Inflazione euro e tassi Bce: test in arrivo per Lagarde e mercati, dato Italia rafforza il sospetto
In attesa del grande market mover relativo all’inflazione dell’area euro, ovvero l’indice dei prezzi al consumo di settembre, oggi un attenti alla Bce di Christine Lagarde è arrivato dall’Italia, con la pubblicazione del CPI.
Il dato, relativo al mese di settembre, ha messo in evidenza addirittura un trend negativo del tasso di inflazione su base mensile, e un ritmo di crescita minimo, su base annua, dall’inizio del 2024.
“Secondo le stime preliminari, nel mese di settembre 2024 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, diminuisce dello 0,2% su base mensile e aumenta dello 0,7% su base annua, dal +1,1% del mese precedente”, ha reso noto l’Istat, che ha motivato il dietrofront delle pressioni inflazionistiche soprattutto con la componente dei prezzi dei beni energetici, che ha fatto da zavorra.
Dopo i dati relativi all‘inflazione di Spagna e Francia, anche i numeri dell’Italia hanno messo così in evidenza la verità incontrovertibile dell’indebolimento dell’inflazione nell’area euro.
Ma la vera prova del nove arriverà soltanto domani, con la pubblicazione del CPI relativo all’intera Eurozona.
Preview inflazione euro. Triplicate scommesse dovish su Bce
Dal canto loro, già dalla fine della scorsa settimana i mercati hanno iniziato a scommettere su un ennesimo taglio dei tassi da parte della banca centrale europea, non solo in occasione della riunione di dicembre, ma anche in quella, quasi alle porte, del prossimo 17 ottobre.
Troppi sono stati gli indicatori macro che, nelle ultime sessioni, hanno presentato un quadro più desolato di quanto previsto dagli analisti, accompagnato tra l’altro da un processo disinflazionistico più forte delle attese, come Spagna e Francia. Così è stato anche per l’Eurozona nel suo complesso?
LEGGI ANCHE
Tassi Bce: sui tagli ora anche l’inflazione mette fretta a Lagarde? Mercati rilanciano il messaggio
Rispondendo a questa domanda, il dato di domani potrebbe convincere Lagarde ad allentare ulteriormente la politica monetaria della Bce, tuttora restrittiva dopo i due tagli dei tassi del 6 giugno scorso e, successivamente, dopo la pausa di luglio, del 12 settembre.
Il consensus degli analisti interpellati da Bloomberg è di un indice dei prezzi al consumo headline in rialzo, nel mese di settembre, dell’1,8%, rispetto al +2,2% di agosto, dunque in sensibile rallentamento.
Su base mensile, gli esperti prevedono per il CPI headline un trend invariato, rispetto al +0,1% di agosto.
Per il CPI core, ovvero per l’indice dei prezzi al consumo depurato dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni energetici e dei beni alimentari, l’outlook è di un incremento del 2,7%, più debole rispetto al +2,8% precedente.
Questi numeri dovrebbero essere sufficienti a tranquillizzare la presidente della Bce e gli esponenti hawkish del Consiglio direttivo dell’istituzione che, stando alle indiscrezioni riportate negli ultimi giorni, fanno fronte alle pressioni crescenti che arrivano dal fronte delle colombe, sempre più compatto nel chiedere a Lagarde di darsi una mossa.
Finora, la Bce ha tagliato i tassi appena due volte, e in entrambi i casi di appena 25 punti base, nonostante i segnali evidenti di erosione dell’economia dell’area euro. Sarebbe dunque ora, secondo le voci di Francoforte più dovish, che Lagarde procedesse a questo punto in modo più deciso, anche sulla scia della prova di coraggio data dalla Fed di Jerome Powell che, nell’iniziare ad allentare la restrizione monetaria, ha tagliato subito i tassi sui fed funds di 50 punti base, mostrandosi pronta a fare anche di più, come è emerso dal suo nuovo dot plot.
I mercati hanno già rivisto le loro scommesse, decidendo di puntare senza grandi esitazioni su una nuova sforbiciata dei tassi da parte della Bce nella prossima riunione del 17 ottobre.
Basti pensare che, come ha fatto notare Reuters, la probabilità prezzata dagli investitori su un nuovo taglio in arrivo dall’Eurotower si è addirittura triplicata venerdì scorso, balzando al 75%, rispetto al 25% appena della settimana precedente.
Anche gli economisti e gli strategist si sono messi a tavolino per rivedere i loro outlook sulle prossime mosse della Bce: tra questi, gli economisti di HSBC, che ritengono ora che Lagarde taglierà i tassi di 25 punti base in ogni riunione a partire da ottobre, fino all’aprile del 2025.
Inflazione Italia: trend negativo su base mensile a settembre
Tornando al trend dell’inflazione in Italia, l’Istituto Nazionale di Statistica Istat ha precisato oggi, nel pubblicare il CPI, che “la decelerazione del tasso d’inflazione si deve principalmente ai prezzi dei beni energetici, sia regolamentati (da +14,3% a +10,0%) sia non regolamentati (da -8,6% a -11,0%) e, in misura minore, al rallentamento dei prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,5% a +4,0%) e di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,9% a +2,5%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (da -0,5% a +0,3%) e lavorati (da +1,5% a +1,8%)”.
L’inflazione di fondo, ha annunciato ancora l’Istat, ovvero l’inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi, si è indebolita anch’essa, salendo al ritmo dell’1,8% rispetto al +1,9% di agosto, mentre quella al netto dei soli beni energetici ha riportato una crescita pari a +1,7%, rispetto a quella precedente, pari a +1,8%.
In generale, la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni ha registrato una flessione leggermente più ampia (da -0,5% a -0,8%) , ma una decelerazione ha interessato anche la dinamica dei prezzi dei servizi (da +3,2% a +2,8%).
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona sono tornati tuttavia ad accelerare il passo su base tendenziale (da +0,6% a +1,1%), mentre il ritmo di crescita su base annua di quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto si è attenuato (da +1,1% a +0,6%).
La diminuzione congiunturale dell’indice generale, ha precisato ancora l’Istat, è stata provocata principalmente ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-2,1%), dei beni energetici regolamentati (-1,5%) e dei beni energetici non regolamentati (-1,1%); tutti effetti che sono stati solo in parte compensati dall’aumento dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (+1,4%) e dei beni durevoli e semidurevoli (+0,3% entrambi).
Dal trend del dato, è emerso che l’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +1,0% per l’indice generale e a +2,1% per la componente di fondo.
Ma per UNC effetto ottico e miraggio. Il carrello della spesa
Inflazione dunque in decisa ritirata in Italia, anche se i commenti sulla persistenza delle pressioni inflazionistiche, in realtà, non sono mancati: l’UNC, Unione nazionale dei consumatori, non ha avuto remore a parlare per esempio di “effetto ottico”.
Così Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, ha commentato il trend del dato:
“Un effetto ottico! Il calo dell’inflazione è solo un’illusione, un miraggio dovuto solo al fatto che le vacanze degli italiani sono finite e, quindi, sono terminate le speculazioni sulle loro ferie che avevano portato a rincari astronomici anche a due cifre, dal trasporto marittimo che in agosto era balzato in un solo mese del 33,8% su luglio 2024 ai pacchetti vacanza nazionali, aumentati rispetto all’estate del 2023 del 37,4%. Non per niente la divisione trasporti cala del 2,2% su agosto 2024 e del 2,3% su settembre 2023, mentre ricreazione, spettacoli e cultura scende dell’1% sul mese precedente. Peccato che il vantaggio per le tasche degli italiani sia nullo, visto che in pochissimi sono ancora in viaggio e in villeggiatura”.
Ancora Dona:
“Preoccupante, invece, il rincaro dei prodotti alimentari e bevande analcoliche, che, dopo aver interrotto a luglio e agosto una discesa che durava da dicembre 2023, attestandosi a +0,9%, ora balzano a +1,4%, +0,4% in un solo mese, con effetti deleteri anche sul carrello della spesa che balza da +0,6% di agosto a +1,1%. Una spesa, questa si, sostenuta dalle famiglie, essendo obbligata”.
Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori ha concluso la nota presentando qualche calcolo:
“Per quanto riguarda l’indice nazionale, se l’inflazione tendenziale pari a +0,7% significa, per una coppia con due figli, un aumento del costo della vita complessivamente pari a 123 euro su base annua, 113 euro in più se ne vanno solo per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche e 129 per il carrello della spesa. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 122 euro, ma 102 euro sono per cibo e bevande, 119 per i beni alimentari, per la cura della casa e della persona. Per una famiglia media sono 85 euro in totale, ma 81 in più sono necessari per mangiare e bere, 94 per il carrello. Il primato alle famiglie numerose con più di 3 figli con 134 euro in più soltanto per nutrirsi e dissetarsi”.
Sta di fatto che i numeri ufficiali relativi all’Italia, alla Spagna e alla Francia, indicano un processo disinflazionistico che, secondo gli esperti più dovish, la presidente della Bce Christine Lagarde non può più ignorare.
XTB su inflazione: Bce ha tenuto tassi alti per troppo tempo?
Non lo ignora sicuramente David Pascucci, analista di XTB che, nel ricordare quanto emerso la scorsa settimana con i dati sull’inflazione di Francia e Spagna, ha scritto nella sua nota odierna che “questa situazione non può durare a lungo, o meglio, questi cali dell’inflazione potrebbero essere lo specchio di tassi tenuti alti per troppo tempo in un clima dove l’inflazione non era sostenuta dalla domanda bensí da uno shock dell’offerta”.
A questo punto, secondo Pascucci, “un peggioramento dell’inflazione, ossia una sua discesa al di sotto del 2% sostenuta per lungo tempo, potrebbe essere indicatore del fatto che l’economia europea sta rallentando e un possibile aumento della disoccupazione, al momento sui minimi in Europa e priva di segni di cedimento, potrebbe far sorgere il dubbio circa il pericolo di vedere una deflazione nel corso del prossimo anno, il tutto contro le rosee stime della Bce”.