Bce, divieto dividendi banche per altri sei mesi o ripristino cedole selettivo: UniCredit e Intesa tra le meglio posizionate per il sì
Sono settimane che le banche dell’area euro attendono il verdetto della Vigilanza della Bce sulla decisione di ripristinare o meno i dividendi agli azionisti; gli shareholders del sistema finanziario dell’Eurozona sono reduci infatti da un digiuno di cedole senza precedenti, a causa della pandemia Covid-19.
Lo scorso marzo, quando l’emergenza sanitaria è esplosa in tutto il mondo, la Bce ha deciso infatti di raccomandare (o meglio di imporre) alle banche e altre società finanziarie di congelare l’erogazione dei dividendi. Motivo: mettere i loro capitali al servizio dell’economia reale attraverso la concessione di prestiti a famiglie e imprese, a corto di liquidità a causa degli effetti sull’economia provocati dal coronavirus e dalle successive misure di contenimento e di lockdown.
Così è stato: il divieto è stato prorogato fino alla fine dell’anno 2020 lo scorso luglio. La domanda ora è: la Bce permetterà agli istituti di scongelare le cedole a partire dall’anno prossimo? E il via libera sarà generale o selettivo, totale o condizionato?
Vale la pena far notare che, in un’ottica di via libera selettivo alle banche da parte della Bce, da un grafico emerge come, tra le banche italiane, UniCredit e Intesa SanPaolo siano tra gli istituti di credito meglio posizionati a ricevere l’ok al ripristino dei dividendi, grazie ai loro livelli di capitale, insieme a HSBC (in pole position), BNP Paribas e Credit Agricole.
Le indiscrezioni che arrivano dai piani alti del mondo della finanza non sono tuttavia rassicuranti: i rumor hanno iniziato a circolare già nella giornata di ieri, paventando un’ estensione dello stop ai dividendi di sei mesi.
La Bce starebbe facendo fronte soprattutto alle pressioni della Commissione europea che, secondo alcune fonti, non sarebbe affatto d’accordo a rivedere le banche distribuire i dividendi agli azionisti, non solo per un motivo economico ma anche di ‘reputazione’, dunque di facciata.
Consentire agli istituti di credito di premiare gli azionisti, quando l’Eurozona fa ancora i conti con la seconda ondata della pandemia, quando il numero dei contagiati scende in alcuni paesi ma sale in altri, quando ogni giorno il bilancio delle vittime Covid viene aggiornato, non sembra una scelta giusta da un punto di vista etico.E questo anche secondo alcuni membri della stessa banca centrale.
Per lo meno, così ha fatto notare Ed Sibley, vice governatore della Banca centrale di Irlanda ed esponente del consiglio di vigilanza della Bce sulle banche, in un’intervista rilasciata a Bloomberg:
a suo avviso, la continua incertezza provocata dalla pandemia del coronavirus, unita al bisogno di preservare capitale per i prestiti e alla necessità, per l’appunto, di tutelare la reputazione delle banche, indica come ci siano tutti gli elementi per avallare l’estensione dello stop ai dividendi (e alle operazioni di buyback).
Anche Helmut Ettl, altro esponente del Consiglio di supervisione della Bce, ha lanciato un appello alle banche affinché rimangano “molto, molto caute” nella distribuzione dei dividendi, in attesa di capire quale sarà il risultato della conta totale dei danni provocata dal disastro pandemico.
“Secondo il nostro approccio, i cuscinetti e i capitali dovrebbero rimanere solidi. Di conseguenza la nostra posizione è che dovremmo essere molto, molto cauti con i dividendi”, ha detto, interpellato anche lui da Bloomberg, Ettl, che è anche co-presidente dell’autorità di regolamentazione bancaria dell’Austria.
L’outlook sull’economia dell’area euro non è d’altronde molto promettente, e ieri, in occasione della conferenza stampa successiva agli annunci della Bce, Christine Lagarde ha rinnovato il proprio scetticismo sui vaccini.
Certo, “le notizie sulla prospettiva di una distribuzione dei vaccini avalla una maggiore fiducia nel ritenere che la crisi sanitaria venga risolta in modo graduale – ha detto la numero uno dell’Eurotower – Tuttavia, ci vorrà del tempo prima che un ampio livello di immunità venga raggiunto, e nel frattempo non possono essere escluse ulteriori recrudescenze delle infezioni, con sfide per il settore sanitario e per le prospettive economiche”.
In questo contesto un nuovo eventuale boom di contagi – si parla già di terza ondata – richiederebbe nuove misure di restrizioni-lockdown, che metterebbero a repentaglio la sopravvivenza di un numero più alto di aziende, con tanto di effetti devastanti sull’occupazione, i consumi e l’economia in generale.
Risultato: le banche potrebbero assistere a un ulteriore rialzo del costo da sostenere in termini di NPL/ crediti deteriorati (già la Vigilanza bancaria prevede uno tsunami di bad loans di ben 1,4 trilioni di euro) e sarebbero dunque costrette, di nuovo, ad effettuare accantonamenti e a rimettere eventualmente in riga i loro livelli di capitali.
Da Bce ok selettivo a dividendi per banche solide. Occhio a Intesa e UniCredit
Detto questo, più che estendere il divieto totale a tutte le banche, le autorità europee potrebbero decidere alla fine di arrivare a un compromesso, consentendo di ripristinare l’erogazione delle cedole soltanto a quelle banche che hanno capitali a valori tali da poter assorbire perdite future legate alla pandemia.
Grande trepidazione nel settore, visto che la decisione finale dovrebbe essere comunicata a seguito di una riunione in calendario la prossima settimana, secondo quanto riporta ancora Bloomberg.
Tornando alle banche italiane, gli analisti di Equita SIM hanno reputato interessanti soprattutto le cedole di Intesa SanPaolo, ma anche di Mediobanca e del trio del risparmio gestito.
Il grafico pubblicato nell’articolo di Bloomberg (in alto) certifica la solidità di Intesa SanPaolo, e anche di UniCredit.
C’è da dire tuttavia che un altro grafico mette in evidenza i progressi che, in generale, tutte le banche dell’Eurozona hanno fatto sui loro requisiti patrimoniali, nel corso del terzo trimestre, con i livelli di capitale saliti anche a valori record.
Proprio tale solidità di bilancio viene ricordata dai manager delle banche più importanti dell’Europa nel ribadire la necessità di togliere il bando ai dividendi.
Ieri, al diffondersi dei primi rumor sui tentennamenti delle autorità sui dividendi delle banche, il sottoindice di riferimento europeo dei titoli del settore, l’Euro Stoxx Banks Index, ha accelerato al ribasso, cedendo oltre -2,5%, dopo essere affondato del 22% dall’inizio dell’anno.
Senza dividendi le banche sono state colpite, infatti, dal fuggi fuggi di potenziali investitori, che non hanno scommesso sul comparto in quanto consapevoli dell’assenza di dividendi.
E il problema è che il lockdown imposto alle cedole potrebbe rendere gli istituti italiani, che già presentano debolezze ataviche, prede ancora più fragili agli occhi di altre banche estere predatrici ben più forti.
Insomma, per la Bce e le autorità di regolamentazione un bel dilemma.
Settimane fa Edoardo De Biasi ha scritto un articolo sul Corriere Economia dal titolo “Il lockdown ci fa prede (o marginali)”, parlando di “banchieri sul piede di guerra”: il riferimento è all’appello che è stato lanciato dai ceo di banche del calibro di Intesa SanPaolo e UniCredit, rispettivamente, dunque, da Carlo Messina e da Jean-Pierre Mustier, affinché Francoforte ponga fine all’ALT sui dividendi, dando alle banche “la possibilità di tornare a staccare nel 2021 un dividendo per remunerare gli azionisti, che storicamente comprano il settore per il dividend yield alto che offre”.