UniCredit, l’Italia una zavorra per il titolo. Con spin off un regalo agli azionisti di oltre 3 miliardi
Con l’operazione di spin off a cui sta lavorando, UniCredit potrebbe essere prossima a fare un bel regalo ai suoi azionisti. Magari da annunciare anche sotto Natale, visto che l’AD Jean-Pierre Mustier vorrebbe che il piano per la creazione di una subholding in Germania, da quotare con un’Ipo alla borsa di Francoforte, venisse portato all’approvazione del cda entro la fine di quest’anno.
Di UniCredit si sta facendo un gran parlare, sia per questo progetto, che per la recente nomina a presidente dell’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: che magari, visti i contatti con Siena, potrebbe rendere concreto il dossier UniCredit-Mps. Dossier che viene giudicato però improbabile da tanti al punto che, di recente, c’è chi ha paventato, piuttosto, un’operazione di M&A tra UniCredit e il colosso francese BNP Paribas. Piccolo particolare: un accordo del genere vedrebbe UniCredit non nelle vesti di un ipotetico cavaliere bianco o, in generale, di predatore, ma in quelle di preda.
Per ora dalla banca nessuna conferma o smentita: rimangono attuali le dichiarazioni rilasciate dal ceo Mustier che, all’inizio di ottobre, ha ribadito il no al risiko bancario.
Nonostante questo, la nomina di Padoan a presidente di UniCredit ha riacceso negli ultimi giorni varie speculazioni sulle nozze con Mps o, anche, con qualche altra banca europea.
M&A o meno, si sa che la priorità di Mustier è quella di creare valore per gli azionisti, che sia attraverso la distribuzione dei dividendi o tramite operazioni di buyback. Compito non proprio facile, anzi impossibile al momento, visto lo stop ai dividendi prorogato dalla Bce.
Si tratta di un congelamento destinato ad aver presto fine, tanto che c’è anche qualche azionista, di una banca italiana in particolare, che già si sta pregustando una doppia razione di cedole. E c’è per l’appunto UniCredit che, secondo quanto riportato nelle ultime ore da un articolo di Reuters, proprio con l’operazione di scorporo a cui sta lavorando, potrebbe regalare agli azionisti ben 3 miliardi di euro.
Nello specifico, la creazione di valore si avrebbe separando i 16 miliardi di euro di asset italiani della banca dalla sua subholding futura. Un tale spin off potrebbe secondo Reuters scatenare un balzo del titolo fino a +20%. Se poi ci fosse un deal con Commerzbank o BNP Paribas, il rally potrebbe essere ancora più poderoso.
C’è da dire che, negli ultimi anni, il titolo UniCredit non ha fatto granché: da quando Jean-Pierre Mustier è diventato numero uno dell’istituto, il valore dell’azione langue, tanto che la seconda banca italiana, con il titolo scambiato al 28% del suo valore contabile tangibile. Il motivo? Reuters lo dice chiaramente: “Gli investitori penalizzano ingiustamente UniCredit per la sua sede a Milano (leggi italiana), anche se qualcosa come il 60% del fatturato incassato lo scorso anno è arrivato dall’estero”. Ancora, “l’ esposizione all’Italia è un deterrente anche per i potenziali acquirenti stranieri, e fa salire i costi della raccolta”.
Reuters calcola le conseguenze dello spin off:
“Partiamo dal presupposto che le attività italiane siano scambiate al 25% circa del valore contabile tangibile, appena al di sopra delle rivali domestiche più piccole. Con un valore contabile che probabilmente ammonta a 20 miliardi di euro circa, sulla base dell’incidenza (degli asset) sul fatturato e delle stime di Refinitiv, il valore degli asset italiani potrebbe essere, forse di 5 miliardi di euro. Il ritorno sul capitale delle operazioni estere, superiore al 4%, conseguito nel primo semestre del 2020, suggerirebbe una capitalizzazione di mercato pari ad almeno il 40% del valore contabile stimato di 34 miliardi, ovvero 14 miliardi di euro. Il che significa che le due banche separate avrebbero un valore combinato di 19 miliardi di euro. Valore superiore di oltre 3 miliardi rispetto agli attuali 15,3 miliardi di euro di capitalizzazione. Un bel regalo, per i suoi azionisti.
Lo scorporo potrebbe offrire a Mustier l’occasione per valutare anche quelle operazioni di M&A che il ceo ha sempre pubblicamente snobbato. UniCredit potrebbe per esempio decidere a favore di una fusione di HypoVereinsbank (HVB), la sua divisione in Germania, con Commerzbank. O potrebbe decidere di mettersi in vendita in blocco, magari consegnandosi nelle mani della francese BNP Paribas. Questi accordi transfrontalieri potrebbero non essere visti di buon grado dal governo italiano.
A quel punto, la banca opterebbe per la diplomazia, giocando la carta Padoan. Quale mediatore migliore dell’ex ministro dell’Economia, per convincere Roma ad accettare quello che alla fine sarebbe un allontanamento, da parte di UniCredit, dalla zavorra Italia?