Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Fed alza tassi a record in 22 anni. Ultimo atto? Powell esclude tagli 2023

Fed alza tassi a record in 22 anni. Ultimo atto? Powell esclude tagli 2023

27 Luglio 2023 09:06

La Fed di Jerome Powell alza i tassi come da attese, non esclude altri rialzi per sfiammare ulteriormente l’inflazione e mette in guardia le colombe: magari potrà essere un po’ paziente nei confronti dell’inflazione, ma niente tagli ai tassi, almeno per quest’anno.

Come da attese, la Federal Reserve ha alzato i tassi sui fed funds Usa di 25 punti base, al nuovo range compreso tra il 5,25% e il 5,5%, record degli ultimi 22 anni. Era dal 2001, di fatto, che i tassi non erano così alti.

Powell ha sfornato così l’ennesima stretta monetaria, dopo la pausa di giugno che, aveva subito precisato, non avrebbe significato uno stop, vista la crescita dei prezzi, negli Stati Uniti, ancora eccessiva rispetto al target della Fed sull’inflazione, pari al 2%.

Sul futuro dei tassi, il timoniere della Banca centrale Usa ha lasciato tutte le porte aperte:

Potremmo alzare di nuovo i tassi nel meeting di settembre, nel caso in cui i dati dovessero avallare un rialzo”, ha detto Jerome Powell, presidente della Fed.

Ma “potremmo anche decidere di lasciare i tassi invariati. Valuteremo attentamente la situazione, come ho detto, di riunione in riunione”.

Jerome Powell non ha escluso così una nuova stretta monetaria, ma neanche ha scartato l’ipotesi di fare una pausa.

Ultimo atto Fed? Ma no taglio tassi nel 2023

Magari, i mercati tornano a sperare, quello di ieri potrebbe essere davvero l’ultimo atto.

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Ma per il 2023 nessuna prospettiva di taglio dei tassi

“Quello che dico è che taglieremo i tassi quando ci sentiremo di farlo, ma non credo che ciò avverrà quest’anno”, ha detto Powell nella conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, arrivato ieri dopo la riunione di due giorni del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed.

Per quanto riguarda il 2024, ha precisato Powell, un taglio eventuale dei tassi dipenderà dalla “valutazione” che la Fed farà su quanto sarà “fiduciosa” nel ricorrere a una tale mossa.

Per i mercati, il messaggio positivo del numero uno della Fed è che la banca centrale “può permettersi di essere un po’ paziente”. Ma sempre “risoluta”, Powell ha avuto cura di aggiungere, nel ricordare che l’approccio che verrà utilizzato dipenderà sempre dai dati macro che saranno diffusi, che faranno il punto della situazione sulle condizioni di salute dell’economia.

In ogni caso, a dispetto delle colombe, è possibile che la politica monetaria rimanga restrittiva per un periodo di tempo più lungo.

“Direi, sulla base di ciò che è davanti ai nostri occhi, che la politica (monetaria) non è stata restrittiva per un arco temporale sufficiente al punto da dare gli effetti desiderati“, ha detto Powell.

Di conseguenza, “intendiamo mantenere la politiva restrittiva fino a quando non avremo fiducia nel fatto che l’inflazione starà scendendo in modo sostenibile verso il nostro target del 2%.

Inoltre, “siamo pronti a renderla ulteriormente restrittiva nel caso in cui lo dovessimo ritenere appropriato”. Tra l’altro, ha fatto notare il presidente della banca centrale, l’inflazione core sta salendo tuttora a un ritmo, su base annua, superiore al 3%.

Oggi grande trepidazione per l’annuncio sui tassi che arriverà dalla Bce di Christine Lagarde, assediata ormai da continue critiche per una politica monetaria che viene considerata sempre di più e da più parti, una politica strozza Pil, inadeguata tra l’altro a combattere un’inflazione nata con uno shock da offerta.

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Fed, Powell: decideremo di riunione in riunione. Pil Usa inferiore al trend

Tornando alla Fed, Jerome Powell ha rimarcato l’intenzione di adottare un approccio che è stato adottato da tempo anche da Christine Lagarde, numero uno della Bce: quello di decidere il da farsi di riunione in riunione.

Decideremo di riunione in riunione, così come facciamo sempre, facendoci le stesse domande. Dunque, non abbiamo preso alcuna decisione sui prossimi meeting, neanche riguardo all’intensità con cui potremmo considerare di alzare i tassi. Piuttosto, valuteremo la necessità di ulteriori strette che potrebbero rendersi appropriate..al fine di riportare l’inflazione al 2% nel corso del tempo”.

Jerome Powell ha ammesso che la politica monetaria lanciata dalla Federal Reserve provocherà danni all’economia americana, ma non ha lanciato nessun alert sul rischio di un deterioramento troppo forte del Pil (che, di fatto, negli Usa continua a far prova di grande solidità):

“Probabilmente la riduzione dell’inflazione richiederà un periodo di crescita del Pil inferiore al trend e un qualche indebolimento delle condizioni del mercato del lavoro“, ha detto il banchiere, riconoscendo anche di essere consapevole del fatto che le strette monetarie “colpiscono le comunità, le famiglie e le aziende del paese”.

Ma “ripristinare la stabilità dei prezzi è essenziale per porre le basi di un contesto capace di garantire la massima occupazione e prezzi stabili in un arco temporale più lungo”, ha sottolineato Jerome Powell.