Banche a secco di dividendi: effetti su prezzi di un’astinenza percepita come duratura e il rischio autogol recessivo della Bce
Il 28 luglio ha Bce ha prorogato fino al 1° gennaio 2021 la raccomandazione di non pagare dividendi agli azionisti delle banche. La decisione segue quella dello scorso marzo quando venne raccomandata la sospensione delle cedole in scia alla situazione di grave emergenza scatenata dall’esplosione della pandemia COVID-19. Inizialmente la Bce aveva deciso di raccomandare agli istituti di congelare l’erogazione dei dividendi ed eventuali operazioni di buyback pianificate fino al prossimo 1° ottobre.
Una decisione dettata dal concreto timore che nel prossimo futuro il patrimonio delle banche conosca una riduzione severa e il capitale potrebbe risultare insufficiente ad assorbire le perdite garantendo stabilità al sistema. “Se ciò accade, gli azionisti dovranno presentarsi sul mercato col cappello in mano, emettendo nuove azioni a condizioni penalizzanti e imbarcando tanti soci (con cui dividere gli utili futuri) in cambio di pochi soldi”, rimarcano gli economisti Silvio Cuneo e Andrea Resti in un articolo pubblicato su Lavoce.info. Lo stop ai dividendi può pertanto essere la scelta migliore per gli stessi azionisti che lo subiscono.
Il responsabile della supervisione bancaria della Bce, Andrea Enria, ha commentato la decisione ribadendo che l’intento è “assicurare che il settore bancario rimanga resiliente e sostenga la ripresa economica attraverso una offerta adeguata di credito”.
Rischio che la misura venga percepita come non transitoria
Silvio Cuneo e Andrea Resti pongono però l’accendo sul potenziale rischio di tale stop ai dividendi se verrà percepito come permanente dal mercato. In equilibrio, il prezzo delle azioni bancarie cresce con il volume di utili annui attesi, ma anche con il pay-out ratio, cioè la quota di utile distribuita agli investitori. La Bce, nel comunicato del 28 luglio, fa sapere che il bando ai dividendi potrebbe proseguire anche nel 2021. “Se la riduzione del pay-out non fosse vista come eccezionale e transitoria, il risultato sarebbe un calo dei prezzi e della capitalizzazione di mercato degli enti creditizi. Oltre a danneggiare evidentemente gli azionisti (famiglie e fondazioni incluse), ciò potrebbe portare a conseguenze paradossali“, argomentano i due citando un report di Bank of America dall’evocativo titolo “Zero dividends: a local mistake”: quotazioni depresse potrebbero indurre le banche a prestare di meno anche se il coefficiente patrimoniale sale di qualche punto decimale grazie al dividendo non distribuito. Il rischio è quindi un effetto boomerang in un contesto recessivo come quello attuale se la raccomandazione Bce sui dividendi si prolungherà ulteriormente.