JPMorgan, sorpresa utili e fatturato II trim. Spina NPL confermata
JPMorgan: boom utili e crescita del fatturato solida con balzo NII. C’è il nodo degli NPL e degli accantonamenti. Il ceo Jamie Dimon fiducioso nella resilienza dell’economia Usa.
JPMorgan alla prova della trimestrale: ecco i numeri sugli utili, sul fatturato, sul NII e accantonamenti del colosso bancario made in Usa.
Il gigante di Wall Street guidato dal ceo Jamie Dimon ha reso noto di aver concluso il secondo trimestre dell’anno con un utile per azione, eps, di $4,75, rispetto ai $2,76 per azione dello stesso periodo dello scorso anno, decisamente al di sopra anche dei $3,97 per azione attesi dal consensus degli analisti intervistati da FactSet.
Il fatturato di JPMorgan è salito a $41,307 miliardi, rispetto ai $30,715 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso e molto meglio anche rispetto ai $38,63 miliardi attesi dal consensus.
Gli accantonamenti effettuati dalla banca numero uno degli Stati Uniti per valore di asset per far fronte a eventuali perdite sui crediti (NPL) sono ammontati a $2,899 miliardi, più che raddoppiati (+163%) rispetto agli $1,101 miliardi del secondo trimestre del 2022.
La cifra è stata lievemente superiore ai $2,72 miliardi che erano stati previsti dagli analisti intervistati da StreetAccount.
JPMorgan ha confermato così il nodo degli NPL, che sta angustiando in generale tutte le banche americane, ma anche europee.
Allo stesso tempo, la banca ha confermato di avere tutte le carte in regola per continuare a crescere.
JPMorgan: sugli utili c’è anche l’effetto First Republic
La galassia di asset tra l’altro è anche cresciuta, con l’acquisizione della banca regionale Usa che ha fatto crac nei mesi in cui è esplosa la crisi del settore negli Stati Uniti e anche in Europa: First Republic Bank, rilevata dal gigante gestito da Jamie Dimon dopo essere saltata in aria alla fine di aprile.
L’acquisizione è avvenuta a maggio, permettendo al colosso Usa di rilevare prestiti di First Republic per un valore di $173 miliardi e depositi per $92 miliardi.
JPM ha assistito tuttavia anche ad alcuni ostacoli, come al calo delle commissioni nella sua divisione di investment banking pari a -6% su base annua, a $1,5 miliardi.
Giù anche il fatturato delle sue divisioni di trading di azioni e reddito fisso.
Quelli di oggi sono i primi risultati di bilancio diffusi da JPMorgan a seguito dell’acquisizione della banca regionale americana First Republic.
Balzo utile +67% con First Republic, senza in rialzo del 40%
Riguardo agli altri dettagli della trimestrale, che si riferisce al periodo compreso tra i mesi di aprile e di giugno, va messo in evidenza il balzo dell’utile di JPMorgan, volato di ben +67%, a quota $14,5 miliardi, l’equivalente per l’appunto di $4,75 per azione.
Escludendo l’impatto dell’acquisizione di First Republic, gli utili sono saliti del 40%, a $4,37 per azione, confermandosi superiori ai $3,98 per azione stimati dagli analisti.
Molto buona anche la performance del margine di interesse (NII) che, grazie ai rialzi dei tassi lanciati dalla Fed di Jerome Powell, è aumentato del 44% a $21,9 miliardi.
Il forte rialzo dell’NII ha permesso al fatturato del colosso americano di scattare del 34% su base annua, salendo a $41,3 miliardi.
Immediata la reazione del titolo alla pubblicazione della trimestrale: JPMorgan è avanzata a Wall Street fino a +3% circa nelle contrattazioni del premarket.
Va ricordato che le azioni di JPMorgan hanno guadagnato l’11% quest’anno, sovraperformando in modo significativo il trend dell’ETF SPDR S&P Bank ETF (KBE) che, nello stesso arco temporale, è sceso del 15%.
JPMorgan sorprende in positivo, outlook WS utili banche poco confortante
Per la stagione delle trimestrali delle banche Usa, le previsioni degli analisti non sono tra le più confortanti.
Qualche giorno fa, in particolare, l’articolo del Financial Times “Big US banks to report largest jump in loan losses since pandemic“, ha lanciato un avvertimentosulle trimestrali dei grandi colossi di Wall Street, paventando un forte balzo degli NPL, ergo dei crediti deteriorati.
D’altronde, sul rischio di una forte crescita degli NPL, diversi alert sono scattati anche per le banche dell’area euro e per le banche italiane:
da un lato, i rialzi dei tassi lanciati dalla Fed di Jerome Powell e dalla BCE di Christine Lagarde, nei casi specifici, hanno fornito un forte sostegno alla redditività delle banche, facendo salire in particolare i rispettivi parametri NII, ovvero i margini di interesse; dall’altro lato, il boom dei costi di finanziamento con cui sono alle prese le famiglie e le imprese che hanno acceso un mutuo o si sono indebitate sotto qualsiasi altra forma, ha fatto scattare ovunque il timore che le banche incontrino non poche difficoltà a vedersi rimborsare quei crediti che hanno erogato.
Il rischio è che le controparti facciano infatti default, o comunque non riescano a onorare gli impegni finanziari assunti, andando così a inficiare i bilanci delle banche.
Scioccante in particolare è l’outlook di Bloomberg, secondo cui le sei principali Big Banks Usa- JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley — dovrebbero annunciare per il secondo trimestre di quest’anno svalutazioni complessive legate ai prestiti per un valore di $5 miliardi.
Proprio per far fronte a eventuali futuri balzi degli NPL, gli stessi colossi dovrebbero secondo le previsioni accantonare fino a $7,6 miliardi, quasi il doppio rispetto ai valori dello stesso trimestre dello scorso anno.
Va detto che le previsioni sugli NPL erano particolarmente pessimistiche proprio guardando a JPMorgan che ha di fatto provveduto ad accantonare più riserve di quanto atteso, a un valore di $2,9 miliardi circa.
Nonostante le sfide, JPMorgan è riuscita comunque a sorprendere di nuovo in positivo i mercati. Ottimismo verso il futuro è stato rimarcato dal ceo Jamie Dimon:
“L’economia americana continua a essere resiliente. I bilanci dei consumatori continuano a versare in buone condizioni di salute, e i consumatori spendono ancora, sebbene in modo un po’ più debole. Il mercato del lavoro ha rallentato un po’ il passo, ma la crescita dell’occupazione rimane solida. Detto questo, ci sono tuttora rischi importanti nell’immediato”.