Ocse ‘raddoppia’ su Pil Italia ma con alert PNRR-Bce
L’Ocse rivede al rialzo stime Pil Italia, ma occhio a PNRR e tassi Bce
L’Ocse presenta una Italia alle prese con il nodo PNRR e con gli effetti dei rialzi dei tassi da parte della Bce sull’economia. Rialzi dei tassi che rimangono però necessari, afferma l’organizzazione di Parigi, visto che l’inflazione è ancora alta. Un cane che si morde la coda, per il mondo intero.
L’Italia ha un’arma in più in questo contesto: è quella del PNRR, occasione storica con cui il paese può sostenere la crescita del proprio Pil. Ma deve agire in modo più incisivo, visti i ritardi nell’attuazione del programma.
In generale, quello dipinto nell’Economic Outlook 2023 di giugno dell’Ocse è un quadro economico che fa fronte ancora a diversi rischi, tra cui quello di una crescita che, dopo la fiammata successiva al periodo buio della pandemia Covid-19, è destinata a rallentare il passo.
“La crescita economica globale segnerà una ripresa solo moderata l’anno prossimo, a causa dei pieni effetti dei rialzi dei tassi di interesse varati dalle banche centrali, che saranno avvertiti dalle economie”.
L’impatto della politica monetaria più restrittiva smorzerà il sostegno, alla crescita, che arriverà da un’inflazione più bassa.
LEGGI ANCHE
World Bank: Pil globale in decelerazione nel 2023. L’outlook su Usa, Eurozona, Giappone
Pil globale 2023-2024: crescita al minimo da crisi 2008-2009
Nel complesso, l’Ocse prevede per il Pil globale una crescita, quest’anno, del 2,7%. Il dato sul Pil è stato in realtà rivisto al rialzo, dal +2,6% atteso nel mese di marzo. Per il 2024, le stime sono di una espansione pari a +2,9%.
Il ritmo di espansione dell’economia mondiale si confermerà comunque, nonostante l’abbandono della politica Zero Covid da parte della Cina, il più basso dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009, a eccezione della forte contrazione subita nel 2020, anno in cui è esplosa nel mondo la pandemia.
L’Ocse prevede una crescita del Pil Usa pari a +1,6% quest’anno e poi dell’1% nel 2024, rispetto ai ritmi di espansione precedentemente attesi, pari a +1,5% nel 2023 e dello 0,9% nel 2024.
Per l’area euro ora le previsioni sono di un rialzo del Pil dal tasso di crescita pari a +0,9% nel 2023 al +1,5% nel 2024, grazie al minore impatto dell’inflazione sui redditi.
Nel precedente outlook, le stime erano state rispettivamente di un aumento dello 0,8% nel 2023 e dell’1,4% per il 2024.
In questo contesto, il Pil dell’Italia salirà a un ritmo molto più alto di quanto atteso in precedenza dall’Ocse, ovvero dell’1,2%, il doppio rispetto a quanto era emerso dal precedente Economic Outlook di marzo.
Per il 2024, le stime sul Pil italiano sono di una crescita confermata all’1%.
L’economia italiana continuerà dunque, nel corso del 2023, a presentare punti di forza superiori rispetto alle economie di diversi paesi altri paesi dell’area euro.
Tuttavia, con un aumento del Pil pari a +1% nel 2024, il ritmo di espansione dell’economia italiana sarà segnato da un innegabile dietrofront.
Il rapporto debito-Pil dell’Italia è atteso scendere al 140,7% nel 2023 e al 139,4% nel 2024, mentre il deficit-Pil, secondo l’Ocse, segnerà una flessione dall’8% del Pil dello scorso anno al 4,1% quest’anno, per scendere poi al 3,2% nel 2024.
Su tal punto, l’Ocse ha precisato che “mentre la politica fiscale nel periodo 2023-24 trova un giusto equilibrio tra prudenza di bilancio e sostegno alla crescita, negli anni a venire sarà necessario un maggiore risanamento dei conti per aumentare il rapporto debito/Pil lungo un percorso più sostenibile”.
Per quanto riguarda l’inflazione a livello globale, l’Ocse stima media un tasso annuo headline in calo dal 9,4% del 2022 al 6,6% nel 2023 e al 4,3% nel 2024:
l’inflazione continuerà dunque a correre a ritmi ben più elevati rispetto ai target di diverse banche centrali (2% nel caso della Fed di Jerome Powell e della Bce di Christine Lagarde) .
Nodo PNRR, Ocse conferma mal di testa governo Meloni
Tornando all’Italia, l’Ocse non può fare a meno di mettere in evidenza i ritardi nell’esecuzione del PNRR e la spina del debito pubblico.
“I ritardi nell’attuazione del Piano di ripresa e resilienza (PNRR) potrebbero ridurre la crescita del Pil dell’Italia”.
Nell’Economic Outlook 2023 diffuso nella giornata di oggi, l’Ocse conferma il grande mal di testa del governo Meloni.
L’Italia, ammonisce l’Ocse, deve proseguire nel cammino delle riforme strutturali grazie alla leva del PNRR su cui tuttavia, viene messo in evidenza, ci sono diversi ritardi.
“La veloce attuazione delle riforme strutturali e dei piani di investimento pubblico del PNRR – si legge nella sezione dell’Ocse dedicata all’Italia – sarà fondamentale per sostenere l’attività a breve termine e per gettare le basi per una crescita sostenibile nel medio termine”.
L’esecuzione delle riforme strutturali, precisa ancora l’organizzazione di Parigi, avrà tra l’altro “l’ulteriore vantaggio di esercitare ulteriori pressioni al ribasso sul rapporto debito/Pil” dell’Italia, noto per i suoi livelli elevati.
L’Ocse si focalizza sulle riforme che il governo Meloni sta attuando, come quelle della PA (pubblica amministrazione), del sistema giudiziario e della concorrenza: riforme che sono “a buon punto” e che “restano fondamentali per sostenere il Pil nel medio termine”.
Il problema risiede tuttavia ancora nel binomio PNRR-debito pubblico.
“La spesa dei fondi NewGenerationEu è in netto ritardo, con la spesa cumulata che alla fine del 2022 era di circa il 50% inferiore ai piani di spesa iniziali, il che riflette principalmente ritardi nell’attuazione di progetti di investimento pubblico”.
Come risolvere la questione?
Gli economisti dell’Ocse scrivono che “la priorità dovrebbe essere quella di sostituire rapidamente progetti irrealizzabili con progetti fattibili e rafforzare la capacità della pubblica amministrazione di agire in modo efficiente per gestire e realizzare i progetti di spesa pubblica previsti dal PNRR”.
Questi progetti includono “la spesa per le infrastrutture per facilitare la transizione digitale e green”, così come un rafforzamento dei servizi pubblici a favore dei bambini in età prescolastica, “al fine di promuovere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, in un contesto di rapido calo della popolazione in età lavorativa”.
Italia: con Bce aumento significativo costi famiglie-imprese
Riguardo alla spina del debito pubblico italiano, l’Ocse fa notare che i rialzi dei tassi che sono stati lanciati dalla Bce di Christine Lagarde si sono tradotti “in un aumento significativo dei costi di finanziamento sostenuti dalle famiglie e dalle imprese”.
Esempio illustre quello dei “tassi dei prestiti bancari, saliti di più di 2 punti percentuali nel corso dell’ultimo anno”.
L’effetto è stato importante anche sui “costi di rifinanziamento del debito pubblico da parte del governo, tanto che le spese per gli interessi dovrebbero salire al 4% del Pil, nel corso del 2024″.
Tutto questo, mentre il governo Meloni “sta già riducendo gli stimoli fiscali che sono stati per lanciati per compensare lo shock dei prezzi energetici sofferto dalle famiglie e dalle imprese”.
E’ vero, ricorda l’Ocse, che diverse misure di sostegno contro il caro energia sono state estese fino alla prima metà del 2023. Ma la generosità degli aiuti è stata in alcuni casi ridotta.
Inoltre, se è giusto dire che, insieme alla stretta sul Superbonus, “la combinazione di prezzi energetici più bassi, le condizioni di accesso ai finanziamenti più severe e una politica fiscale moderatamente restrittiva dovrebbero contribuire ad diminuire le pressioni inflazionistiche”, è altrettanto vero che l’attività economica italiana riporterà un trend solo modesto”.
“La crescita reale del Pil dell’Italia degli anni 2023-2024 – avverte l’Ocse – sarà dunque modesta, nonostante i recenti ribassi dei prezzi energetici e il rafforzamento delle spese legate al Next Generation EU (riferimento al PNRR)”.
In particolare “l’erosione dei redditi reali provocata dalla crescita dei salari (comunque ‘contenuta’) in un contesto di inflazione elevata, il ritiro delle misure di sostegno fiscale legate a contrastare la crisi energetica, e l’irrigidimento delle condizioni di finanziamento stanno pesando sui consumi privati e sugli investimenti”.
Ocse chiede a Bce & Co. di tenere a bada l’inflazione
Cruciale dunque il ruolo del PNRR, in una situazione in cui l’Italia rimarrà ancora orfana dell’aiuto della politica monetaria per molto tempo ancora.
“La politica monetaria – avverte infatti l’Ocse – deve rimanere restrittiva, fino a quando non ci saranno segnali chiari del fatto che le pressioni inflazionistiche sottostanti saranno state ridotte in modo duraturo nel tempo. E questo potrebbe richiedere ulteriori rialzi dei tassi in quelle economie in cui l’elevata inflazione core si sta confermando persistente”.
Il debito non è sicuramente un problema solo per l’Italia.
“I livelli dei debiti pubblici e dei deficit sono alti. Molti (paesi) fanno fronte anche a un aumento delle pressioni future sulla spesa (pubblica), derivante dall’invecchiamento della popolazione, dalla transizione green e dalle spese per interessi sul debito pubblico più alte”.
“Queste sfide pressanti che si stagliano nel futuro, insieme al calo di più lungo termine dei tassi di crescita (delle economie) segnalano il bisogno di riforme strutturali ambiziose, che sostengano l’offerta, e una spesa pubblica che dia priorità alla crescita” del Pil, insiste l’Ocse.
Per quanto riguarda le prossime mosse della Fed di Jerome Powell , l’Ocse stima un tasso terminale Usa nel range compreso tra il 5,25% e il 5,5%, seguito da tagli ai tassi “modesti” che dovrebbero presentarsi, tuttavia, solo nel secondo semestre del 2024.
Per la Bce di Christine Lagarde, le stime sono di nuovi rialzi dei tassi, volti a far fronte a un’inflazione core che rimane ancora alta, con un picco che potrebbe essere toccato nel terzo trimestre del 2023.
La Bce di Lagarde dovrebbe poi lasciare i tassi dell’Eurozona invariati al 4,25% fino alla fine del 2024.