Notizie Notizie Mondo Eurobond: la Germania di Scholz apre o no? Vacilla il nein assoluto dell’era Merkel

Eurobond: la Germania di Scholz apre o no? Vacilla il nein assoluto dell’era Merkel

11 Ottobre 2022 13:15

Eurobond alias debito comune europeo, emissione di bond per contrastare la crisi energetica provocata dalla guerra tra la Russia e l’Ucraina: la Germania di Olaf Scholz finalmente apre all’opzione? Il sì di Berlino, riportato ieri inizialmente dall’agenzia di stampa Bloomberg, è stato smentito dagli ultimi rumors segnalati da Reuters. Alla speranza di una svolta storica della Germania si accompagna così la paura che, come al solito, i falchi tedeschi avranno la meglio dicendo NO agli eurobond.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, la Germania avrebbe aperto all’opzione dell’emissione di debito comune Ue, per finanziare le misure di aiuto rivolte alle famiglie e alle imprese europee, alle prese con l’inflazione divora-risparmi: inflazione fomentata a sua volta dal boom dei prezzi energetici, in poche parole dal #carobollette #caroenergia. Immediata la reazione dei Bund tedeschi, che sono stati immediatamente tartassati dalle vendite, scontando il rischio di un peggioramento del merito creditizio della Germania.

Il risultato è che i tassi decennali dei Bund tedeschi sono volati al 2,34%, valore più alto dal 2011. Tuttavia, una fonte interpellata da Reuters ha smentito i rumor di Bloomberg, rendendo noto che “la Germania non è favorevole all’emissione di debito comune europeo per fronteggiare la crisi energetica”. I BTP tuttavia ci sperano, come ci sperano i titoli di stato di altri paesi cosiddetti della periferia dell’Eurozona.

Ieri le indiscrezioni di Bloomberg hanno sostenuto i BTP, con i tassi decennali scesi al 4,67%. Lo spread BTP-Bund si è ridotto fino a 233 punti base.

“I bond dei paesi periferici (Italia inclusa, dunque i BTP) sarebbero quelli che trarrebbero maggior beneficio dall’emissione di debito comune europeo, in quanto misure del genere si tradurrebbero in una minore offerta sul mercato (dunque minore offerta di BTP) e dunque in rendimenti inferiori, grazie agli sforzi comuni dell’Ue”, ha commentato a Bloomberg Antoine Bouvet, strategist senior della divisione dei tassi di ING.

Così commentano oggi da Mps Capital Services:

Ieri è stata una giornata all’insegna di una forte volatilità sul mercato dei bond governativi con il movimento che si è accentuato nel pomeriggio dopo la notizia (poi smentita in serata) del supporto della Germania ad un piano comune per la crisi energetica. Al forte rialzo dei rendimenti governativi tedeschi, col decennale Bund tornato sui massimi dell’anno in area 2,35%, ha fatto eco un calo dei rendimenti BTP, anche se la smentita della notizia sta portando questa mattina ad un parziale rientro del movimento. Lo spread, che era crollato ieri di circa 30pb fino a 225pb, infatti, questa mattina sta tornando oltre 240″.

Germania apre a eurobond? Pomo discordia in crisi debiti sovrani

Di eurobond si è parlato molto durante la crisi dei debiti sovrani dell’area euro degli anni 2011-2012, quando paesi come l’Italia e la Francia sostennero apertamente l’idea di emettere debito comune, e la Germania si oppose fermamente all’idea, sottolineando come fosse cruciale che ogni stato membro dell’Unione europea fosse individualmente responsabile delle condizioni dei conti pubblici del proprio stato di riferimento.

La Bundesbank, banca centrale della Germania, riassunse la posizione della Germania con le seguenti parole: “Non si dà la propria carta di credito a qualcuno che non sa porre un freno alle proprie spese”.

La condivisione del debito si confermava tabù in generale per i “Frugal Four”, ovvero per le economie dei paesi del Nord:

Germania, Olanda, Austria e Finlandia. Perché, dicevano – e dicono tuttora – pagare per gli errori dei governi spendi e spandi e per gli elevati debiti pubblici degli altri paesi? Perché mettere a rischio il rating del proprio debito?

Storia eurobond: progressi solo con il Covid con i bond Sure

Gennaio 2011: L’Europa non fa la carità alla Grecia: Papandreu rilancia l’idea degli Eurobond:

  • Il premier della Grecia Georges Papandreu si pronuncia a favore dell’emissione di E-bond in quanto “possono essere uno strumento finanziario utile per realizzare grandi progetti europei e per ridurre le tensioni nel mercato del debito sovrano”.

Settembre 2011: Barroso apre agli Eurobond. Commissione Ue presenterà presto alcune proposte:

  • Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, dichiara che Bruxelles presenterà presto delle opzioni per l’introduzione delle obbligazioni dell’area euro.

Maggio 2012: L’escalation della crisi: Obama chiama Monti, Hollande in pressing sulla Merkel per gli Eurobond.

  • Il presidente francese Francois Hollande sottolinea la necessità degli Eurobond, punto finora osteggiato dalla Merkel e sul quale non è stato trovato un punto di contatto definitivo.

Giugno 2012: La Ue lancia i fondi nazionali per salvataggi bancari, per Germania meglio degli eurobond

Giugno 2012: Eurobond sì o eurobond no? La Germania (con Schaeuble) prima apre ma poi frena

  • Il tema della mutualizzazione del debito europeo manda in tilt il super ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, che in un’intervista al Wall Street Journal, aveva mostrato un’apertura della Germania ad alcune forme di mutualizzazione del debito solo a seguito del lancio di una politica fiscale comune irreversibile e coordinata. In sostanza Schaeuble aveva caldeggiato un severo controllo europeo sui bilanci nazionali, attraverso la creazione di uno ‘zar’ dei conti pubblici. A stretto giro arriva la smentita da Berlino da parte del portavoce di Schaeuble.

Dicembre 2012: Eurobond della discordia: Juncker contro Merkel, per NYT manca leadership in Ue:

  • Interpellata sulla proposta degli Eurobond durante una conferenza stampa congiunta con il primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt, l’allora cancelliera tedesca Angela Merkel ribadisce la posizione della Germania sugli eurobond, sottolineando che strumenti del genere darebbero gli incentivi sbagliati agli stati membri. Adesso, rimarca Merkel, serve la disciplina dei mercati obbligazionari per gestire politiche di bilancio responsabili. Duro l’attacco del quotidiano americano New York Times che, in un editoriale intitolato “Il deficit di leadership dell’Europa”, denuncia l’eccessivo attendismo di alcuni politici europei, che “ancora non affrontano, o forse nemmeno riconoscono” la gravità e l’urgenza della crisi finanziaria europea.

Giugno 2017: Piano Ue rilancia eurobond contro abbraccio mortale banche-debiti. No di Schaeuble.

  • Il quotidiano britannico Financial Times commenta: “I beneficiari sarebbero i paesi dell’Eurozona caratterizzati dai più elevati livelli dei debiti, come l’Italia, il cui rapporto debito pubblico-Pil si aggira attorno al 132%, quasi il doppio rispetto a quello della Germania”. La Commissione europea ammette che “la questione della mutualizzazione del debito è fortemente dibattuta” e, anche, che l’idea “solleva diversi interrogativi complessi di natura legale, politica, istituzionale”.

Aprile 2020: Italia insiste su eurobond, Bce salva BTP e apre a idea anti COVID. Ultima chiamata all’Eurogruppo

  • L’Europa e il mondo intero sono azzannati dalla crisi scatenata dalla pandemia Covid-19. In Europa il pomo della discordia è il modo in cui i diversi paesi vogliono forgiare il cosiddetto piano Marshall o potenza di fuoco anti-Covid. L’Italia appoggia la soluzione dei coronabond o covid bond. In sintesi, degli eurobond: obbligazioni europee che vengano emesse da un organismo comunitario e che permettano di finanziare le iniziative che i paesi europei devono/dovranno intraprendere per risollevarsi dalla catastrofe economica provocata dagli effetti del coronavirus, lockdown in primis. In una lettera pubblicata su alcuni quotidiani europei, i ministri tedeschi Heiko Maas (Affari esteri) e Olaf Scholz (Finanze), spezzano una lancia a favore degli aiuti, sotto forma di prestiti generosi, che i paesi in difficoltà dovrebbero ricevere. Ma non parlano di coronabond o, più genericamente, di eurobond. Di nuovo, la risposta è MES, anche se senza l’apposizione di condizioni particolari e di vincoli vari. Tra l’altro, l’FT ricorda la famosa frase proferita dalla cancelliera tedesca Angela Merkel nel 2012, nel bel mezzo della crisi dei debiti sovrani che rischiò di certificare la fine dell’euro. Niente eurobond, “fino a quando vivrò”, disse. Paolo Gentiloni, commissario Ue per l’Economia e Thierry Breton, commissario per il Mercato interno e i servizi, in un intervento su Il Corriere della Sera, auspicano la creazione di un “fondo europeo per la rinascita”, confermando il sostegno alla soluzione degli eurobond. I due presentano l’idea di “un Fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine” a cui destinare risorse di bilancio e dotato di “una governance che consenta di evitare qualsiasi moral hazard”.

Aprile 2020. Eurogruppo non supera tabù eurobond, l’Olanda di Hoekstra anche contro MES light. Ma Berlino apre ai Recovery bond.

  • Primi passi verso la nascita del Recovery Fund, Next Generation EU. Ma niente eurobond. L’Olanda è e resta contraria agli eurobond perché, a suo avviso, “aumentano i rischi per l’Europa anziché ridurli”. E questo, “oltre a non essere saggio, non è ragionevole. L’Olanda dovrebbe garantire i debiti contratti da altri. La maggior parte dei paesi dell’area euro sostiene questa linea”, scrive su Twitter il ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra.

Aprile 2020: Eurobond a tutti i costi, Macron tuona: solidarietà o Unione a rischio, non ripetiamo errore colossale di 100 anni fa.

  • Il presidente francese Emmanuel Macron paventa il rischio che i populisti vincano “oggi, domani, dopodomani, in Italia, in Spagna, forse in Francia e altrove” e fa anche un richiamo alla storia e all’errore commesso 100 anni prima dalla Francia, dopo la fine della Prima Guerra mondiale, quando impose alla Germania le riparazioni di guerra. “Errore colossale, fatale, che provocò la reazione populista tedesca e l’odio nel resto d’Europa e 15 anni”. Macron sottolinea come quell’errore fu compreso, tanto che alla fine della Seconda Guerra Mondiale si agì diversamente e ci fu il piano Marshall.

Fine ottobre 2020. Il dibattito sulla mutualizzazione del debito è tutt’altro che morto. La svolta storica, alla fine, arriva. Non si tratta di eurobond, ma di bond SURE, praticamente di prove generali di debito condiviso , quelli di cui si sta tornando a parlare di nuovo nelle ultime ore.

Il Team Investimenti di Fineco Asset Management scrive in una nota che l’emergenza Covid-19 ha avvicinato il traguardo degli Eurobond, grazie anche ai bond SURE della Commissione UE:

Il programma obbligazionario legato a SURE (Support to Mitigate Unemployment Risks in an Emergency) introdotto dall’Unione Europa per supportare piani a favore dell’occupazione in tutti i Paesi Membri. Inaugurando la fase di raccolta di capitali a favore del programma, la Commissione ha collocato due bond che hanno le caratteristiche di veri e propri Eurobond: quadro economico condiviso a livello europeo, choc esogeno comune – vale a dire la pandemia. Questi fattori, si legge nel report, hanno accelerato significativamente l’avvento degli Eurobond.

L’appello di Gentiloni per eurobond. Citati esempio Bond Sure

La crisi energetica esplosa in particolare in Europa con la guerra in Ucraina ripropone l’urgenza degli eurobond.

Ma qualche giorno fa, non passa al vertice dell’Ecofin proprio la linea Gentiloni, che auspica l’utilizzo di uno strumento sul modello del programma Sure per contrastare la crisi energetica.

L’idea – proposta dai commissari Ue Paolo Gentiloni e Thierry Breton pubblicata in Italia il 3 ottobre scorso dal Corriere della Sera – è la seguente:

Per superare le falle causate dai diversi margini di manovra dei bilanci nazionali, dobbiamo pensare a strumenti mutualizzati a livello europeo. Solo una risposta di bilancio europea ci permetterà, sostenendo l’azione della BCE, di rispondere efficacemente a questa crisi e di calmare la volatilità dei mercati finanziari. Come siamo stati in grado di fare durante la crisi di Covid, spetta a noi stabilire — collettivamente e in modo pragmatico — meccanismi di sostegno equi che mantengano l’integrità e l’unità del mercato interno, proteggano tutte le imprese e i cittadini europei e ci permettano di andare avanti insieme in questa grande crisi. Ispirarsi al meccanismo «SURE» per aiutare gli europei e gli ecosistemi industriali nell’attuale crisi potrebbe essere una delle soluzioni a breve termine che apre la strada a un primo passo verso la fornitura di «beni pubblici europei» nei settori dell’energia e della sicurezza, che è l’unico modo per dare una risposta sistemica alla crisi”, si legge nella lettera firmata da Gentiloni-Breton.

Ma se alla riunione dell’Ecofin arriva l’ok per adottare il piano elaborato dal Consiglio europeo sul RePowerEU – che consente che i fondi destinati al PNRR possano essere utilizzati per finanziare gli investimenti e le riforme necessarie per centrare i target del piano energetico europeo – la linea Gentiloni, per l’appunto, non passa.

Ora, la Germania però apre all’opzione eurobond. O forse no.

Vale la pena ricordare che, alla fine di marzo del 2021, il presidente del Consiglio Mario Draghi, Mr. WhateverItTakes per l’Italia come è stato spesso battezzato durante il suo mandato agli sgoccioli, ripropose proprio lo strumento degli eurobond: una parola che fa saltare sulla sedia soprattutto i falchi tedeschi, un tabù che l’Eurozona non è riuscita ancora a infrangere, e che Mario Draghi, l’uomo che ha salvato l’euro quando era ex presidente della Bce, ha riproposto durante una videoconferenza dei membri del Consiglio europeo.

Nel corso della discussione all’Eurosummit sul ruolo internazionale dell’euro del marzo del 2021, Draghi rimarcò l’importanza di creare un titolo comune europeo.

“Lo so che la strada è lunga, ma dobbiamo cominciare a incamminarci. È un obiettivo di lungo periodo, ma è importante avere un impegno politico”. E, ancora, “dobbiamo disegnare una cornice per la politica fiscale che sia in grado di portarci fuori dalla crisi”, disse.

Ma finora, la parola eurobond riassume, più che un collante per l’Europa intera, una storia di nein continui dall’Asse del Nord.