Notizie Notizie Italia Italia, con Meloni debito-Pil risale. Nuovo outlook Ue su crescita e deficit

Italia, con Meloni debito-Pil risale. Nuovo outlook Ue su crescita e deficit

15 Novembre 2023 13:23

Pil Italia, rapporto debito-Pil, rapporto deficit-Pil, inflazione Italia: arrivano le nuove stime della Commissione europea sui principali indicatori macro relativi, nel caso specifico, all’Italia e, in generale, all’area euro e all’Ue.

Riguardo all’Italia, emerge subito un outlook sui conti pubblici, da parte dell’Ue, peggiore rispetto a quello previsto dal governo Meloni.

Per quanto concerne le prospettive di crescita del Pil, le stime sul 2024 sono state tagliate, mentre quelle per il 2025 sono state migliorate.

Pil, debito, deficit, inflazione: le nuove stime della Commissione Ue

La Commissione europea ritiene che la crescita del Pil dell’Italia abbia toccato il fondo nel corso del terzo trimestre di quest’anno, e che sia destinata dunque a recuperare terreno nel trimestre attuale, quarto trimestre dell’anno, per confermarsi complessivamente, nel 2023, pari a +0,7%.

L’outlook sulla crescita del Pil italiano di quest’anno è stato così rivisto al ribasso da Bruxelles, rispetto al +0,9% atteso nelle ultime previsioni.

Riviste invece al rialzo le previsioni sulla crescita del Pil italiano del 2024, dal +0,8% precedentemente atteso al +0,9%, mentre per il 2025 le stime sono di un’espansione pari a +1,2%.

L’accelerazione del ritmo di crescita del Pil è spiegata dalla Commissione con i nuovi fondi europei che l’Italia riceverà ancora dando attuazione al PNRR.

Per quanto riguarda l’inflazione, l’Ue prevede un calo del tasso al 6,1% quest’anno, al 2,7% nel 2024 e al 2,3% nel 2025, mentre – e questa non è affatto una buona notizia per l’Italia e in particolare per il governo Meloni – il sentiero di discesa per il rapporto debito-Pil è previsto interrompersi nel 2024 e nel 2025, a fronte di un rapporto deficit-Pil destinato a oscillare nei prossimi due anni al di sopra del 4%.

Rispetto al 141,7% del Pil del 2022, il debito-Pil dell’Italia è stimato infatti dalla Commissione Ue al 139,8% nel 2023, e poi di nuovo in rialzo al 140,6% nel 2024 e al 140,9% nel 2025.

Il deficit-Pil è stimato in flessione al 5,3% quest’anno a seguito dell’8% nel 2022, per poi calare al 4,4% nel 2024 e al 4,3% nel 2025.

Ue conferma: con Meloni l’Italia ferma percorso taglio debito

Il messaggio, inciso nel nuovo outlook della Commissione europea, è chiaro: con il governo Meloni l’Italia ferma il percorso di riduzione del debito.

D’altronde, dalla  Nadef (Nota di aggiornamento al Def) pubblicata alla fine di settembre era risultata più che evidente l’intenzione del governo italiano di dare alla manovra una connotazione espansiva.

Non per niente lo spread BTP-Bund era salito subito fino alla soglia di 210 punti base, e i tassi dei BTP avevano sfondato anche il 5%.

La tensione sui titoli di stato italiani è andata avanti nei giorni di presentazione della legge di bilancio 2024 alla metà di ottobre, per poi sfiammarsi con l’annuncio della Bce di Christine Lagarde di confermare il piano salva-BTP e non solo del PEPP (QE pandemico).

A sostenere i BTP, facendo scendere lo spread attorno agli attuali 180 punti base, è stata anche la decisione delle agenzie di rating di confermare i rispettivi giudizi sul debito pubblico del paese.

Per quanto riguarda la posizione assunta dal governo Meloni, fino a ieri il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti l’ha presentata con orgoglio, rivendicando la responsabilità del governo italiano nel cercare di tenere imbrigliato il debito pubblico italiano.

Tra le cose che ha detto infatti il titolare del Tesoro nel commentare la manovra di Meloni alle Commissioni di bilancio di Camera e Senato, il fatto che “siamo pienamente impegnati a realizzare l’aggiustamento di bilancio necessario per rendere la riduzione del debito sostenibile e resiliente agli shock negativi”.

Il nodo spesa interessi ma anche taglio cuneo

L’outlook del governo italiano sulla traiettoria del debito-Pil e del deficit-Pil nei prossimi anni appare decisamente ottimistico rispetto alle previsioni che sono state annunciate oggi dalla Commissione Ue, in un momento in cui tra l’altro la dinamica dei tassi dei BTP e dello spread BTP-Bund continua a essere monitorata da chi guarda all’Italia, in vista anche dell’appuntamento clou previsto per questa settimana, ovvero dell’aggiornamento del rating sul debito pubblico da parte di Moody’s.

Il timore, in realtà decisamente contenuto, è che Moody’s possa punire l’Italia con un downgrade del giudizio addirittura a “junk”.

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La Commissione europea ha spiegato l’outlook sui conti pubblici scrivendo nel suo aggiornamento delle stime che “il deficit (italiano) dovrebbe scendere in modo marginale al 4,3% del Pil nel 2025” da quel 4,4% atteso per il 2024.

“Questa previsione – si legge – include la proroga al 2025 del taglio del cuneo fiscale, un ulteriore aumento degli stipendi pubblici riguardo al periodo contrattuale 2022-2024 e un incremento ulteriore delle spese per gli interessi”, quest’ultima altra ansia che attanaglia l’Italia in tempi di tassi elevati a causa dei ripetuti rialzi dei tassi da parte della Bce di Christine Lagarde.

Per quanto riguarda il rapporto debito-Pil, questo è atteso da Bruxelles “scendere in misura lieve al 139,8% del Pil nel 2023, ma per salire di nuovo al 140,9% entro il 2025″.

Il motivo, spiega l’Ue, è rappresentato dal fatto che “il differenziale tra la crescita economica e i tassi di interesse diventerà meno favorevole” per l’Italia e anche, con l’outlook di un saldo primario che “diventerà appena positivo soltanto nel 2025”.

Gentiloni: sensibile differenza tra stime debito e deficit governo e outlook Ue

Nel commentare le nuove stime della Commissione europea sull’Italia, il Commissario Ue agli Affari economici e monetari Paolo Gentiloni ha ammesso la “sensibile differenza” tra l’outlook del governo italiano e quello di Bruxelles, riguardo ai valori dei rapporti deficit-Pil e debito-Pil.

Così Gentiloni, rispondendo ad una domanda che gli è stata posta nel corso della conferenza stampa con cui la Commissione Ue ha presentato le nuove stime sulla crescita del Pil, sull’inflazione e sui conti pubblici dei paesi del blocco:

“Per quanto riguarda le differenze con il 2025, effettivamente c’è una differenza nel deficit e nel debito, tra le proiezioni contenute nei documenti italiani e le nostre stime. La differenza, direi, si basa fondamentalmente su tre punti: il primo è che le nostre stime includono un incremento più alto del costo degli interessi sul debito rispetto alle stime italiane, nel 2025 rispetto al 2024″.

Il secondo punto, ha continuato Gentiloni, “è che la Commissione include nelle proprie stime un prolungamento delle misure sul cuneo fiscale che sono state lanciate per lo scorso anno e quello attuale”.

Il motivo di questa durata estesa al 2025? Si tratta di una misura, ha fatto notare Paolo Gentiloni, che “è stata rinnovata sistematicamente ormai in questi anni”. Inoltre, “il governo l’ha presentata con una misura permanente. Quindi noi includiamo anche i costi”.

L’altro motivo per cui le stime sul deficit-Pil e sul debito-Pil della Commissione risultano superiori a quelle del governo Meloni è rappresentato dal fatto che l’Ue “prevede un incremento dei salari e degli stipendi pubblici maggiore di quello che è previsto nelle stime italiane”.

Sono queste, ha detto così Gentiloni, “le ragioni principali per una differenza che è sensibile” tra l’outlook del governo Meloni e quello della Commissione europea.