Notizie Notizie Italia Ansia da dividendi banche: Bce pronta a togliere bando. Tra cedole più interesssanti, quelle di Intesa SanPaolo e del trio risparmio gestito

Ansia da dividendi banche: Bce pronta a togliere bando. Tra cedole più interesssanti, quelle di Intesa SanPaolo e del trio risparmio gestito

25 Novembre 2020 14:30

Intesa SanPaolo e Mediobanca, ma anche le tre stelle del risparmio gestito italiano Banca Mediolanum, Banca Generali e Fineco Bank.

Intesa SanPaolo tra le banche più interessanti in attesa dell'ok della Bce al ripristino distribuzione dei dividendi
Italian bank Intesa Sanpaolo Chief Executive Officer (CEO) Carlo Messina gives press conference after the presentation of the 2017 results and a new business plan on February 6, 2018 in Milan. (Photo by MARCO BERTORELLO / AFP) (Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Nel commentare la questione del nodo dei dividendi, che tiene in ostaggio Piazza Affari, Equita SIM presenta il suo outlook su quando le cedole del settore finanziario potranno tornare, finalmente, a essere distribuite.

Ovviamente ci vuole il nulla osta della Bce, che non arriverà comunque prima del 10 dicembre, giorno in cui la banca centrale europea aggiornerà le proprie stime sull’economia dell’Eurozona.

Così Giovanni Razzoli di Equita SIM commenta l’intervista di Mersch al Financial Times:

“Secondo noi è ragionevole attendersi un’estensione del divieto fino a marzo, quando dovrebbe esserci una maggiore stabilità dello scenario macro all’esito del quale ci attendiamo che venga autorizzata il ripristino della politiche di dividendo in modo selettivo. Lo scenario più ragionevole, secondo noi, è quello nel quale le banche vengano autorizzate a pagare, nel 2021, dividendi in gran parte a valere sulla generazione di utile 2020, mentre ci sembrano molto improbabili distribuzioni di riserve sia di utili (ie gli importi accantonati nel 2019) che di capitale. Per questo motivo riteniamo che le banche maggiormente interessanti dal punto di vista del ripristino di politiche di dividendo generose e sostenibili siano quelle caratterizzate da una redditività resiliente anche nel 2020″.

Le prescelte sono Intesa SanPaolo, “per cui ci attendiamo un dps (dividend per share, divendo per azione) a valere sull’utile 2020 di 14 cent (pari ad uno yield dell’8%, 68% payout)” e Mediobanca, “per cui ci attendiamo un dps di 54 cents (yield 7%, payout 70%)”.

Razzoli continua, affermando che “per gli asset gatherers, ovvero per le società attive nel risparmio gestito, la combinazione di rischio di credito trascurabile (per la diversa natura di business rispetto alle banche) e la solida posizione patrimoniale rende tutte le società del settore idonee al ripristino del pagamento”.

I numeri, d’altronde, parlano da soli. La SIM milanese ricorda che, nei primi nove mesi del 2020, il CET 1 di Banca Mediolanum è stato pari al 21,8%; quello di Banca Generali al 20,4%, quello di Fineco Bank al 23,3%.

Le previsioni sui dividendi sono, di conseguenza, le seguenti:

  • Banca Mediolanum: dividendo per azione del 2020 pari a 40 centesimi o yield del 5,4% con payout 83% oppure 9,7% yield includendo saldo dividendi 2019 di 34 cents.
  • Banca Generali: dividendo per azione 2020 di 1,5 o yield 5,4% con payout 73% o 11% includendo saldo divindendi 2019,
  • Fineco Bank: dividendo per azione 2020 di 33cents con payout 64% o yield 2,6%.

Nodo dividendi: Bce verso stop al bando, ma teme anche credit crunch

Detto questo, tornando al nodo dei dividendi, c’è da dire che il problema è diventato non solo finanziario, ma anche economico, per certi versi etico: qualcuno si chiede se sia giusto consentire alle banche di tornare a erogare i dividendi agli azionisti in tempi di pandemia.

Dalla Bce arrivano aperture, come ha confermato Yves Mersch al Financial Times. Aperture però piuttosto condizionate, visto che le banche dovranno dimostrare di avere bilanci solidi in modo sufficiente da riuscire a contrastare gli effetti economici e finanziari provocati dalla crisi del coronavirus.

La vigilanza, secondo Mersch, dovrà essere “molto prudente” nel permettere che “l’erogazione delle cedole venga ripristinata ai livelli precedenti la pandemia”.

Da un lato, bisogna soddisfare le esigenze degli azionisti; dall’altro lato, però, la situazione di emergenza sanitaria ed economica scatenata dal Covid-19 è tale che deve essere garantito il ruolo tradizionale delle banche: l’erogazione del credito all’economia reale.

E’ stato questo, d’altronde, il motivo che ha fatto scattare, a marzo, lo stop alla distribuzione delle cedole: niente cedole agli azionisti e niente operazioni di buyback, per incentivare le banche a liberare capitali, al fine di canalizzarli in prestiti a favore di aziende e famiglie. Imperativo, evitare il credit crunch.

La domanda è: le banche europee hanno capitali a sufficienza sia per premiare gli azionisti che per continuare a soccorrere l’economia? In realtà, proprio la Bce ha diramato oggi il suo ultimo report sulla stabilità finanziaria, che non è affatto di buon auspicio per le banche, tanto meno per la loro richiesta di poter tornare a distribuire gli utili.

Frasi come “la redditività delle banche dell’Eurozona non tornerà a livelli pre-pandemia prima del 2022″; “con il balzo di nuovi contagi da coronavirus-COVID-19 e il lancio di nuove misure di contenimento come i lockdown saranno probabili downgrade sugli utili delle banche”; e come, infine, “gli utili delle banche rimarranno deboli per tutto il 2021, ostacolando il credito all’economia reale, alimentano la seguente domanda: in queste condizioni, davvero è opportuno consentire alle banche di ripristinare la distribuzione dei dividendi?

Intanto, c’è da dire che è stato lo stesso Luis De Guindos, vicepresidente della Bce, a dire sempre oggi che “qualsiasi decisione sui dividendi futuri delle banche dipenderà dagli sviluppi economici che si presenteranno andando avanti” e che “la sospensione dei dividendi è un evento temporaneo e straordinario“.

Non per niente, ci sono motivi anche di carattere legale che impedirebbero alla banca centrale europea di continuare a imporre un simile divieto.

Mersch non ha nascosto però di avere qualche timore e, prossimo a ritirarsi dalla carica che ricopre al board esecutivo della Bce, ha lanciato più di un avvertimento alla stessa Vigilanza della Bce, invitandola a non abbassare la guardia. Anche perchè c’è già qualcuno, che in condizioni di anonimato, ammette tranquillamente di aver ordinato alla propria banca di stringere i rubinetti del credito, per preservare capitale e rientrare dunque nel club di quelle banche che potranno riiniziare a distribuire le cedole.