UBS acquisterà Credit Suisse. L’accordo

UBS-Credit Suisse: la fusione c’è. Con la benedizione del governo svizzero
UBS acquisterà la rivale Credit Suisse per un valore superiore a 2 miliardi di dollari. E’ quanto riporta un articolo di Bloomberg, parlando di un accordo storico volto a porre fine alla crisi che ha assediato CS.
Stando ai termini del deal riportati dal Financial Times, la banca centrale svizzera Swiss National Bank (SNB) offrirà una liquidità aggiuntiva di circa 100 miliardi di dollari a Ubs.
Non solo. Per salvare la banca, che con i suoi problemi ha continuato a deprimere i mercati di tutto il mondo nonostante l’intervento della Swiss National Bank, le autorità svizzere starebbero lavorando a una legge che bypassi il voto degli azionisti di Credit Suisse, accelerando così la vendita del colosso alla rivale Ubs.
Ubs avrebbe dunque deciso di aumentare la sua offerta iniziale volta a inglobare Credit Suisse, da 0,25 franchi svizzeri per azione ($1 miliardo circa) a 0,50 franchi svizzeri per azione, per un ammontare complessivo superiore ai $2 miliardi.
Pur se rivista al rialzo, la proposta rimane tuttavia ben al di sotto del valore a cui il titolo CS ha chiuso la sessione di venerdì scorso, pari a 1,86 franchi svizzeri.
Accordo Ubs-Credit Suisse: l’annuncio della banca centrale Svizzera
Di seguito il comunicato della Swiss National Bank:
“Con il takeover di Credit Suisse da parte di Ubs, è stata trovata una soluzione volta ad assicurare la stabilità finanziaria e a proteggere l’economia svizzera in questa situazione eccezionale”.
L’SNB ha rimarcato come abbia lavorato con il governo svizzero e com l’Autorità svizzera di supervisione dei mercati finanziari per accelerare la combinazione tra CS, banca reduce da una fuga di depositi e da una serie di scandali vari, e Ubs.
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L’offerta di UBS è arrivata dopo che il titolo Credit Suisse, bastonato dalle vendite, ha chiuso la settimana peggiore dall’esplosione della pandemia Covid-19 nel 2020, dopo che la banca ha gettato nel panico i mercati finanziari mondiali, gelati dal timore di una nuova crisi bancaria in stile 2008.
Al fine di tamponare la crisi, nei giorni scorsi la banca centrale svizzera si è fatta avanti annunciando la sua piena disponibilità ad aiutare il colosso bancario. Disponibilità che è stata prontamente accettata, con Credit Suisse che ha reso nota l’intenzione di prendere a prestito dalla SNB fino a 50 miliardi di franchi.
L’assist che la notizia ha dato al titolo Credit Suisse è durato tuttavia il tempo di una seduta.
Il peggioramento del sentiment sui titoli bancari, rinfocolato dalle nuove preoccupazioni che si sono presentate negli Stati Uniti con il caso First Republic Bank , altra banca regionale Usa che ha attenzionato i mercati poco dopo il crac di Silicon Valley Bank (SVB) e di Signature Bank, è tornato a penalizzare il titolo Credit Suisse, che è tornato a cadere nella sessione di venerdì scorso, sfiduciato per l’ennesima volta dai mercati.
Credit Suisse: un suo crac sarebbe stato peggiore di quello di Lehman?
Credit Suisse, vale la pena ricordarlo, è (era ormai) una banca sistemica, il cui eventuale fallimento avrebbe (avuto) ricadute impressionanti sull’economia e sui mercati mondiali, molto oltre del caso storico del crac di Lehman Brothers.
Il bilancio del colosso bancario elvetico ha una dimensione di fatto doppia rispetto a quella che presentava Lehman Brothers al momento del suo collasso, con un valore che si aggira attorno ai 530 miliardi di franchi svizzeri (dati relativi alla fine del 2022).
Il gruppo è anche molto più connesso con la finanza globale rispetto a quanto lo fosse Lehman Brothers nel 2008, disponendo di diverse sussidiarie dislocate nel mondo.
Per avere un’idea della gravità di problemi che assediano il gruppo da tempo, basta far riferimento a qualche cifra: soltanto nel quarto trimestre del 2022, CS ha perso il 38% dei suoi depositi, sulla scia della corsa agli sportelli (bank run), lanciata dai suoi clienti. preoccupati per le sue sorti (e per le sorti dei loro conti).
Nell’intero 2022, il gigante ha sofferto una perdita netta di 7,3 miliardi di franchi, prevedendo una ulteriore perdita “significativa” nel 2023.
L’ennesimo tracollo del titolo nella sessione di venerdì ha convinto le autorità di Borsa svizzere a puntare ancora di più sulla soluzione Ubs.
Inizialmente l’offerta per rilevare Credit Suisse si è aggirata attorno a $1 miliardo, un valore che, secondo diverse fonti, sarebbe stato prontamente rifiutato da parte della banca. Motivo: la proposta sarebbe stata troppo bassa, e avrebbe danneggiato sia gli azionisti che i dipendenti.
Ubs è stata costretta dunque a migliorare la sua proposta, riuscendo alla fine a inglobare la sua rivale di sempre.
Fine dei giochi per l’ex Schweizerische Kreditanstalt
Credit Suisse, ex Schweizerische Kreditanstalt, è stata fondata nel 1856 dal magnate Alfred Escher con l’obiettivo di finanziare la costruzione della rete ferroviaria svizzera.
Nel corso dei decenni, il gruppo bancario è riuscito a trasformarsi in un colosso finanziario globale, portando la Svizzera, insieme alla rivale Ubs, a diventare un centro della finanza mondiale.
Ubs, ricorda un articolo di Bloomberg, affonda le sue radici in ben 370 istituzioni finanziarie separate che si sono succedute nel corso di 160 anni: una storia culminata poi nella fusione tra Union Bank of Switzerland e Swiss Bank Corporation, avvenuta nel 1998.
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