Auto: crisi mercato UE, Volkswagen e altre big pagano calo elettrico
Il mercato europeo dell’automobile continua a soffrire, frenato dalla contrazione delle vendite di veicoli elettrici. I dati sulle immatricolazioni di agosto mostrano un calo del 16,5% su base annua, con un crollo del 36% per le auto alimentate a batteria. La transizione energetica procede a rilento e la concorrenza dei produttori cinesi si fa sempre più serrata, come dimostra il recente annuncio di ristrutturazione da parte di Volkswagen. Intanto, la cinese BYD segna un nuovo record di vendite ad agosto.
Mercato auto Europa in contrazione ad agosto
Nel mese di agosto, le immatricolazioni di autovetture nell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) hanno segnato una flessione del 16,5% rispetto allo stesso mese del 2023 e del 29,6% rispetto ad agosto 2019, periodo precedente alla crisi causata dalla pandemia. Nella sola Unione Europea, escludendo Regno Unito, Islanda, Norvegia e Svizzera, il calo è stato del 18,3% su base annua e del 32,2% rispetto ad agosto 2019.
La contrazione registrata ad agosto influisce anche sul bilancio dei primi otto mesi del 2024, che mostra solo un modesto incremento rispetto al 2023: +1,7% per l’intera Europa Occidentale e +1,4% per l’UE. Tuttavia, confrontando lo stesso periodo con il 2019, emerge una flessione del 20% per l’Europa Occidentale e del 20,2% per l’Unione Europea.
Sempre ad agosto, spiccano i risultati negativi dei principali mercati dell’area. La Germania, in particolare, registra una contrazione del 27,8% rispetto ad agosto 2023, seguita dalla Francia (-24,3%) e dall’Italia (-13,4%). Le diminuzioni sono più contenute nel Regno Unito (-1,3%) e in Spagna (-6,5%).
Pesano le vendite di veicoli elettrici
Il motivo principale del crollo di agosto è attribuibile alla crisi delle auto elettriche (BEV). Nell’Europa Occidentale, le immatricolazioni di veicoli elettrici hanno subito una flessione del 36%, mentre all’interno della sola Unione Europea il calo è stato ancora più marcato, pari al 43,9%. In Germania, si è registrato un crollo del 68,8%, seguito dall’Italia con un -40,9%, dalla Francia con un -33,1% e dalla Spagna con un -24,8%. In controtendenza, il Regno Unito ha segnato un incremento del 10,8%, favorito dagli sconti attuati dai concessionari per smaltire le giacenze di auto elettriche invendute.
Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, è necessario che l’Unione Europea riveda con urgenza la propria politica di transizione energetica. Questa, infatti, è una delle principali ragioni per cui il mercato automobilistico dell’Europa Occidentale, e in particolare quello dell’UE, resta fermo intorno all’80% dei livelli pre-crisi. Il tutto, con ripercussioni particolarmente negative per l’industria automobilistica europea, già minacciata dalla crescente concorrenza cinese, che sta guadagnando quote sempre più rilevanti nelle immatricolazioni del mercato europeo.
La concorrenza dei produttori auto cinesi si fa sentire
“La crescente pressione competitiva della Cina è un problema significativo”, afferma Vontobel Markets, analizzando nello specifico la situazione complicata di Volkswagen.
“Grazie a salari e costi energetici più bassi, le aziende cinesi possono espandere ulteriormente il loro dominio nell’industria automobilistica. Inoltre, beneficiano di una minore burocrazia e di normative ambientali meno severe, che conferiscono loro ulteriori vantaggi competitivi.”
I politici hanno chiesto all’UE un maggiore sostegno per rafforzare la competitività del Vecchio Continente e hanno criticato le istituzioni comunitarie per gli svariati ostacoli a cui i produttori sono sottoposti.
Tra le big europee soffre Volkswagen
Una delle società maggiormente sotto pressione è Volkswagen, che sta pianificando una serie di misure per risollevare le entrate e i margini in difficoltà. La casa automobilistica tedesca, infatti, dopo le conseguenze dello scandalo dieselgate sulle emissioni, ha pagato il colpevole ritardo nella transizione verso l’elettrico e la dipendenza eccessiva dal mercato cinese.
La società guidata dal Ceo Oliver Blume si trova quindi ad affrontare una serie di sfide strategiche e operative, per rispondere alla concorrenza dei produttori asiatici e far fronte ai costi energetici proibitivi in Germania. Il piano di turnaround allo studio include tagli di costi per circa 10 miliardi di euro, attraverso 15.000 licenziamenti e la chiusura di alcuni impianti produttivi, oltre a un aumento dei prezzi di alcuni modelli, anche se la ristrutturazione è ostacolata dalle tensioni con i sindacati.
Insieme al partner cinese SAIC, il gruppo sta valutando anche la chiusura dello stabilimento di Nanchino, ma potrebbe non essere l’unico in Cina, oltre a quelli potenzialmente a rischio in Germania.
BYD cresce anche fuori dalla Cina
Nel frattempo, la casa cinese BYD continua a macinare terreno nei confronti dei rivali. Ad agosto l’azienda ha venduto un numero record di 370.854 auto, in aumento del 30% su base annua, con una crescita del 12% per i veicoli elettrici e del 48% per quelli ibridi.
Di queste, 31.451 auto sono state vendute all’estero, portando l’aggregato da inizio anno a 264.869, più del totale del 2023. Di questo passo, BYD dovrebbe sfiorare le 400.000 immatricolazioni al di fuori della Cina nel 2024, insidiando sempre più Tesla e le altre case che producono vetture alimentate a batteria.