Torna paura atavica per Francia, con banche italiane più fragili per lockdown dividendi Bce. Minaccia Axa su Generali. E qual è piano Mustier su UniCredit?
L’avanzata degli stranieri, in particolare della Francia, spaventa le banche italiane in tempi di lockdown, già alle prese con l’incubo NPL che attanaglia tutta l’Eurozona (la Bce di Andrea Enria stima una zavorra da 1.400 miliardi di crediti deteriorati a causa della crisi COVID-19) e con il congelamento dei dividendi (per tutte le banche euro).
“Banche estere L’Italia è un obiettivo”, si legge in un articolo pubblicato oggi su L’Economia del Corriere della Sera. “Il pericolo francese e la difesa dell’italianità”, su legge in un altro articolo di Affari & Finanza, di La Repubblica, che cita tra l’altro “l’emendamento per proteggere Mediaset dalle mire di Bolloré e una relazione del Copasir che suona l’allarme sulla possibile scalata alle Generali da parte di Axa“.
Francesi: aggressori o salvatori, invasori o cavalieri bianchi?
Insomma, di carne al fuoco per parlare dell’avanzata dello straniero in Italia, o di Italia terra di conquista, con la Francia che veste i panni del solito aggressore, ce nè, e anche tanta. Anche se poi viene da fare una domanda, non da poco. Tutti questi francesi, alla fine, sono predatori o salvatori(cavalieri bianchi?)
Diversi i commenti e gli scenari riportati dagli articoli del Corriere Economia e di Affari & Finanza.
Il Corriere intervista Guido Rosa, presidente dell’Aibe, l’Associazxione delle banche estere operanti in Italia, che dice, ironizzando, che “hanno il Covid anche le banche”, nel senso che “per ora sono asintomatiche, grazie alle varie moratorie” ma “domani, quando queste precauzioni verranno meno”, in che condizioni si troveranno?
Rosa lo dice chiaramente: “le fusioni tra zoppi non mi piacciono”, mentre rileva la possibilità che alcuni “gruppi esteri si muovano, visto che il mercato italiano è comunque di estremo interesse per i grandi gruppi internazionali”. E quali sarebbero questi gruppi stranieri? “Le grandi banche statunitensi al momento non sono interessate e neppure le britanniche” (..) I francesi invece sono molto attivi“.
Viene messo in luce tra l’altro come alcune norme stabilite dalla Bce abbiano “pesato particolarmente” sugli istituti italiani (come quelle relative a rafforzare patrimonialmente gli istituti di credito)”, in quanto per loro struttura le banche italiane sono “tra le più commerciali del panorama europeo. Inoltre – ha rimarcato Rosa – c’è anche il problema degli “NPL non solo per le singole posizioni, ma soprattutto per il complesso meccanismo della giustizia civile italiana che in tema di procedure concorsuali non aiuta la vita delle imprese”.
Banche italiane pagano fragilità ataviche più lockdown dividendi Bce
In questo scenario una semplice parola della Bce potrebbe rendere meno pericolosa la situazione in cui versano le banche italiane (e dell’area euro): il “sì” alla ridistribuzione dei dividendi.
Edoardo De Biasi scrive in un altro articolo del Corriere Economia che “Il lockdown ci fa prede (o marginali)”, parlando di “banchieri sul piede di guerra”:
il riferimento è all’appello lanciato dai ceo di banche del calibro di Intesa SanPaolo e UniCredit, rispettivamente, dunque, da Carlo Messina e da Jean-Pierre Mustier, affinché Francoforte ponga fine all’ALT sui dividendi, dando alle banche “la possibilità di tornare a staccare nel 2021 un dividendo per remunerare gli azionisti, che storicamente comprano il settore per il dividend yield alto che offre”.
Se l’indice Eurostoxx Banks ha perso più del 30% da inizio anno è anche perchè la Bce ha disposto a carico delle banche il divieto di erogare dividendi e lanciare operazioni di buyback alle banche, al fine di incentivarle a usare la liquidità in eccesso a favore dell’economia reale, con l’erogazione di prestiti a famiglie e imprese, nel pieno dell’emergenza della pandemia da coronavirus-COVID-19, e non per remunerare gli azionisti.
Ma se lo stop dovesse continuare allora la situazione sarebbe seria perchè il rischio di una fuga dalle banche italiane di investitori istituzionali come le stesse Fondazioni sarebbe più concreto. L’articolo avverte infatti che “il disinvestimento delle Fondazioni dal sistema bancario italiano avrebbe gravi conseguenze sul controllo degli stessi istituti”. Insomma, se la Bce dovesse confermare il no ai dividendi, in particolare le banche italiane, che si portano dietro fragilità già ataviche, accuserebbero un serio colpo. E quale preda migliore di una preda indebolita?
Allarme Copasir: scalata su Generali da Axa? E con Mustier UniCredit francese?
L’articolo pubblicato su Affari & Finanza di Giovanni Pons mette in evidenza l’allarme del Copasir: l’autorità temerebbe soprattutto per l’italianità del settore bancario e assicurativo, “perché è lì che sono concentrati alcuni snodi fragili del Paese”. E così viene lanciato l’avvertimento di “un’eventuale acquisizione di Generali da Axa” (ma in questo caso l’ingresso di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca potrebbe fare da scudo) o del casoUniCredit, “guidata dal banchiere francese Jean Pierre Mustier:
“Dopo aver venduto importanti asset della banca, come Pioneer (con tutto il suo risparmio gestito) e Fineco, anche a entità francesi (Amundi), Mustier ora starebbe pensando di scorporare le attività estere di UniCredit in una subholding da quotare in Borsa e poi offrire a un partner estero, magari proprio francese”. A tal proposito c’è da dire che nella conference call con gli analisti indetta per commentare i risultati di bilancio della banca di Piazza Gae Aulenti, il francese Mustier ha detto un’altra cosa importante, oltre al solito No alle operazioni di M&A, (azzerando praticamente la possibilità di un’operazione di salvataggio di MPS da parte di UniCredit). Mustier ha anche puntualizzato che, per ora, sebbene rimanga come progetto, il piano per la creazione di una subholding in Germania non è urgente, grazie all’aiuto arrivato dalla Bce e dallo spread BTP-Bund basso.
Sarà anche così, ma Mustier continua comunque a mostrare una certa “ritrosia a sviluppare il business in Italia”v- fa notare Pons -, un atteggiamento che “sta mettendo in difficoltà un’altra banca italiana, la terza per livello di attivo, Banco Bpm, la cui destinazione naturale sarebbe proprio nella pancia di UniCredit, bilanciando così l’avanzata di Intesa SanPaolo che ha aggregato anche Ubi”. Niente di tutto questo, invece, visto che se Mustier sta facendo una cosa è proprio “spianare la strada a un’altra banca francese, il Credit Agricole, già presente sul territorio italiano”.
Ma il dossier avanzata francese in Italia non è esaminato ‘soltanto’ in ambito bancario e assicurativo. In un altro articolo, Affari & Finanza ricorda il potere di Parigi in Italia, citando di nuovo il caso Credit Agricole Italia (ma in questo caso viene messo in evidenza come il cervello del gruppo sia italiano, come del resto accade anche per Bnl – gruppo BNP Paribas), ma anche i casi di Lactalis Italia, ex Parmalat, con l’AD francese, Jean Marc Bernoer. Edison, con un presidente francese (Marc Benayoun) e vari consiglieri francesi. (Edison è tra l’altro interamente controllata da Electricite de France).
“Altro francese in postazione strategica – si legge nell’articolo – a prescindere dal matrimonio con Psa, è Olivier Francois, Head del Brand Fiat e Chief marketing officer del gruppo Fca”. Lo stesso articolo fa notare tuttavia la complessità del quadro, visto che, “anche quando i vertici in Italia dicono oui in realtà testa, braccia e cuore sono stabilmente radicati in Italia”.