Notizie Dati Macroeconomici Inflazione core Pce Usa segnala cauto ottimismo per mercati e Fed

Inflazione core Pce Usa segnala cauto ottimismo per mercati e Fed

31 Maggio 2024 15:01

Il core Pce, la misura dell’inflazione Usa preferita dalla Fed, registra un +0,2% mensile (rispetto al +0,3% di aprile) e un +2,8% su base annua (stabile). Dopo la pubblicazione del report, i future sugli indici azionari statunitensi accelerano e i rendimenti dei Treasury si riducono, in scia alle speculazioni secondo cui la Fed avrà più spazio per abbassare i tassi di interesse quest’anno.

Core Pce aprile stabile al 2,8%, crescita mensile frena a +0,2%

Ad aprile, l’indice core Pce (personal consumption expenditure), che misura l’andamento dei prezzi per i consumi personali, ha riportato una crescita su base annua del 2,8%, in linea con le previsioni degli analisti e con la rilevazione del mese precedente.

Su base mensile, il report evidenzia un aumento dello 0,2% (+0,249% per la precisione, il livello più basso del 2024), coerentemente con le aspettative, dopo il +0,3% della lettura di marzo.

Il core Pce, che non tiene conto delle componenti più volatili (prezzi alimentari ed energetici), è una misura molto gradita alla Federal Reserve statunitense per valutare l’inflazione sottostante e ponderare le proprie decisioni di politica monetaria.

Includendo nel calcolo i prezzi alimentari ed energetici, il deflatore Pce mostra un aumento dello 0,3% mensile e del 2,7% annuo, entrambi in linea con il consensus e con i dati di marzo.

La spesa dei consumatori corretta per l’inflazione registra una flessione dello 0,1%, rispetto al +0,1% atteso e al +0,4% del mese precedente (rivisto da +0,5%).

I possibili impatti sulle decisioni della Fed

Nel complesso, il mercato ha accolto positivamente i dati sull’inflazione Pce. Dopo i report deludenti del primo trimestre, che non avevano evidenziato progressi nella discesa dei prezzi, questi ultimi ad aprile mostrano un parziale raffreddamento, o quantomeno una stabilità, che dovrebbe alleviare le preoccupazioni per una possibile risalita dell’inflazione. Questo dovrebbe lasciare più margine di manovra alla Federal Reserve per abbassare i tassi di interesse nel corso del 2024.

I funzionari della banca centrale americana monitorano con particolare attenzione l’inflazione dei servizi, al netto dell’edilizia abitativa e dell’energia, che tende ad essere più vischiosa. Secondo il Bureau of Economic Analysis statunitense, questo parametro è salito dello 0,3% ad aprile, in lieve rallentamento rispetto allo 0,4% di marzo.

Nel frattempo, la domanda delle famiglie, alimentata dalla costante crescita dell’occupazione e del reddito disponibile, si è dimostrata resiliente. Il report mostra che le spese per i servizi, corrette per l’inflazione, sono aumentate dello 0,1%, l’aumento più contenuto da agosto. La spesa per le merci è invece diminuita dello 0,4% il mese scorso.

La reazione dei mercati al Core Pce

I futures sugli indici azionari statunitensi Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq hanno invertito la rotta dopo la pubblicazione dei dati e al momento viaggiano in lieve rialzo, tra lo 0,1% e lo 0,2%.

Sull’obbligazionario, i rendimenti dei Treasury sono in diminuzione di oltre 4 bp rispetto a prima, con il biennale al 4,90% e il decennale al 4,51%.

Sul Forex il biglietto verde si è indebolito nei confronti delle altre valute, portando il cambio euro/dollaro in rialzo oltre 1,087, complici anche i dati di stamani (più forti delle attese) sull’inflazione dell’eurozona.

Infine, i future sui Fed Funds hanno leggermente rivisto al rialzo le possibilità di tagli dei tassi. In particolare, prezzano un allentamento monetario complessivo di circa 35 bp (fra una e due riduzioni da 25 bp) con l’85% di possibilità di una prima mossa entro novembre.