Bce, tassi, inflazione. L’attenti di Lagarde e Nagel
La numero uno della Bce Christine Lagarde rimette in riga tutti: se negli Stati Uniti gli ultimi dati sull’inflazione dimostrano che i rialzi dei tassi lanciati dalla Fed di Jerome Powell hanno funzionato, nell’area euro la fiammata dei prezzi continua a essere preoccupante. Che nessuno, dunque, abbassi la guardia.
Una chiamata hawkish sui tassi arriva anche dal numero uno della Bundesbank, banca centrale tedesca, Joachim Nagel, che ieri aveva portato in molti a sperare in una Germania meno hawkish.
E invece le sue ultime dichiarazioni, rilasciate da Niigata, Giappone, in occasione della riunione dei ministri delle Finanze del G7, confermano la posizione della Germania, di per sé già ossessionata dal trauma dell’inflazione.
La crescita dei prezzi, ha detto Nagel, si sta confermando “un fenomeno molto ostinato”.
Per il banchiere tedesco, dunque, che ha parlato in una intervista rilasciata alla televisione Bloomberg, dal momento che “l’inflazione è molto ostinata”, “niente è escluso” neanche per il meeting dell’Eurotower di settembre.
Dopo l’ennesima stretta monetaria annunciata la scorsa settimana, la maggior parte degli economisti prevede altri due rialzi dei tassi di 25 punti base da parte della Bce, nelle riunioni di giugno e luglio, tali da portare i tassi sui depositi fino al livello terminale del 3,75%.
Tuttavia, stando ad alcune fonti della banca centrale europea, alcuni funzionari di Francoforte si starebbero rassegnando alla prospettiva di ulteriori rialzi del costo del denaro, anche dopo l’estate.
Tassi e inflazione, Lagarde (Bce) ripete il mantra
A rincarare la dose sui tassi, oggi, è stata anche la stessa presidente della Bce Christine Lagarde che, interpellata dalla rete televisiva giapponese NHK, ha ripetuto il mantra che proferisce ormai da mesi, ovvero che “l’inflazione continua a essere troppo alta, e da troppo tempo”.
Altro mantra già sentito diverse volte è che “la Bce si trova un percorso volto a combattere l’inflazione” e che, dunque, “la battaglia non è finita”.
Quando sarà finita?
“Sarà finita solo quando avremo una sufficiente fiducia nel fatto che l’inflazione tornerà al 2% nel medio termine”, ha spiegato Lagarde.
Per ora, ricorda Bloomberg, i mercati monetari scommettono su altre due strette monetarie di 25 punti base: una di 25 punti base a giugno, con una probabilità del 90%, e un’altra a luglio con una probabilità che è praticamente una certezza.
Il numero uno della Bundesbank, Joachim Nagel, ha fatto notare da parte sua che i costi di finanziamento dell’area euro si stanno avvicinando a livelli che possono essere considerati restrittivi, ma che non lo sono ancora a sufficienza.
Nagel ha avvertito di conseguenza che l’eventuale mossa della Bce dopo l’estate, nel meeting del Consiglio direttivo di settembre, dipenderà dagli effetti, sull’economia, della carrellata di rialzi dei tassi totale che sarà arrivata a quel punto a 375 punti base.
E nessuno si faccia illusioni della possibilità che la Bce faccia subito dietrofront sui tassi, una volta raggiunto il suo obiettivo.
Il presidente della Bundesbank ha sottolineato infatti che i tassi, in Eurozona, dovranno rimanere alti.
E’ l’unico modo, secondo il banchiere tedesco, per capire se “siamo riusciti ad avere successo oppure no” nella lotta contro l’inflazione.
Aspettative di inflazione: il sondaggio della Bce
Nel frattempo, informazioni preoccupanti sul trend dell’inflazione nell’area euro sono arrivate oggi con i risultati di un sondaggio lanciato dalla stessa Bce.
Dal sondaggio è emerso che i consumatori dell’Eurozona hanno rivisto al rialzo le loro aspettative sul trend dell’inflazione a 12 mesi, dal 4,6% di febbraio al 5%.
Non solo: guardando ai prossimi tre anni, le aspettative sono aumentate al 2,9% rispetto al 2,4% del sondaggio precedente, a conferma di come i consumatori del blocco ritengano che la crescita dell’inflazione rimarrà superiore al target della Bce di medio periodo, pari al 2%, per molto tempo ancora.
La stessa presidente Christine Lagarde, nel BCE Day del 4 maggio scorso, aveva lanciato un avvertimento riferendosi proprio alle aspettative relative al trend dell’inflazione.
“Sebbene la maggior parte dei parametri che misurano le aspettative sull’inflazione di più lungo periodo indichi un valore attorno al 2%, alcuni indicatori hanno puntato verso l’alto, e meritano di essere continuamente monitorati“.
Dall’ultimo sondaggio della Banca centrale europea, è emerso tra le altre cose che l’incertezza sulle aspettative relative al trend dell’inflazione a 12 mesi ha testato il valore record da quando la Bce ha lanciato il sondaggio stesso.
Lo scorso 4 maggio, il Consiglio direttivo della Bce ha alzato i principali tassi di riferimento dell’Eurozonadi 25 punti base.
I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente al 3,75%, al 4,00% e al 3,25%:
Oggi la Bank of England ha annunciato anch’essa una stretta monetaria di 25 punti base, alzando il tasso principali di riferimento al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.
Stesso rialzo dei tassi, lo scorso 3 maggio, da parte della Fed di Jerome Powell, che ha alzato i tassi sui fed funds Usa al nuovo range compreso tra il 5% e il 5,25%.
Negli Stati Uniti, la speranza che la stagione delle strette monetarie sia vicina alla fine è stata rinfocolata ieri dalla pubblicazione del dato sull’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo.
Oggi indicazioni positive sono arrivate anche dall’altro dato che monitora il trend dell’inflazione: l’indice dei prezzi alla produzione, che ad aprile, negli Usa, è salito del 2,3% su base annua, riportando la crescita più debole dal gennaio del 2021.