Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce e tassi: Eurozona in recessione. Ma Lagarde non si fermerà

Bce e tassi: Eurozona in recessione. Ma Lagarde non si fermerà

9 Giugno 2023 09:59

Eurozona in recessione, la Bce di Christine Lagarde rimane inchiodata al banco degli imputati.

La frittata è fatta, penseranno in molti, puntando il dito contro Francoforte. Qualcun altro osserverà, riferendosi alla banca centrale europea e, in particolar modo, a Lagarde che, così come prima non ha saputo prevedere l’inflazione, considerandola transitoria, poi ha avuto probabilmente fin troppa fiducia nella resilienza dell’economia dell’area euro, non riuscendo a prevedere l’arrivo della recessione.

Ma, così come si è confermata in questi mesi impermeabile agli attacchi e alle critiche (che sono arrivati soprattutto dal governo Meloni), è improbabile che la recessione spaventerà Lagarde.

All’inizio di novembre del 2022, la numero uno della banca centrale aveva infatti già detto che “la recessione, da sola, non sarebbe stata sufficiente a frenare la recessione, riconoscendo dunque il rischio.

E’ pur vero che poi, all’inizio del 2023, sempre Lagarde aveva detto che l’economia dell’area euro si stava confermando più resiliente di quanto precedentemente atteso.

Incubo recessione diventa realtà

La doccia fredda è arrivata ieri, con i dati dell’Eurostat, l’agenzia di statistica dell’Unione europea.

Nei primi tre mesi del 2023, il Pil dell’Eurozona si è contratto dello 0,1%. La notizia, di per sé già negativa, è diventata ancora più drammatica in quanto accompagnata dalla revisione dei numeri dell’ultimo trimestre del 2022. Il Pil di quel periodo è stato rivisto infatti al ribasso, dal trend invariato inizialmente riportato, a una flessione dello 0,1%.

I due trimestri consecutivi di crescita negativa hanno certificato, di conseguenza, la situazione di recessione tecnica in cui l’Eurozona è precipitata. E questo rende ancora più difficile il compito della Bce di Lagarde, già travolta in passato, e l’Italia lo sa bene, da un’ondata di polemiche.

Lo spettro recessione si è fatto realtà: quanto paventato da chi ha accusato l’Eurotower di aver lanciato una politica monetaria troppo pericolosa e destinata a erodere i fondamentali dell’economia, strozzando una crescita già zoppicante, si è di fatto avverato. E di nuovo la colpa è stata di Lagarde, si commenta da più parti.

Bce, Fed e tassi e la persistenza dell’inflazione

La notizia del ritorno della recessione nell’area euro è arrivata a una settimana esatta dalla prossima riunione del Consiglio direttivo della Bce del prossimo 15 giugno, il giorno dopo l’annuncio che arriverà dalla Fed di Jerome Powell , con il Fomc, il braccio di politica monetaria, che si riunirà i prossimi 13-14 giugno.

Tra l’altro, proprio due giorni fa, con il suo Economic Outlook 2023 l’Ocse ha invitato le banche centrali ad andare avanti nella loro lotta contro l’inflazione.

L’organizzazione di Parigi ha presentato un outlook niente affatto rassicurante, mettendo in evidenza la persistenza delle pressioni inflazionistiche e il tipico caso del cane che si morde la coda.

La crescita dell’economia, si legge nella sua analisi, rallenterà infatti a causa del permanere del problema della fiammata dei prezzi, che ha costretto le banche centrali ad alzare ripetutamente i tassi. Gli effetti completi e depressivi di quelle strette monetarie si devono infatti ancora far sentire.

Ma, visto che l’inflazione rimarrà alta, le banche centrali  dovranno continuare ad alzare i tassi, per raffreddare l’economia, nella speranza di frenare anche l’inflazione.

Un caso più che indicativo che conferma la persistenza dell’inflazione è arrivato negli ultimi giorni dall’annuncio a sorpresa della Bank of Canada ma anche dall’RBA, Reserve Bank of Australia,  banca centrale dell’Australia.

Quanto emerge dai vari alert è che la fiammata dell’inflazione è dura a morire. Ma allo stesso tempo, avvertono alcuni economisti, qui rischiano di far morire le economie, e il caso dell’area euro in recessione tecnica ne è prova lampante.

Target inflazione al 2% da rivedere al rialzo? Il consiglio di El-Erian

Le banche centrali dovrebbero rassegnarsi a un New Normal di alta inflazione e alzare magari gli stessi target sull’inflazione (per la Fed e la Bce ma per molte altre banche centrali al mondo pari al 2%), come ha consigliato di fare Mohammed El-Erian, presidente della Cambridge University del Queen’s College e responsabile consulente economico di Allianz?

Già all’inizio del 2022 e ancora prima dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin del 24 febbraio di quell’anno, El-Erian aveva sfornato un outlook hawkish sui tassi Usa.

A suo avviso, ripete da tempo, sarebbe a questo punto il caso che la Fed di Powell rivedesse al rialzo il target stesso dell’inflazione, in quanto, come ha detto più volte, non sarebbe possibile riportare il trend dei prezzi al 2% senza affondare l’economia Usa (viene da dire, figuriamoci l’economia dell’Eurozona).

Per El-Erian una inflazione stabile potrebbe essere considerata quella in corrispondenza di un tasso del 3-4%.

Recessione area euro. E i salari accelerano al rialzo

Tornando all’Europa, in senso più ampio all’intera Unione europea, sono state otto le economie del blocco che si sono contratte nei primi tre mesi dell’anno.

La maglia nera è toccata stavolta all’Irlanda, che ha assistito a un calo del prodotto interno lordo del 4,6%, scontando la flessione delle esportazioni delle multinazionali. Numeri al di sotto dello zero anche per Olanda, Estonia, Malta, Ungheria e Grecia.

Il punto è che abbattere l’inflazione per Christine Lagarde è diventato un chiodo fisso. Fino a pochi giorni fa, la ‘sua’ Bce ha confermato così l’intenzione di alzare i tassi, la prossima settimana, (per gli economisti di altri 25 punti base).

Detto questo, come fa notare al Financial Times  Holger Schmieding, responsabile economista della banca tedesca Berenberg, “l’espressione recessione tecnica potrebbe avere un impatto sul dibattito (sui tassi), visto che riduce la probabilità che la Bce possa alzare ulteriormente i tassi dopo la pausa estiva”.

Per ora, le attese dei mercati sono di una stretta la prossima settimana, di un nuovo rialzo nella riunione del Consiglio direttivo di luglio, e poi di una pausa, che non necessariamente sarebbe sinonimo di uno stop.

Nel commentare la frenata del Pil dell’area euro, Eurostat ha reso noto che l’economia è stata zavorrata da un calo dello 0,3% delle spese per consumi delle famiglie, nei primi tre mesi dell’anno e che, a scendere è stata anche la spesa dei governi, insieme al fattore scorte.

Questi fattori hanno più che compensato il rialzo degli investimenti pari al +0,6% e il contributo positivo dato alla bilancia commerciale dalle importazioni, che sono calate più delle esportazioni (-1,3% rispetto al -0,1%).

Tra gli elementi confortanti, l’occupazione, che in Eurozona è salita dello 0,6%, rispetto al +0,3% del quarto trimestre.

Sempre ieri, l’incubo dell’inflazione è stato confermato dalla stessa Bce, con la pubblicazione dei dati relativi ai salari in Eurozona.

Dai numeri è emerso che i salari medi dei dipendenti sono saliti su base annua del 5,2% nel primo trimestre dell’anno, accelerando il passo rispetto al +4,8% del quarto trimestre.

Il trend rimane al di sotto di quello dell’inflazione, salita a maggio del 6,1%, e inferiore anche al trend stimato dalla Bce per l’intero 2023, che è di una crescita del 5,3%.

Alert Bce: dal Giappone a stabilità finanziaria a rischio e fuga depositi

Ma è stata la stessa Lagarde a dire, nella sua audizione al Parlamento europeo, che “le pressioni sui prezzi rimangono forti”, ricordando come la crescita dell’inflazione core sia rallentata dal 5,6% di aprile al 5,3% di maggio ma, anche, che il suo dietrofront, così come la ritirata dell’inflazione headline, non avverrà in modo graduale.

Tra l’altro “non c’è una chiara prova del fatto che l’inflazione abbia testato il picco”.

E dunque il verdetto, la prossima settimana, dovrebbe rimanere immutato. Il problema per Lagarde è che ci sono altri problemi da affrontare:

problemi su cui la stessa Eurotower ha lanciato un avvertimento. Come quello rappresentato dal Giappone, per esempio, per i BTP e per l’intera area euro, che si affianca al QT-Quantitative Tightening già in corso.

Ci sono anche i pericoli che incombono sulla stabilità finanziaria, l’avvertimento fuga depositi dalle banche sistemiche .

Occhio anche all’attenti alle banche con il fattore TLTRO. Tutto questo, mentre la battaglia contro l’inflazione non è stata sicuramente vinta.