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SVB: caso isolato o no? Algebris risponde

14 Marzo 2023 13:03

Svb: Algebris risponde alla domanda su evento Lehman o no

SVB Silicon Valley Bank: “Non facciamo di tutta l’erba un fascio”. Così commenta il team strategie di credito globale di Algebris Investments, società di gestione del risparmio, nell’approfondimento ad hoc dedicato al crac della banca californiana, che ha riportato sui mercati l’incubo di un evento in stile Lehman Brothers .

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Nel mettere in evidenza la reazione dei mercati che, a seguito del crac di, “hanno visto un rischio potenzialmente sistemico per il settore bancario statunitense e globale”, Algebris ha detto di non essere d’accordo con “questa interpretazione”.

Il motivo?

“SVB ha una base di depositi fortemente idiosincratica e ha dovuto far fronte a prelievi importanti, esponendo la banca a perdite ingenti sul suo portafoglio di titoli sovradimensionato”.

Di conseguenza, secondo gli analisti, “SVB è un caso isolato in termini di entità dei deflussi, dopo aver goduto di una crescita spettacolare sui depositi negli ultimi tre anni”.

SVB: cronaca di un crac annunciato?

Lo scorso giovedì, Wall Street è stata attaccata da forti sell off, a seguito della notizia relativa a questa banca americana, Silicon Valley Bank, che ha annunciato un aumento di capitale di oltre 2 miliardi di dollari volto a compensare le perdite sofferte con la vendita di un portafoglio costituito soprattutto da Treasuries Usa.

Le vendite hanno portato il titolo SVB a crollare ai minimi dal 2016, azzerando una capitalizzazione di mercato di oltre 80 miliardi di dollari, soltanto nella sessione di giovedì scorso.

Lo shock SVB vero e proprio si è presentato nella sessione di venerdì scorso, con i clienti della banca delle start up che si sono affrettati a ritirare i soldi depositati presso l’istituto, scatenando un vero e proprio fenomeno di bank run (corsa agli sportelli), sulla scia anche di alcuni alert lanciati da alcuni fondi, come il Founders Fund di Peter Thiel, Coatue Management, Union Square Ventures e Founder Collective, insieme ad altri grandi nomi del venture capital.

Quella perdita netta pari a 1,8 miliardi di dollari sofferta da Silicon Valley Bank con la vendita di un portafoglio di $21 miliardi di strumenti finanziari, composto per lo più da Treasuries Usa e asset garantiti dai mutui, ha condannato a morte la banca che, dopo l’arco di qualche ora, è poi ufficialmente fallita.

La notizia della banca americana fallita più grande dai tempi del crac di Washington Mutual e del collasso di Lehman Brothers del 2008 ha continuato a mettere in ginocchio l’azionario mondiale nella sessione di ieri.

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Il resto è cronaca, con il bagno di sangue che ha colpito l’azionario globale, attraverso i ripetuti sell off che hanno messo KO le banche di tutto il mondo, incluse le banche italiane.

Algebris: SVB non una tipica banca Usa

Da Algebris arrivano  alcune riflessioni sul panico che ha investito tutto il mondo, e che sembra ora smorzarsi nella stessa Wall Street, nonostante la mossa dell’agenzia di rating Moody’s su First Republic Bank e altre cinque banche americane.

Il team di strategia sul credito di Algebris Investments sottolinea che “la stragrande maggioranza delle grandi banche americane – e certamente quelle presenti nei nostri portafogli ” è caratterizzata da “depositi meglio diversificati e più stabili, nonché posizioni patrimoniali solide sia a livello di valore a pronti che di valore a mercato”.

Di conseguenza, sottolineano da Algebris, “troviamo la generalizzazione sbilanciata e pensiamo che la debolezza cui stiamo assistendo lungo tutta la struttura di capitale delle banche offra un’opportunità di entrata, specialmente nei nomi di maggiore qualità”.

Il caso Silicon Valley viene spiegato in questo modo:

SVB non era la tipica banca statunitense e si distingueva per diversi motivi. Il suo modello di business era incentrato sull’ecosistema dei venture capital. Questo ha permesso a SVB di crescere in modo esponenziale negli ultimi quattro anni, facendo crescere attività e depositi di oltre il 200%, che hanno toccato rispettivamente i $220 miliardi e i $198 miliardi”.

Ma “in istituti analoghi, i depositi sono cresciuti a ritmi parecchio inferiori (..) A titolo di confronto, la banca statunitense media nel nostro portafoglio ha quasi due terzi della propria base depositi in conti assicurati, contro appena il 12% di SVB. Molti dei depositi di SVB sono stati investiti in titoli a tasso fisso di lunga durata che con l’aumento dei tassi erano in perdita, il che ha generato sia pressioni sugli utili che sul capitale”.

Certo, “la ripercussione sui mercati potrebbe continuare per del tempo, mentre la FDIC lavora a una soluzione. Se le diverse startup clienti di SVB si trovassero ad affrontare una stretta di liquidità, potrebbero esserci conseguenze economiche relativamente più ampie. Una cattiva gestione della liquidità rischierebbe di portare a problematiche di credito nelle banche esposte a venture capital”.

Ma “ciò detto, partendo dal presupposto che l’impatto economico resti contenuto, vediamo scarso rischio di impatto trasversale, specialmente sulle principali banche statunitensi ed europee”.

Banche sistemiche soggette a regole più complete

Algebris spiega che “le banche sistemiche sono soggette a una regolamentazione più completa e approfondita”.

In particolare “in Europa, Basilea IV impone dei vincoli rispetto a quanta discrepanza di tasso possa esserci nei portafogli obbligazionari da detenere fino a scadenza” e “questo evita che possano trovarsi in una posizione di patrimonio netto negativo paragonabile a SVB”.

Il risultato è che “la banca europea media soffre perdite di solo 5% del patrimonio netto tangibile, rispetto al 124% di SVB a fine anno; su questa metrica, le nostre partecipazioni negli Stati Uniti sono paragonabili alla media delle banche statunitensi”.

Ancora, si legge nella nota della società di gestione del risparmio, “le banche europee e le grandi banche statunitensi devono dedurre le perdite non realizzate sui titoli dal proprio capitale di vigilanza a fair value (ovvero, a valore di mercato, con frequenza trimestrale)” e, per “le banche dove investiamo, una valutazione dell’intero portafoglio di attivi a mark-to-market risulterebbe comunque in un patrimonio decisamente positivo“.

“Liquidità notevolmente migliore in banche Usa ed europee”

Temere dunque un evento à la Lehman Brothers, insomma, non ha senso, per una serie di motivi:

“La liquidità è notevolmente migliore nelle principali banche statunitensi e in Europa, anche grazie a vincoli come il coefficiente di copertura della liquidità e il coefficiente netto di finanziamento stabile – nessuno dei quali era previsto per SVB. Peraltro, le banche statunitensi ed europee hanno tipicamente una base depositi altamente diversificata e granulare, in netto contrasto con SVB, rendendo remota la probabilità di percentuali di prelievi elevate”, sottolineano da Algebris.

Ancora, “la diversificazione settoriale e geografica rafforza la stabilità dei depositi. Infine, in Europa, dove i depositi sono in continua crescita, le banche dispongono di $3 miliardi di liquidità in eccesso, pari a circa un quarto dei depositi del sistema, e dispongono di un mercato di titoli di stato di $1 miliardo, come ulteriore riserva di liquidità”.

L’analisi di Algebris si conclude con queste osservazioni:

“Eravamo ben consci delle problematiche che affliggevano SVB e anzi, quando abbiamo avuto la possibilità di farlo, siamo andati corti sul titolo. Investiamo in finanziari focalizzandoci in primis sulla qualità. Episodi idiosincratici come questo dimostrano perché preferiamo le banche grandi, sistemiche e ben regolamentate”.

“Si tratta di istituti interessati dalle normative introdotte post 2008, soggette a requisiti più stringenti e supervisione più rigorosa da parte delle autorità di vigilanza”.

In conclusione, “affrontiamo questa debolezza di mercato convinti della bontà dei nostri nomi e vediamo la correzione come un’opportunità di acquisto”.

Il team credito della società di gestione del risparmio mette in evidenza anche la presenza di diverse opportunità:

Ci sono ottimi titoli che scambiamo a 5-7 volte gli utili, con rendimenti sul patrimonio netto tangibile a doppia cifra e rendimenti da dividendi a cifra singola elevata”.

Il messaggio, dunque, è di non farsi prendere dal panico. E i recuperi di queste ultime ore dei mercati alimentano la speranza che la crisi non sia così diffusa come paventato fino a ieri.