Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Inflazione Usa darà ok a taglio tassi Fed? La frase di Powell che lascia sperare VS alert che mette ansia

Inflazione Usa darà ok a taglio tassi Fed? La frase di Powell che lascia sperare VS alert che mette ansia

Pubblicato 10 Luglio 2024 Aggiornato 11 Luglio 2024 13:22

Il presidente della Fed Jerome Powell, che vuole più dati prima di essere certo del trend discendente dell’inflazione Usa verso il target del 2% e dunque per iniziare a tagliare i tassi, sarà presto accontentato:

domani, giovedì 11 luglio, la Federal Reserve e i mercati avranno indicazioni cruciali sul trend dell’inflazione degli Stati Uniti, attraverso la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo, tra i parametri più importanti per valutare il trend delle pressioni inflazionistiche, relativo al mese di giugno.

Inflazione Usa attesa al varco: le stime del consensus

L’indice CPI Usa di giugno è atteso dal consensus degli analisti interpellati da Bloomberg in rialzo dello 0,1% su base mensile, rispetto al dato invariato di maggio, e in crescita del 3,1% su base annua, in rallentamento rispetto al +3,3% del mese precedente.

Su base mensile, il CPI core – ovvero l’indice CPI depurato dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni alimentari ed energetici – è atteso segnare un rialzo dello 0,2%, come a maggio, e salire del 3,4%, così come nel mese precedente.

Nella giornata di ieri, parlando del trend futuro dei tassi e dell’inflazione degli Stati Uniti Jerome H. Powell, presidente della Federal Reserve, si è così espresso, in occasione dell’audizione alla Commissione bancaria del Senato degli Stati Uniti.

“La Commissione – ha detto Powell, riferendosi al Fomc, braccio di politica monetaria della Fed – ha affermato di non ritenere appropriata una riduzione del range del target dei tassi sui fed funds fino a quando non avremo maggior fiducia nel fatto che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il target del 2%”.

Niente che i mercati non sapessero già, visto che la stessa frase mantra è stata ribadita in diverse occasioni dal timoniere della Fed.

La frase dovish di Powell che fa salire a nuovi record S&P 500 e Nasdaq

C’è stata tuttavia una frase ben precisa che ha consentito allo S&P 500 di incassare un nuovo record per la 36esima volta dall’inizio del 2024, e al Nasdaq di archiviare anch’esso un nuovo massimo storico, nella sessione di ieri, come ha fatto notare un articolo della CNBC:

Nel caso in cui allentassimo la politica troppo tardi o troppo poco, potremmo danneggiare l’attività economica” – ha riconosciuto Powell.

Vero è che questa frase è stata seguita dal solito attenti:

Se allentassimo la politica troppo o troppo presto, potremmo mettere a repentaglio i progressi compiuti dall’inflazione. Di conseguenza, stiamo bilanciando questi rischi in modo significativo, ed è davvero questa l’essenza di quello su cui stiamo riflettendo in questi giorni”.

A tal proposito un articolo del Wall Street Journal ha messo in evidenza che, “dopo essere salita fino al 9,1% nel 2022, l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo è attesa smorzarsi al 3,1% nel dato di giugno atteso per la giornata di giovedì. Fattore importante, i prezzi stanno salendo a un ritmo molto contenuto su base mensile, un segnale che indica che l’inflazione sta tornando sotto controllo”.

Powell non dà indicazioni sul timing del tagli dei tassi

Va precisato che il presidente della banca centrale Usa, che si è fatta battere dalla Bce di Lagarde nella tabella di marcia dei tagli dei tassi, non ha dato tuttavia nessuna indicazione sulla data presunta in cui la Fed potrebbe annunciare  (finalmente per molti) la sforbiciata del costo del denaro, dopo la raffica di rialzi alzati in modo incessante dal marzo del 2022 fino al luglio del 2023, periodo a partire dal quale i tassi sono stati lasciati fermi al range compreso tra il 5,25% e il 5,5%, al record degli ultimi 23 anni.

Non depone tuttavia a favore delle colombe il fatto che, in occasione del suo ultimo meeting, l’istituzione abbia presentato un dot plot da cui è risultata la prospettiva di un solo taglio dei tassi nel corso del 2024.

Quel dot plot ha fatto sorgere infatti tra gli esperti di mercato anche diversi dubbi sulla reale capacità della Bce di Lagarde di continuare a tagliare i tassi.

Più volte, infatti, sono state la Fed di Jerome Powell e le sue dichiarazioni sul trend futuro dei tassi a dettare legge sui mercati.

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Interpellato da un senatore, ieri il banchiere centrale ha detto chiaramente che non invierà “alcun segnale sul timing di una qualsiasi azione futura”.

I mercati tuttavia, inflazione permettendo, scommettono per ora su una riduzione dei tassi sui fed funds Usa che dovrebbe essere annunciata nel mese di settembre.

Non mancano però gli avvertimenti dal mondo degli economisti, che inducono i trader alla cautela.

L’alert dell’economista su deficit e tassi Usa: no a tagli Fed

L’agenzia Dow Jones Newswires ha pubblicato alcuni estratti dell’editoriale con cui l’economista e professore emerito di business dell’Università del Maryland Peter Morici ha caldamente invitato il Fomc della Fed a non tagliare i tassi sui fed funds, lanciando anche un alert sulla reale comprensione dei fondamentali economici Usa da parte della Banca centrale.

A suo avviso, infatti, i funzionari della Fed hanno perso il contatto con la realtà:

stando a quanto riportato dal sito Forexlive, Morici ha citato tra le ragioni del suo no alla probabile prospettiva dei tagli dei tassi il “deficit federale (Usa), che quest’anno salirà al 6,7% del Pil”, sulla scia di molti più stimoli fiscali, che renderanno necessari una politica monetaria più restrittiva per garantire che l’inflazione non torni a salire”.

“L’inflazione – ha aggiunto inoltre l’esperto – sebbene migliorata, rimane elevata in modo significativo”, a fronte di aspettative sull’inflazione che fanno fatica a essere ancorate al target del 2%”.

Quest’ultimo fattore confermerebbe come stia “diminuendo la fiducia nella capacità della Fed di riuscire a smorzare l’inflazione in modo adeguato o che sia la politica monetaria che fiscale siano preparate a fare quanto è necessario” per ridurla.

Non solo: il professore Morici ha avvertito che “le battaglie contro l’inflazione lanciate in passato hanno indicato che se la Fed abbassasse i tassi prima di centrare il suo target del 2%, l’inflazione tornerebbe ad accelerare il passo, e le aspettative sull’inflazione aumenterebbero in modo ulteriore”. Per Morici, le elevate aspettative sull’inflazione fanno sì che il tasso di interesse neutrale degli Stati Uniti – quello che non rallenterebbe l’economia e che allo stesso tempo non accelererebbe l’inflazione – sia a un livello addirittura compreso tra il 5% e il 6% .

Non è dunque ‘solo’ l’Fmi a mettere in guardia la Fed di Powell. E questo, in primis, sarà lo stesso Jerome Powell a saperlo.

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