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Banche Usa: incubo NPL per JPMorgan & Co. Da record Covid

10 Luglio 2023 10:52

Alert NPL per le banche Usa, a qualche giorno dall’inizio della stagione delle trimestrali Usa. JPMorgan & Co. sotto la lente.

Notizie negative per le banche Usa JP Morgan & Co, che si apprestano ad annunciare il balzo degli NPL più consistente dall’inizio della pandemia Covid-19.

Le banche Usa, in particolare le Big Banks, comunicheranno a partire da venerdì prossimo, 14 luglio, i conti relativi al secondo trimestre dell’anno, dando il via in modo ufficiale alla stagione delle trimestrali Usa.

Le previsioni degli analisti non sono così confortanti, tutt’altro: stando a quanto riporta l’articolo del Financial TimesBig US banks to report largest jump in loan losses since pandemic, proprio le banche Usa più grandi, ovvero i colossi di Wall Street, comunicheranno di aver assistito nel trimestre compreso tra aprile e giugno a un forte rialzo delle perdite sui crediti erogati.

Non una vera e propria sorpresa, visto che sono mesi che analisti ed economisti parlano del rischio di un boom degli NPL, anche in Eurozona e in Italia, provocato dalla difficoltà dei debitori a rimborsare i crediti ricevuti dalle banche, a causa del balzo dei costi di finanziamento (o, nel caso dei mutui, delle rate), scatenato a sua volta dai rialzi dei tassi varati dalle banche centrali.

In Italia, a tal proposito, il governo Meloni sta lavorando per aiutare le famiglie e le imprese a pagare le rate sui mutui a tasso variabile, che presentano ormai valori esorbitanti, a seguito delle continue strette monetarie dalla Bce di Christine Lagarde.

Il problema è che, a causa della difficoltà (a volte incapacità) da parte delle imprese e delle famiglie  a rimborsare le rate dei mutui e i prestiti contratti, le banche assistono al deterioramento dei loro bilanci, a causa delle perdite sui crediti accumulate (crediti deteriorati, in inglese NPL-Non performing loans).

Banche Usa: assist Fed ma sale rischio default famiglie-imprese

Da un lato, scrive l’FT, “la pubblicazione dei risultati del secondo trimestre dovrebbe dimostrare che le banche hanno beneficiato dei tassi di interesse più alti (per la precisione dell’impatto positivo che i tassi più alti per effetto delle manovre restrittive della Fed hanno avuto sui rispettivi margini di interesse NII)”, come è avvenuto d’altronde anche nel caso delle banche dell’area euro e, in particolare, delle banche italiane, già nel corso del primo trimestre.

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Dall’altro lato, “dopo tre anni di default relativamente bassi, in parte grazie agli stimoli varati durante la pandemia e ad altri aiuti arrivati dai governi, le banche stanno iniziando ad assistere anche agli effetti negativi dei tassi di interesse più alti e dell’inflazione sui clienti”.

Tanto che da Bloomberg emerge che le sei principali banche Usa – JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley — dovrebbero annunciare per il secondo trimestre di quest’anno svalutazioni complessive legate ai prestiti che non vedranno tornare più indietro per un valore di $5 miliardi.

Non solo: le sei banche Usa più grandi, proprio per far fronte a eventuali futuri ulteriori NPL provvederanno secondo le previsioni ad accantonare $7,6 miliardi.

Entrambi i numeri, fa notare l’FT, sono quasi il doppio rispetto ai valori dello stesso trimestre dello scorso anno.

Va detto comunque che le cifre rimangono inferiori a quelle registrate all’inizio della pandemia, quando le banche Usa furono costrette a comunicare svalutazioni sui crediti e accantonamenti pari rispettivamente a $6 miliardi e a $35 miliardi.

Il fattore carte di credito

Il Financial Times ricorda anche che le carte di credito rappresentano la principale fonte di sofferenza per diverse banche.

Gli analisti stimano per esempio per JPMorgan oneri legati ai default sulle carte di credito di un valore di $1,1 miliardi nel II trimestre, praticamente quasi il doppio rispetto ai $600 milioni del secondo trimestre del 2022.

Sul bilancio di Bank of America, le carte di credito dovrebbero incidere inoltre sugli oneri di svalutazione totali per circa un quarto.

A zavorrare le trimestrali delle banche, continua il quotidiano britannico, dovrebbero essere anche i prestiti erogati dalle stesse al mercato immobiliare commerciale (in inglese commercial real estate (CRE).

I proprietari di immobili destinati a uso commerciale stanno facendo fronte infatti a un calo della domanda per gli spazi destinati agli uffici, a causa dello smart working e di altre forme ibride di lavoro che persistono a dispetto della fine della pandemia.

Wells Fargo, la banca americana tra le Big Banks Usa più esposta al mercato immobiliare commerciale, ha già riferito ai propri azionisti, questo mese, di aver aggiunto 1 miliardo di dollari ai suoi accantonamenti per coprire perdite potenziali legate ai prestiti erogati per finanziare la costruzione di immobili e spazi per uffici.

Boom di NPL per JPMorgan

In termini di NPL, dovrebbe essere in ogni caso JPMorgan ad annunciare il balzo, in termini percentuali, più sostenuto su base annua dei crediti deteriorati.

In particolare, informa sempre l’FT, gli analisti prevedono che il costo combinato dei crediti di JPMorgan che si ritiene non torneranno più indietro – le sofferenze – e dei nuovi accantonamenti sia stato nel corso del secondo trimestre pari a $3,8 miliardi.

Si tratterebbe, se le stime venissero confermate, di uno scatto del 120% rispetto alla cifra di $1,8 miliardi dello stesso trimestre dello scorso anno.

I crediti deteriorati -NPL – combinati per Wells Fargo e Bank of America dovrebbero essere inoltre più che raddoppiati nel trimestre.

Nel caso di Goldman Sachs si prevede un balzo degli NPL pari a +70%, mentre per Morgan Stanley e Citi l’outlook è di un aumento dei crediti deteriorati del 60%.

JPMorgan, Citi e Wells Fargo annunceranno le loro trimestrali venerdì 14 luglio.

Seguiranno poi il 18 luglio gli utili di Bank of America e di Morgan Stanley.

Infine, Goldman Sachs annuncerà i conti il prossimo 19 luglio.