Notizie Notizie Italia Manovra Meloni: Giorgetti presenta debito Italia a prova di shock

Manovra Meloni: Giorgetti presenta debito Italia a prova di shock

15 Novembre 2023 10:17

Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti blinda la manovra Meloni, mettendo in evidenza l’impegno del governo a continuare a garantire la sostenibilità del debito pubblico italiano.

“Siamo pienamente impegnati a realizzare l’aggiustamento di bilancio necessario per rendere la riduzione del debito sostenibile e resiliente agli shock negativi”, ha detto Giorgetti.

La strigliata dell’Economist: invece che al premierato, Meloni pensi all’alto debito

A dispetto di chi boccia la legge di bilancio per il 2024 sfornata da Meloni & Co. , facendo notare come la manovra non sia sufficiente a porre il debito italiano su una traiettoria al ribasso convincente, e soprattutto sufficiente a risanare i conti pubblici, Giorgetti rimarca l’impegno del governo Meloni a lavorare per migliorare le condizioni in cui versano le casse dello Stato.

Ma intanto, dall’Economist, proprio qualche giorno fa è arrivata una forte strigliata rivolta all’esecutivo italiano.

Nel ricordare la frase proferita da Giorgia Meloni dopo l’ok del Consiglio dei ministri al premierato, ovvero quella con cui la presidente del Consiglio ha definito la riforma costituzionale la “madre di tutte le riforme”, l’Economist ha sottolineato come piuttosto, la premier dovrebbe concentrarsi su altre questioni, ovvero sull’inflazione, l’economia stagnante e l’elevato debito pubblico dell’Italia. 

Altro che premierato, insomma.

I troppi nodi del debito pubblico, della spesa per interessi, e di quelle stime sul deficit considerate troppo alte incise nella  Nadef (Nota di aggiornamento al Def) rimangono secondo la comunità degli investitori e di chi guarda all’Italia quelli più urgenti da risolvere, insieme a quello di una crescita del Pil destinata a rallentare. 

A tal proposito, è stato lo stesso Giorgetti con il suo discorso a non escludere il rischio che le stime sulla crescita del prodotto interno lordo italiano vengano riviste al ribasso dallo stesso governo Meloni.

Sul debito va detto inoltre che l’altro ieri, Bankitalia in primis, nell’audizione sulla legge di bilancio davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e di Senato, ha messo in evidenza che la manovra sfornata dal governo Meloni comporta che “il rapporto tra il debito pubblico e il PIL scenda solo marginalmente nel prossimo triennio”, ricordando come l’elevato livello del debito sia “un elemento di vulnerabilità per il Paese”, in quanto “riduce gli spazi di manovra per fronteggiare eventuali shock avversi e alza il costo del debito anche per i prenditori privati, con effetti negativi sulla competitività dell’intera economia italiana”.

Il riferimento, riguardo al costo del debito, è stato a quell’angoscia della spesa per gli interessi sul debito che l’Italia, sulla scia dei rialzi dei tassi anti-inflazione della Bce, dovrà versare in misura decisamente più significativa che in passato, nei prossimi anni.

In particolare, al cospetto delle Commissioni bilancio di Camera e di Senato il Vice Capo Dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia, Andrea Brandolini, lo ha detto senza esitazioni:

“Anche per effetto della restrizione monetaria attuata dalla Bce, nell’attuale contesto il differenziale tra i tassi di interesse sul debito pubblico e la crescita del PIL nominale è meno favorevole che nel recente passato. Permangono inoltre i costi assai significativi per la finanza pubblica di misure decise negli 20 anni precedenti”.

Giorgetti su manovra Meloni: mira a garantire la sostenibilità del debito pubblico

Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha risposto tuttavia agli appunti di Bankitalia & Co. con l’impegno del governo italiano a muoversi per affrontare il nodo dei conti pubblici.

Il segnale preciso?

Il titolare del Tesoro ha spiegato che “il disavanzo pubblico è infatti previsto scendere al di sotto della soglia del 3 per cento entro il 2026, per rispettare non solo i vincoli europei, ma anche per realizzare il necessario consolidamento dello stock del debito”.

Giorgetti ha poi ribadito che la “strategia di politica di bilancio mira a garantire la sostenibilità del debito pubblico, attraverso miglioramenti significativi del saldo primario strutturale nei prossimi tre anni”.

Tanto che  “il rapporto debito/PIL si conferma su un profilo decrescente, fino a un livello del 139,6 per cento nel 2026”.

D’altronde, tra i “vincoli stringenti all’interno dei quali abbiamo costruito la manovra, il primo è rappresentato proprio dagli interessi sul debito pubblico“.

A tal proposito, Giorgetti ha reso noto che “la spesa per interessi passivi in rapporto al PIL è prevista raggiungere il 4,6 per cento nel 2026″.

L’outlook sulla spesa per interessi, ha spiegato il ministro, è stato stilato “in base alle aspettative di mercato di fine settembre, che vedono una progressiva salita dei rendimenti anche nei prossimi anni, sebbene con un ritmo inferiore a quello che ha avuto luogo a partire dalla fine del 2021″.

Giorgetti ha fatto notare al riguardo che “la spesa per interessi non è direttamente controllabile dal Governo ma, anzi, risente delle decisioni assunte dalle banche centrali (in questo caso della Bce guidata da Christine Lagarde) che, continuando a perseguire politiche fortemente restrittive, contribuiscono ad alimentare incertezza e determinare un incremento degli oneri a carico sia delle casse pubbliche sia dei cittadini”.

Mentre il countdown al verdetto imminente di Moody’s è scattato da parecchio, Giorgetti ha ricordato anche il fattore rating, puntualizzando che “gli oneri del debito sono condizionati anche dal merito di credito del nostro Paese, che a sua volta è legato alla capacità di crescita della nostra economia e all’adozione di politiche sostenibili e responsabili”.

Quel deficit-Pil sotto il 3% soltanto nel 2026

Giorgetti ha forse dimenticato, tuttavia, che tra i fattori che hanno fatto scattare sull’attenti gli investitori è stato proprio il fatto, indicato subito da Bloomberg a seguito della presentazione della Nadef (Nota di aggiornamento al Def) alla fine di settembre, che l’Italia abbia deciso con quel documento, considerato cornice entro cui impostare la legge di bilancio, di posticipare l’obiettivo per il deficit al 3% al 2026.

Tutto questo, “per mantenere le promesse elettorali”. Con il suo discorso, il titolare del Tesoro ha affermato infatti che il governo Meloni prevede un deficit-Pil inferiore alla soglia del 3% soltanto nel 2026. Un particolare che aveva subito scatenato ansie varie sui BTP e sulla sostenibilità del debito pubblico italiano tra gli operatori di mercato.

“Il fatto che ci saranno problemi a tenere sotto controllo il deficit, così come il debito, che rappresenta il 140% del Pil, è qualcosa che preoccupa, guardando al il futuro – scriveva Alessandra Migliaccio di Bloomberg – commentando la presentazione di quella Nadef che aveva portato lo spread BTP-Bund a infiammarsi subito, sulla scia di quelle stime sul deficit considerate ancora troppo alte soprattutto rispetto ai desiderata della Commissione europea.

“Questo perchè – aggiungeva Migliaccio – nel caso in cui dovesse accadere qualsiasi cosa che peggiorasse la situazione, e sappiamo che viviamo in un contesto molto incerto, considerando tutto quanto sta succedendo, allora sì che potrebbe esserci un problema”.

“Nella conferenza stampa successiva all’approvazione della Nadef il ministro dell’Economia (Giancarlo Giorgetti) ci ha detto che Bruxelles dovrà semplicemente comprendere che l’Italia non riuscirà a riportare il deficit sotto la soglia del 3% almeno fino al 2026″, quando in precedenza le attese erano per un rispetto delle regole entro l’anno 2025. Un dato di fatto che è stato rimarcato da Giorgetti proprio durante il suo intervento di ieri alle Commissioni di Bilancio di Camera e Senato. E qualcosa che porta più di un analista a chiedersi se davvero la manovra Meloni sia capace di fare in modo che il debito pubblico italiano possa essere a prova di shock.