Notizie Notizie Mondo Bce snobba l’Italia. Caro energia: ‘no a troppi aiuti’

Bce snobba l’Italia. Caro energia: ‘no a troppi aiuti’

12 Gennaio 2023 13:00

La Bce di Christine Lagarde ignora gli appelli che arrivano dal governo Meloni e lancia anzi un monito a tutti i governi dell’Eurozona, confermando, anche, che i tassi dell’Eurozona devono salire ancora e in modo significativo per spegnere la fiammata dell’inflazione.

Nel frattempo, le aste dei BTP mettono in evidenza il forte rialzo dei rendimenti dei titoli di stato italiani collocati dal Tesoro.

A dispetto dei vari alert che arrivano da più parti soprattutto in Italia (da alcuni stessi esponenti del governo Meloni, vedi ministro della Difesa e dal ministro delle Infrastrutture ovvero Guido Crosetto e Matteo Salvini) , la Banca centrale europea ha ribadito oggi l’intenzione di andare dritta per la sua strada, auspicando al contempo che le misure che i governi dell’area euro stanno lanciando o hanno lanciato per blindare le famiglie e le imprese siano “mirate, modulate e temporanee”.

Insomma, non si esageri con gli aiuti contro il caro energia, anche in una situazione in cui Francoforte parla di contrazione del Pil dell’area euro nel quarto trimestre del 2022 e primo trimestre del 2023, praticamente di recessione (comunque, a suo avviso, lieve).

L’auspicio della Bce è quello che i governi non dimentichino la necessità di tenere sotto controllo i rispettivi conti pubblici e dunque non abbandonino troppo la retta via del contenimento dei debiti.

Nel caso in cui i paesi dell’area euro facessero orecchie da mercante, l’Eurotower potrebbe diventare tra l’altro ancora più aggressiva:

Qualora le misure non soddisfacessero questi criteri potrebbero verosimilmente esacerbare le pressioni inflazionistiche, rendendo necessaria una risposta di politica monetaria più forte”.

Sul tema tassi, nel bollettino economico pubblicato oggi, l’Eurotower ha ricordato che “il 15 dicembre 2022 il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE“. 

Affossata ogni speranza di un possibile dietrofront rispetto alla determinazione ad andare avanti con le strette monetarie.

Bce: tassi devono ancora aumentare in misura significativa

La banca centrale guidata da Christine Lagarde ha scritto infatti nero su bianco di prevedere “ulteriori incrementi” dei tassi, “sulla scorta della consistente revisione al rialzo delle prospettive di inflazione”.

Per la precisione: “in particolare, il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse debbano ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine“.

Mantenere i tassi di interesse su livelli restrittivi, nel tempo, farà diminuire l’inflazione frenando la domanda e metterà inoltre al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative di inflazione”.

Confermato anche il lancio del QT-Quantitative Tightening, annunciato lo scorso 15 dicembre, giorno dell’ultimo atto del 2022 della Bce, in cui i tassi sono stati appunto alzati. Un giorno nero per i mercati, che quel giorno sono  crollati. Rimane vivo nelle menti di operatori di mercato, investitori, economisti il ricordo della debacle dei BTP, che ha portato i rendimenti decennali a schizzare anche a un valore superiore rispetto a quello dei tassi dei bond della Grecia a uguale scadenza.

Infuocate le polemiche in Italia contro una Bce dal volto palesemente hawkish. Polemiche che non si sono certo spente, sia nel mondo politico che in quello delle banche.

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Il tono da falco della Bce è stato tuttavia rimarcato anche da altri esponenti falchi del Consiglio direttivo, in primis dalla tedesca Isabel Schnabel.

Ulteriori rialzi dei tassi nell’area euro sono stati invocati nelle ultime ore anche da Olli Rehn, banchiere centrale della Finlandia, che ha detto che l’Eurotower deve procedere a ulteriori e ancora “diverse” strette.

Insomma, non c’è che dire: i falchi dell’Eurotower hanno messo all’angolo le colombe e, di fronte a un’inflazione che rimane troppo alta, Francoforte non ha alcuna intenzione di rinunciare all’obiettivo della stabilità dei prezzi.

Sempre per questo motivo, la Bce nel suo bollettino ha lanciato per l’appunto un avvertimento ai governi dell’Eurozona, che hanno varato e/o stanno varando nuove misure di stimoli fiscali per aiutare famiglie e imprese a fronteggiare i rincari dei prezzi, in particolare il caro energia.

Affrontando la questione degli aiuti contro il #carobollette #caroenergia, nel bollettino economico pubblicato oggi, la Banca centrale europea ha ricordato che, secondo la Commissione europea, è possibile che nel 2023 le politiche di bilancio siano espansive, in un contesto di inflazione ancora elevata“.

Ovvero:

Secondo le previsioni dell’autunno 2022 della Commissione europea, che incorporano i documenti programmatici di bilancio per il 2023, l’espansione fiscale basata sull’indicatore corretto illustrato in precedenza ammonterà a circa il 2,2 per cento del PIL nel 2022, mentre per il 2023 si prevedono politiche di bilancio sostanzialmente neutrali”.

Ancora:

Secondo le proiezioni della Commissione, nel 2023 l’impatto di bilancio netto derivante dalle misure volte ad attenuare l’effetto degli elevati prezzi dell’energia sulle famiglie e sulle imprese dell’area dell’euro sarà pari allo 0,9 per cento del PIL, in calo dall’1,3 per cento del PIL nel 2022. La Commissione ha inoltre stimato che, laddove le misure esistenti fossero prorogate per tutto il 2023, il relativo costo potrebbe aumentare di un ulteriore 1 per cento del PIL, avvicinandosi al 2 per cento del PIL nel 2023 e rendendo quindi le politiche di bilancio più espansive”.

Tuttavia, la Bce crede che i vari stimoli contro il caro energia varati dai governi, possano confermarsi più consistenti di quanto stimato da Bruxelles:

Secondo le ultime proiezioni dell’Eurosistema, le misure di sostegno legate all’energia dovrebbero essere molto più ingenti rispetto a quanto prospettato nello scenario di base della Commissione, e l’orientamento delle politiche di bilancio per il 2023 espansivo”, scrive infatti la banca centrale.

Di fatto, “nell’ambito delle prospettive macroeconomiche delineate dalle proiezioni generali (Broad Macroeconomic Projection Exercise, BMPE) di dicembre 2022, il sostegno per il caro energia in termini aggregati nell’area dell’euro è stimato a circa il 2 per cento del PIL.

E “questo dato è significativamente più elevato rispetto a quanto ipotizzato dalla Commissione nelle previsioni dell’autunno 2022″.

Di qui l’attenti lanciato dalla Bce ai governi dell’area euro:

Per far sì che le politiche di bilancio non acuiscano le pressioni inflazionistiche, salvaguardando al tempo stesso la sostenibilità del debito e sostenendo un approccio di finanza pubblica favorevole alla crescita, è importante che dette politiche siano mirate, modulate e temporanee”.

Misure governi anti-caro energia rispettino regola ‘Tre T”

Come questo possa essere possibile e fattibile, la Bce lo ha spiegato, affermando sempre nel suo bollettino economico che “le misure di sostegno in tema di energia devono essere ulteriormente calibrate sulla base delle cosiddette “tre T”.

Dunque dovrebbero essere:

  • mirate (targeted) ai soggetti più vulnerabili, in modo chel’entità dell’impulso di bilancio sia limitata e vada a beneficio di coloro che ne hanno maggiormente bisogno.
  • modulate (tailored) così da non indebolire l’incentivo a ridurre la domanda di energia.
  • temporanee (temporary) in modo tale che l’impulso fiscale non si prolunghi oltre lo stretto necessario.

La Bce non fa mistero della necessità che i governi dell’area euro ricordino la questione cruciale del debito pubblico:

Tenuto conto dell’attesa disattivazione, a partire dal 2024, della clausola di salvaguardia generale prevista dal Patto di stabilità e crescita, un accordo tempestivo sulla riforma del quadro di governance economica dell’UE sarà indispensabile per orientare le politiche di bilancio nei tempi a venire”.

Ciò significa che, “nell’insieme, una riduzione del debito pubblico graduale, realistica e durevole, ove necessario, dovrebbe essere accompagnata da una migliore qualità dei bilanci pubblici e da investimenti pubblici in grado di sostenere nel continuo la crescita potenziale nonché la transizione ecologica e digitale“.

Per l’appunto, nel caso in cui le sue raccomandazioni dovessero essere snobbate, l’Eurotower potrebbe diventare ancora più aggressiva.

Nel testo del bollettino economico si legge di fatto che:

Qualora non soddisfacessero questi criteri, tali misure potrebbero verosimilmente esacerbare le pressioni inflazionistiche, rendendo necessaria una risposta di politica monetaria più decisa. Inoltre, in linea con il quadro di governance economica dell’UE, le politiche di bilancio dovrebbero essere orientate a rendere la nostra economia più produttiva e ad abbassare gradualmente l’elevato livello del debito pubblico. La riforma del quadro di governance economica dell’UE dovrebbe essere portata a termine in tempi brevi”.