Tesla: i conti deludono, Elon Musk accusa la Fed
Tesla: trimestrale deludente, Musk se la prende con la Fed
Tesla: la trimestrale delude, ed Elon Musk se la prende con la Fed di Jerome Powell.
Nel frattempo, Wall Street penalizza il titolo Tesla dopo la pubblicazione di una trimestrale che presenta fin troppi numeri che non convincono gli investitori.
Le quotazioni del colosso delle auto elettriche creato e gestito da Musk, ora anche ceo di Twitter oltre che di Space X, scivolano di oltre il 6% nelle contrattazioni afterhours della borsa Usa.
Niente crescita degli utili, per il gigante EV, tutt’altro: nei primi tre mesi dell’anno, l’utile netto è sceso del 24% su base annua, a $2,51 miliardi.
L’utile GAAP per azione è stato pari a 73 cents, in ribasso del 23% su base annua.
L’eps su base adjusted si è attestato a 85 centesimi per azione, come da attese.
Il fatturato è ammontato a $23,33 miliardi, lievemente al di sopra dei $23,21 miliardi previsti dal consensus, e in rialzo del 24% rispetto al primo trimestre del 2022.
Tesla paga strategia taglio prezzi auto
Nessun numero particolarmente esaltante, in un momento in cui Tesla cerca di attrarre i potenziali acquirenti con una politica incentrata sul taglio dei prezzi delle sue auto.
L’ultima mossa è arrivata l’altroieri, alla vigilia della diffusione dei conti, con Tesla che ha tagliato di nuovo i prezzi delle auto.
In particolare, la casa automobilistica con sede ad Austin, Texas, ha ridotto il prezzo delle auto elettriche Model Y del 5,6% a $49.990, sforbiciando il prezzo anche del modello di base, il Model 3: in questo caso la riduzione è stata pari a -4,7% a $39.990.
I prezzi sono stati tagliati per la sesta volta.
Vale la pena di cordare che Tesla ha abbassato di recente anche i prezzi in Europa, Israele e Singapore, oltre che in Giappone, Australia e Corea del Sud, ampliando una campagna di sconti iniziata in Cina a gennaio per stimolare la domanda, in un contesto in cui i consumatori si tengono più stretti i portafogli, vista l’inflazione che rimane tuttora molto alta.
Una scelta, quella di tagliare i prezzi, che Tesla ha però pagato in termini di redditività, come dimostrano i numeri di bilancio.
In particolare, proprio il calo del margine lordo, nel corso del primo trimestre, al 19,3% potrebbe riflettere l’impatto di quei tagli ai prezzi.
Dal canto suo, la casa automobilistica ha spiegato che, a mettere sotto pressione i suoi margini, è stato “il sottoutilizzo delle nuove fabbriche“, unito ai costi delle materie prime e di logistica più alti e anche al fatturato inferiore incassato con il business dei crediti green.
Il fatturato legato al business automotive, che rappresenta la fonte principale delle entrate di Tesla, è salito comunque del 18% su base annua, attestandosi a quota $19,96 miliardi.
Ancora nello specifico, nei primi tre mesi dell’anno Tesla ha riportato un giro d’affari legato ai crediti green pari a $521 milioni, livello inferiore rispetto ai $679 milioni del primo trimestre del 2022.
Tesla, Musk punta il dito contro la Fed di Powell
Nel corso della call indetta per commentare la trimestrale, il ceo Elon Musk ha posto l’enfasi sul contesto macroeconomico “incerto”, che potrebbe condizionare i piani di acquisto di nuove automobili dei consumatori.
Rispondendo alle domande degli analisti, il tycoon ha detto inoltre di prevedere per l’economia un “periodo di tempesta”, puntando il dito ancora contro la Fed e la decisione della banca centrale guidata dal presidente Jerome Powell di continuare ad alzare i tassi.
“Ogni volta che la Fed alza i tassi di interesse, è come se alzasse i prezzi delle auto”, ha detto Elon Musk, ricordando che, ogni volta che c’è incertezza sull’outlook dell’economia, i consumatori sono soliti, in generale, “posticipare i grandi nuovi acquisti, come quelli di una nuova auto”.
Le critiche di Musk alla Fed non sono certo nuove.
Qualche ora prima della diffusione della trimestrale, il ceo del colosso EV aveva sottolineato, nel corso di una intervista rilasciata alla Fox News, che non esiste alcuna “cura magica contro l’inflazione”, affermando che le stesse turbolenze che hanno colpito il mese scorso il mondo delle banche Usa, così come anche le difficoltà a cui sta facendo fronte il mercato immobiliare Usa, sia commerciale che residenziale, non sono state altro che la conseguenza degli sforzi della Federal Reserve tesi a sfiammare la crescita dell’inflazione attraverso tassi di interesse più alti.
Ma, secondo Musk per l’appunto, “non esiste una cura magica per sbarazzarsi dell’inflazione, a eccezione di quella tesa ad aumentare la produttività, l’offerta di beni e di servizi”.
D’altronde, si è chiesto e ha chiesto ancora Musk – “cosa è la moneta? Qui si parla praticamente di numeri in una banca dati che compongono un certo totale. Poi c’è l’offerta di beni e di servizi dell’economia”. E il punto è che, “fino a quando il rapporto tra la moneta e quello dei beni e dei servizi rimane costante, l’inflazione non c’è. Ma se nel sistema si inietta moneta più velocemente di quanto si aumenti l’offerta di beni e servizi, allora si crea inflazione”.
LEGGI ANCHE
L’appello di Bill Ackman e Elon Musk alla Fed
Tassi Fed, Elon Musk striglia Powell & Co: ‘Tagliateli immediatamente, altrimenti..’
Conti Tesla: il commento di eToro
Così Gabriel Debach, market analyst di eToro, commenta i risultati di Tesla, riferendosi anche a quanto emerso con i conti dell’altra Big Tech Usa, il gigante del video streaming Netflix:
“Sebbene le trimestrali americane restino in generale positive, lo stesso non può dirsi per i grandi nomi di Netflix e Tesla – in attesa dei prossimi grandi nomi delle Big Tech – entrambe non apprezzate dagli investitori. Se la prima ha mostrato dati non eclatanti (tuttavia decisamente migliori rispetto allo scivolone dello scorso anno sul Q1), su Tesla le preoccupazioni sui margini, dopo i vari tagli nei prezzi di listino, si sono materializzati con la marginalità lorda scesa di 10 punti percentuali al 19% e quella operativa di 8 punti percentuali all’11%”.
Il market analyst di eToro parla di dati che confermano i timori, “sebbene restino tra i più elevati del settore” e fa riferimento a una “strategia futura che punta a far forza sui volumi più che sui margini”, in quanto sarebbe “difficile altrimenti raggiungere l’obiettivo prefissato di vendere 20 milioni di veicoli all’anno entro il 2030, rispetto ai circa 1,3 milioni del 2022″.
“Per avere un quadro di misura – ha concluso Debach – Toyota, il produttore di auto più venduto a livello globale nel 2022, ha consegnato lo scorso anno circa 10,5 milioni di veicoli”. E i mercati “non sembrano apprezzare la direzione, con il titolo che in After hours perde circa il 6%“.
E le vendite si intensificano: alle 10.30 circa ora italiana, il titolo TSLA affonda sul Nasdaq di quasi l’8%.
LEGGI ANCHE
Tesla conferma target produzione 2023. I tempi dell’atteso Cybertruck