Buffett: spiegato rebus tesoretto-cash da $88 MLD
Ma perchè la holding di Warren Buffett, Berkshire Hathaway, continua ad accumulare cash? A rispondere è il braccio destro dello stesso Buffett, Charlie Munger.
In teoria, sui mercati, le occasioni non mancano. Lo S&P 500 è sceso del 19% nel 2022 e tante azioni avrebbero toccato il fondo – almeno è questa una parte della narrativa -.
da fare. La conglomerata dell’oracolo di Omaha continua a non voler mettere a frutto quel tesoretto cash su cui siede.
Tesoretto decisamente corposo, che ammonta alla cifra astronomica di 88 miliardi di dollari.
Evidentemente, a dispetto del tonfo del 2022, le azioni non sembrano ancora a buon mercato, così come fa notare Munger che, in un’intervista rilasciata alla fine dello scorso anno aveva anche ammesso:
“In tutta la mia vita non ho mai accumulato liquidità in attesa di condizioni migliori. Ho semplicemente investito nelle cose migliori che ho trovato”.
Non ci sono dunque ghiotte opportunità sul mercato? Perchè questa continua riluttanza a lanciarsi nel mondo M&A, ovvero delle fusioni e acquisizioni?
Charlie Munger ha affermato che Berkshire non sta comprando nulla “perché non c’è nulla che possiamo comprare”.
È una dichiarazione che sorprende anche in presenza di una flessione del mercato azionario che ha provocato una tale tonfo delle azioni, facendole scivolare a valori stracciati.
Perché Berkshire non usa quel tesoretto per operazioni M&A?
Va detto che Berkshire Hathaway – e tutti gli altri grandi nomi della finanza – sono in qualche modo limitati in ciò che possono fare.
Per legge, ricorda l’articolo che si sofferma sul cash monstre di Berkshire Hathaway – le principali istituzioni finanziarie e gli investitori miliardari non possono acquistare più del 5% di una società senza presentare alla Securities and Exchange Commission un dossier ad hoc con tutti i grattacapi che ne conseguono.
Questo esclude essenzialmente Buffett dal mondo degli investimenti in microcap, a meno che Berkshire Hathaway non decida di affrontare questi ostacoli normativi.
E anche se la società decidesse di farlo e scoprisse un’opportunità da urlo, il guadagno sarebbe appena percettibile per la holding.
Se una partecipazione di 2 milioni di dollari si trasformasse in 20 milioni di dollari, viene fatto notare, l’ago della bilancia non si sposterebbe più di tanto per una società che raccoglie centinaia di milioni di dollari di dividendi ogni anno solo dalla sua partecipazione in Coca-Cola.
LEGGI ANCHE
Berkshire è il principale azionista di otto dei principali colossi della Corporate Usa –American Express, Bank of America, Chevron, Coca-Cola per l’appunto, HP , Moody’s, Occidental Petroleum e Paramount Global.
E per Charlie Munger e Warren Buffett, evidentemente, la prudenza non è mai troppa.
Tanto che, nella sua lettera annuale agli azionisti, l’oracolo di Omaha ha detto che, “Berkshire accumulerà sempre in futuro una quantità di cash e di US Treasury bill, insieme ad un ampio portafoglio di attività. Eviteremo inoltre scelte che possano rischiare di portarci ad avere necessità di reperire cash in fasi complicate, come in momenti di panico finanziario e perdite senza precedenti nel mercato assicurativo”.