef, nelle ultime ore, dalle stesse Linee Guida della gestione del debito pubblico per il 2023.
Dal rapporto è emerso che, “nel 2023 le esigenze di finanziamento saranno determinate dalle scadenze dei titoli in circolazione che, al netto dei BOT, saranno pari a poco meno di 260 miliardi di euro e dal nuovo fabbisogno del settore statale dell’anno che, in base alle stime preliminari coerenti con la versione più aggiornata del Draft Budgetary Plan 2022 dello scorso novembre, dovrebbe attestarsi intorno ai 90 miliardi di euro”.
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Praticamente, “tenendo conto dei prestiti del pacchetto NGEU e dell’attività di gestione delle disponibilità di cassa, con le informazioni attualmente disponibili, si prevedono emissioni lorde complessive di titoli a medio lungo termine in un intervallo tra i 310 ed i 320 miliardi di euro“.
Una cifra ben più alta di quella che ha caratterizzato il 2022:
“In totale nel 2022 sono state effettuate emissioni di titoli a medio-lungo termine per quasi 285 miliardi di euro, di cui 7 in concambio. Pertanto, le emissioni al netto dei concambi sono state pari a 278 miliardi di euro, un valore molto in linea con quello comunicato nell’ultimo Programma Trimestrale pari a 275 miliardi di
euro. Le emissioni BOT sono state pari a 139,4 miliardi di euro”.
Un articolo de Il Sole 24 Ore fa notare alcuni punti cruciali che sono emersi dal report, in particolare il boom del costo medio relativo alle nuove emissioni di BTP & Co nel 2022, sulla scia dell’impennata dei tassi:
in questo anno che si avvia alla conclusione il costo medio è stato di ben 17 volte il minimo storico testato l’anno scorso.
“Il costo medio all’emissione dei titoli di Stato quest’anno è stato dell’1,71%, cioè 17 volte abbondanti il minimo storico dello 0,1% toccato lo scorso anno”.
Non solo:
“Gli interessi hanno raggiunto un valore del 2,9% dello stock (costo medio complessivo), contro il 2,4% registrato nel 2022″.
Febbre tassi BTP: balzo di oltre 300 pb nel 2022
Di fatto, la febbre sui tassi dell’area euro, non solo dell’Italia, è esplosa parecchio quest’anno:
dall’inizio del 2022, i rendimenti dei Bund tedeschi sono volati di 250 punti base, mentre quelli dei BTP sono schizzati di oltre 300 punti base, di cui un aumento di ben 50 punti base è avvenuto nell’arco dell’ultima settimana soltanto, portando i tassi dei BTP a 10 anni, va rimarcato, a superare anche i tassi dei bond della Grecia.
E tutto ciò sta avvenendo mentre gli investitori stranieri, alle prese con il persistente dubbio sulla sostebibilità del debito pubblico italiano, stanno mollando proprio i BTP e i titoli di stato italiani.
I tassi dei BTP al di sopra del 4% iniziano infatti, puntualizza Reuters, a preoccupare i mercati. E, come specificano anche da Bank of America, la strategia della Bce “tassi più alti per più tempo” si aggiunge a questi timori.
Non aiuta certo il fatto che gli analisti di BNP Paribas, Deutsche Bank e Citigroup, tre delle quattro banche principali che gestiscono le emissioni di nuovi debiti da parte dei governi europei, stando ai dati di Refinitiv, prevedano che i rendimenti dei bond sovrani continueranno a salire, l’anno prossimo.
I problemi dei BTP, dell’Italia ma anche di tutta l’area euro, che si appresta a diventare orfana della Bce, sono tutti riassunti nel commento rilasciato da Julian Le Beron, responsabile investimenti della divisione core fixed income presso Allianz Global Investors a Reuters.
BTP & Co: la tripla sfortuna con Bce, QT e…
In un commento rilasciato all’agenzia di stampa, che ha pubblicato un approfondimento sulla questione italiana, Le Beron si è così espresso:
“Voi averte questa tripla sfortuna – ha commentato il CIO, riferendosi alle sfide che incombono sull’intera Eurozona – una Bce hawkish, il Quantitative Tightening e anche questa emissione di titoli di stato significativa nel corso del primo trimestre” del 2023.
L’articolo di Reuters ha ricordato che la Bce ha acquistato i debiti dell’Eurozona a partire dal 2015, facendosene praticamente garante, fino ad arrivare ad acquistare tutti, ripetiamo tutti, i titoli di stato che i governi del blocco hanno emesso da almeno il 2019 fino al 2021.
E invece nel marzo del 2023, con il Quantitative Tightening, la situazione si ribalterà, visto che la banca centrale europea inizierà a scaricare quei bond che ha in pancia.
Rimarranno come assist ai BTP & Co i reinvestimenti dei titoli di debito giunti a scadenza che sono stati acquistati dall’Eurotower durante la pandemia con il programma PEPP.
Per il resto, nei mesi compresi tra marzo e giugno, ogni mese la Bce ridurrà il suo maxi bilancio da 5 trilioni di euro vendendo titoli per un valore di 15 miliardi di euro.
Cosa succederà poi, nessuno lo sa, e questo è un altro elemento che provoca incertezza.
“Intravediamo uno scarso appetito verso i bond europei, per l’anno prossimo, tra gli investitori – ha rimarcato Le Beron, aggiungendo di star vendendo Bund tedeschi e acquistando Treasuries Usa e ha indicato che, in questo momento, è la carta americana la prescelta degli investitori, visto che, così ha spiegato, c’è meno incertezza riguardo al trend della crescita e dell’inflazione degli Stati Uniti.
E i numeri, almeno relativi al caso Italia, gli danno ragione.
Investitori stranieri: è fuga dall’Italia?
Qualche giorno fa, dagli stessi dati diramati dalla banca centrale europea, è emerso che, nel mese di ottobre, le partecipazioni in BTP e altri titoli di stato italiani detenute dagli investitori esteri sono scese per il settimo mese consecutivo.
Nella sua pubblicazione mensile, la Bank of Italy ha reso noto in particolare che gli stranieri hanno ridotto la loro esposizione verso i bond italiani, a ottobre, di 2,3 miliardi di euro, dopo aver tagliato le loro quote di ben 13,2 miliardi di euro soltanto nel mese di settembre.
Sempre Reuters ha riassunto quanto emerso dal rapporto, facendo notare che gli investitori stranieri hanno ridotto gli asset del reddito fisso italiani ogni mese, a partire dall’agosto del 2021, a eccezione del mese di marzo 2022, quando hanno fatto incetta di BTP & Co per un valore di 8 miliardi di euro.
Tutto ciò si aggiunge al periodo di certo non ottimale per la carta italiana, che ha pagato duramente gli annunci della Bce e le tensioni nei rapporti tra l’Italia e la Bce stessa rinfocolate da alcuni esponenti del governo Meloni, in primis dal ministro della Difesa Guido Crosetto che, nel pubblicare un grafico sullo spread BTP-Bund su Twitter, ha parlato sarcasticamente di “regalo di Natale di Lagarde all’Italia”.
A rincarare la dose anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani:
“Sono d’accordo con Crosetto. Ferma restando l’indipendenza della Bce, non era positivo per l’Europa e per la economia reale italiana alzare i tassi d’interesse”.
Sarà, peccato che l’inflazione corra ovunque nell’area euro (così come nel mondo) e che, nel caso in questione dell’Italia, rimane ostinatamente al record dal 1984.
Non per niente il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha definito l’inflazione “una brutta bestia”, auspicando la massima attenzione sul debito.
Nuovo debito 2023: tra gli acquirenti le banche e fondi pensione
Come andranno a questo punto le cose per i BTP e per le elevate spese per interessi che il Tesoro dovrà sostenere, con la Bce pronta a staccare la spina QE, soppiantandola con il suo opposto, ovvero il QT?
Sull’incognita “chi assorbirà i ‘nuovi’ BTP e titoli di stato europei che sbarcheranno sui mercati nel 2023, l’analisi di Reuters riporta quanto detto da Chris Jeffery, responsabile della divisione di strategia sull’inflazione e sui tassi di Legal and General Investment Management.
Secondo Jefferey, senza la Bce, dovranno essere necessariamente le banche dell’Eurozona a farsi avanti per acquistare i debiti.
E alcune di loro, ha fatto notare JP Morgan il mese scorso, hanno iniziato già a farlo.
Altri acquirenti, secondo Gerard Fitzpatrick, responsabile della divisione di reddito fisso presso Russell Investments, saranno i fondi pensione e i clienti delle compagnie assicurative.
Ma certo, per rendere appetibili i rispettivi titoli di stato, i paesi dell’Eurozona dovranno corteggiare non poco gli investitori privati, che pretenderanno premi sul rischio e in generale rendimenti dei bond che saranno emessi più alti.
L’Italia non è certo l’unica a dover procedere a emissioni ampie di nuovo debito per finanziare le misure di stimoli fiscali contro il caro energia del governo Meloni: la Germania si appresta a emettere infatti, nel 2023, un ammontare record di Bund.
BTP autarchico? Tesoro pronto a corteggiare i retail
Dopo le indiscrezioni sul cosiddetto BTP autarchico (idea della Lega) blinda-Italia, volto a canalizzare il risparmio delle famiglie italiane verso l’acquisizione del debito pubblico e dei BTP, il documento del Mef relativo alle “Linee Guida per la gestione del debito pubblico Anno 2023” conferma la volontà del Tesoro di corteggiare i piccoli investitori, ribadita qualche giorno fa anche da Davide Iacovoni, responsabile della Direzione Debito Pubblico presso il Dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia.
Così si legge nel paragrafo: “I titoli dedicati ai risparmiatori retail”:
“Come noto il Tesoro da diversi anni persegue una politica di gestione del debito finalizzata tra l’altro ad ampliare il coinvolgimento dei piccoli investitori al dettaglio, che hanno la possibilità o necessità di investire somme anche contenute, nella detenzione diretta di titoli di Stato. In un contesto di tassi di interesse storicamente molto bassi e di forte sviluppo di strumenti alternativi proposti dall’industria finanziaria, come quello che ha caratterizzato l’ultimo decennio, il perseguimento di questo obbiettivo è stato complesso e in effetti la quota dei titoli di Stato in mano a questi investitori in anni recenti è rimasta molto bassa”.
Il Mef ricorda che, “durante il 2022, si è notata una prima inversione di tendenza, con questa quota che è tornata lievemente a salire nonostante la sottostante continua crescita dello stock di debito. A questa evoluzione, oltre all’andamento dei tassi di interesse, hanno sicuramente contributo gli strumenti dedicati a questi risparmiatori che il Tesoro ha introdotto nell’ultimo decennio quali il BTP Italia e il BTP Futura,
“Durante il prossimo anno, oltre a proporre questi strumenti, il Tesoro valuterà anche la possibilità di proporre ulteriori nuovi strumenti che possano risultare di interesse per il pubblico dei risparmiatori retail, tenuto conto di un contesto di tassi di interesse nettamente più elevati rispetto anche al recente passato”.
BTP Italia e BTP Futura: cosa succede nel 2023
“Con riferimento al BTP Italia, nel corso del 2022, in considerazione delle dinamiche inflazionistiche, il Tesoro ha profuso particolare impegno nel fornire ai risparmiatori retail uno strumento di protezione dall’inflazione, contribuendo ad allargare l’interesse verso una partecipazione diretta al debito pubblico da parte di un numero crescente di piccoli risparmiatori”.
Il Mef ha ricordato che, “nel corso dell’anno sono state infatti effettuate due emissioni di BTP Italia, per un ammontare complessivo di oltre 21 miliardi. Si tratta di un importo considerevole, in considerazione anche dell’esiguo ammontare dei reinvestimenti provenienti dall’unico titolo in scadenza nell’anno, pari a poco oltre 2 miliardi di euro. Pertanto, le emissioni nette sul comparto sono state ampiamente positive“.
“Nel 2023 verranno invece a scadenza tre titoli BTP Italia per complessivi 25 miliardi di euro circa. Tenuto conto dei volumi in scadenza, e al fine di continuare a soddisfare la domanda degli investitori istituzionali e retail e di fornire uno strumento ormai consolidato di protezione dei loro risparmi, il Tesoro valuterà l’opportunità di effettuare una o più emissioni di BTP Italia nel corso dell’anno. Per quanto riguarda la scadenza, il Tesoro si riserva la massima flessibilità nel valutare in prossimità del collocamento la scadenza più opportuna per l’emissione del nuovo titolo”.
“In ogni caso – precisa ancora il Mef – i titoli eventualmente offerti nel corso del prossimo anno manterranno l’indicizzazione legata al tasso di inflazione nazionale e un premio fedeltà per gli investitori retail che acquistano il titolo all’emissione e lo detengono fino a scadenza”.
“Infine, in linea con quanto già avvenuto negli ultimi anni, il Tesoro si riserva di approfondire la possibilità di ricorrere ad operazioni straordinarie di gestione degli importi di BTP Italia in scadenza negli anni successivi, mediante operazioni di riacquisto o concambio, valutando la modalità più efficiente per la loro esecuzione. Tali operazioni potranno essere utilizzate anche per fornire un adeguato sostegno alla liquidità e all’efficienza del mercato secondario dei titoli di tale comparto qualora dovessero verificarsi condizioni di mercato che richiedano un intervento in tale direzione”.
“Per quanto riguarda il BTP Futura, il titolo di Stato riservato esclusivamente al mercato retail, introdotto per la prima volta nel 2020 per finanziare i provvedimenti varati dal Governo per fronteggiare la crisi da Covid-19, va detto che, diversamente da quanto preannunciato, il Tesoro non ha ritenuto opportuno effettuare emissioni di BTP Futura nel corso del 2022″.
Guardando al 2023, “in riferimento alle caratteristiche del BTP Futura, il Tesoro si riserva la massima flessibilità nel valutare in prossimità del collocamento la scadenza più opportuna per l’emissione del nuovo titolo. I titoli offerti nel corso del prossimo anno potranno presentare le stesse caratteristiche finanziarie di quelli già presenti sul mercato o altre che verranno valutate appropriate”.
“Tuttavia, si confermerà il rimborso del capitale in unica soluzione alla scadenza al valore nominale e premio fedeltà collegato alla crescita dell’economia nazionale in termini nominali durante il periodo di vita del titolo, corrisposto in momenti diversi, per gli investitori che acquistano il titolo all’emissione e lo detengono fino a scadenza”.
“Come per le precedenti emissioni – conclude il Mef nella sezione dedicata ai BTP Italia e ai BTP Futura – i BTP Italia e i BTP Futura saranno emessi direttamente sulla piattaforma MOT, il mercato elettronico regolamentato di Borsa Italiana dedicato agli scambi al dettaglio, avvalendosi del supporto alla raccolta ordini di banche dealer scelte direttamente dal Tesoro tra gli Specialisti in titoli di Stato. Inoltre, mentre per il BTP Italia sarà prevista una fase di emissione ad hoc separata e successiva per gli investitori istituzionali, per il BTP Futura, trattandosi di un titolo riservato esclusivamente ai risparmiatori individuali e affini, questa fase non sarà prevista”.