Notizie Notizie Italia Italia insiste su eurobond, Bce salva BTP e apre a idea anti COVID. Ultima chiamata all’Eurogruppo

Italia insiste su eurobond, Bce salva BTP e apre a idea anti COVID. Ultima chiamata all’Eurogruppo

7 Aprile 2020 13:19

Se il piano Marshall anti-COVID che l’Eurogruppo si appresta – così sembra – a lanciare includerà gli eurobond auspicati dall’asse Italia-Francia-Spagna, che si chiamino coronabond o meno, è ancora tutto da vedere.

E’ una delle poche certezze di questa giornata campale: campale per l’Italia e per il futuro dell’Europa, con i ministri delle finanze dei paesi dell’area euro che si riuniranno -in modo virtuale, attraverso una videoconferenza – per sfoderare una risposta comune alla crisi innescata dal coronavirus.

TOPSHOT – Residents wait to be given access to shop in a supermarket in small groups of forty people on February 23, 2020 in the small Italian town of Casalpusterlengo, under the shadow of a new coronavirus outbreak, as Italy took drastic containment steps as worldwide fears over the epidemic spiralled. (Photo by Miguel MEDINA / AFP) (Photo by MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)

Il tweet di Paolo Gentiloni, ex premier e ora commissario Ue agli Affari economici, prima della riunione in videoconferenza, è inequivocabile:

“Di fronte alla crisi più grave dopo la guerra, per i Paesi europei è il momento di fare un altro passo avanti nella risposta comune. Responsabilità e ambizione”.

Il timore, tuttavia, soprattutto dei paesi del Sud Europa,  è che la montagna partorirà il classico topolino.

Nell’articolo “Coronavirus: Is Europe losing Italy?, il Financial Times mette in evidenza la cautela dello stesso europarlamentare ed europeista Carlo Calenda, citando le sue dichiarazioni:

“Dovete capire che il mio partito (Azione) è uno dei partiti più pro-europeisti in Italia. E ora ci sono esponenti che mi scrivono dicendo: “Perchè vogliamo rimanere nell’Unione europea? E’ inutile“.

E la diaspora dal mito dell’Europa sembra colpire sempre più italiani. “L’Italia – ha detto ancora Calenda – è alle prese con una enorme trasformazione. Ci sono migliaia di europeisti che si stanno muovendo verso questa direzione” di disillusione nei confronti del sogno europeo.

A confermarlo, sottolinea il quotidiano britannico, sono gli stessi numeri: dall’ultimo sondaggio condotto lo scorso mese da Tecnè, è emerso che il 67% degli interpellati ha risposto di ritenere che l’appartenza dell’Italia all’Unione europea sia uno svantaggio per l’Italia, in deciso rialzo rispetto al 47% del novembre del 2018. E la situazione è tale che Lorenzo Pregliasco, sondaggista presso YouTrend, commenta:

Se sono gli stessi attivisti e politici dei partiti europeisti a non essere più sicuri di sapere come si sentono, immaginate quello che pensano gli elettori”.

Eurobond pomo della discordia dell’Europa

Pomo della discordia è il modo in cui i diversi paesi europei vogliono forgiare il cosiddetto piano Marshall o potenza di fuoco anti-Covid.

L’Italia, si sa, appoggia la soluzione dei coronabond o covid bond. In sintesi, degli eurobond: obbligazioni europee che vengano emesse da un organismo comunitario e che permettano di finanziare le iniziative che i paesi europei devono/dovranno intraprendere per risollevarsi dalla catastrofe economica provocata dagli effetti del coronavirus, lockdown in primis.

Basti pensare all’alert lanciato nelle ultime ore dal Censis/Confcooperative e dall’Istat, istituzioni che, non per niente, sono ricorse alla parola shock per descrivere il futuro dei fondamentali economici italiani.

Nel descrivere come si potrebbe intervenire per salvare l’Italia dal disastro Maurizio Gardini, numero uno di Confcooperative, lo ha chiesto chiaramente:

“Da questo shock epocale usciremo vincitori solo con un’Europa unita e solidale. È indispensabile l’emissione di bond europei che non pesino sul debito dei singoli paesi e siano finalizzati a supportare le economie degli stati membri”. E “non è un discorso di ‘falchi’ contro ‘colombe’ – ha fatto notare Gardini – Gli effetti del Covid19 sono insostenibili per i singoli paesi. Anche per quelli che lucrano grazie a imprese che spostano ad Amsterdam la propria sede legale per un fisco di favore”.

Lo stesso auspicio era stato lanciato giorni fa dal centro studi di Confindustria, che ha paventato per l’Italia un crollo del Pil del 6%, scrivendo negli Scenari economici che le istituzioni europee “sono all’ultima chiamata per dimostrare di essere all’altezza della situazione”.

Dopo i primi interventi, infatti, è “cruciale un passo in più”, ovvero “l’introduzione di titoli di debito europei, fin troppo rimandata”. La sospensione del Patto di stabilità? “Emergenziale, indispensabile ma insufficiente”. Insomma, gli eurobond servono, così come ha ripetuto ieri il premier Giuseppe Conte, nel presentare la potenza di fuoco da 400 miliardi:

“Mes no, eurobond sicuramente sì. Il Mes è uno strumento assolutamente inadeguato, gli eurobond sono la soluzione, una risposta seria, efficace e adeguata”.

Germania spinge ancora su Mes, no eurobond

Eppure, stando ad alcune indiscrezioni riportate dal Sole 24 Ore, in vista della riunione di oggi dell’Eurogruppo, la Germania avrebbe ancora spinto sul Mes, ergo sul Fondo salva-stati.

In una lettera pubblicata su alcuni quotidiani europei, in particolare, i ministri tedeschi Heiko Maas (Affari esteri) e Olaf Scholz (Finanze), hanno sì spezzato una lancia a favore degli aiuti, sotto forma di prestiti generosi, che i paesi in difficoltà dovrebbero ricevere. Ma non hanno parlato di coronabond o, più genericamente, di eurobond. Di nuovo, la risposta è stata MES, anche se senza l’apposizione di condizioni particolari e di vincoli vari.

Tra l’altro, l’FT ricorda la famosa frase proferita dalla cancelliera tedesca Angela Merkel nel 2012, nel bel mezzo della crisi dei debiti sovrani che rischiò di certificare la fine dell’euro. Niente eurobond, “fino a quando vivrò”, disse.

La questione degli eurobond è stata affrontata nelle ultime ore anche da Paolo Gentiloni, commissario Ue per l’Economia e da Thierry Breton, commissario per il Mercato interno e i servizi che, in un intervento su Il Corriere della Sera, hanno auspicato la creazione di un “fondo europeo per la rinascita”, confermando il sostegno alla soluzione degli eurobond.

I due hanno presentato l’idea di “un Fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine” a cui destinare risorse di bilancio e dotato di “una governance che consenta di evitare qualsiasi moral hazard”.

C’è però un tedesco che non ha escluso a priori il lancio dei coronabond, e non un tedesco qualsiasi, visto che si tratta di Isabel Schnabel, esponente del comitato esecutivo della Bce.

In un’intervista al giornale greco To Vima, Schnabel ha detto infatti che “l’emissione una tantum dei coronabond potrebbe essere una possibilità” per far fronte all’emergenza coronavirus, aggiungendo che “è chiara la necessità di fornire un aiuto a livello europeo ai Paesi maggiormente colpiti dalla crisi”. Una precisazione non è però mancata. “Ci sono altri strumenti che potrebbero essere utilizzati“.

E tuttavia, guardando ai mercati, è stato proprio l’assist – seppur condizionato a quella frase ‘una tantum’ – della Bce alla prospettiva dei Covid bond a risollevare le quotazioni della carta italiana, dei BTP in particolare, come certificano gli stessi acquisti effettuati dalla banca centrale.

Francoforte ha reso noto, infatti, di aver acquistato la scorsa settimana titoli per un ammontare di 34 miliardi di euro, di cui 30 miliardi attraverso il nuovo piano PEPP (contabilizzati 5 giorni), comunicando contestualmente che, in tutto il mese di marzo, gli acquisti effettuati attraverso i programmi APP e PEPP sono ammontati a 66,5 miliardi (di cui 15,4 miliardi nell’ambito del QE pandemico o di emergenza, il PEPP per l’appunto).

Dai dati emersi riguardo all’utilizzo dell’APP (programma di acquisto di asset), gli acquisti dei titoli di stato governativi a marzo sono stati di 37,3 miliardi (dai 14,3 di febbraio): di questi, ben 11,9 miliardi di euro di acquisti hanno interessato i BTP italiani, rispetto ai soli 2,05 miliardi di euro di Bund tedeschi acquistati.

Insomma, la Bce si sarebbe attivata a sostegno dell’Italia, eurobond o non eurobond.

Non per niente lo spread BTP-Bund a 10 anni è decisamente sotto controllo, e ha aperto oggi in ribasso a 189 punti contro i 191 della chiusura ieri, a fronte di tassi sui BTP decennali all’1,49%.

Il lancio dei coronabond ha il sostegno di nove paesi membri dell’area euro, guidati da Italia, Spagna e Francia che, nel mese di marzo, hanno firmato una lettera chiedendo espressamente l’emissione congiunta di strumenti di debito che vengano garantiti da tutti i paesi dell’area, Germania inclusa.

L’appello è stato però snobbato da tutti, presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen inclusa. La risposta, bene o male, è stata sempre la stessa: MES.