Tassi Bce: mercati alzano la posta in gioco. Ecco le (potenziali) date dei prossimi tagli
Un ciclo di tagli ai tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (Bce) più profondo del previsto, che potrebbe cominciare già dal prossimo meeting del 17 ottobre, appare concretizzarsi nelle aspettative di molti osservatori.
I mercati hanno iniziato ad alzare la posta in gioco, aumentando le scommesse sui tagli previsti dalla Bce. Ad andare in questa direzione anche gli analisti della banca giapponese Nomura e quelli di Bank of America che hanno rivisto in senso più espansivo le previsioni sull’itinerario che verrà seguito dell’istituto guidato da Christine Lagarde.
“Abbiamo fatto grandi progressi nella nostra battaglia contro l’inflazione”, ha dichiarato proprio in avvio di settimana la presidente della Bce di fronte alla Commissione Affari Economici e Monetari del Parlamento Europeo, aggiungendo che l’istituto di Francoforte “non si impegna a seguire a priori nessuna linea di tassi di interesse” e che le decisioni verranno guidate dai dati.
Nomura prevede tassi all’1,75% a settembre 2025
“Faster”, più veloce. E’ questa la parola che si ripete negli ultimi report che hanno come tema la Bce e il percorso sul taglio del costo del denaro. Vale anche nel caso di Nomura che in un report dal titolo “ECB: A faster, deeper cutting cycle” indica un taglio dello 0,25% ad ogni meeting della Bce da ottobre 2024 a giugno 2025, a cui farà seguito un ulteriore taglio “finale” della stessa percentuale a settembre 2025, portando a quel punto i tassi di interesse all’1,75 per cento. Questa previsione si situa di poco sotto l’1,8% previsto dai mercati.
Dati recenti che segnalano un affievolirsi dell’inflazione nel continente da un lato e una debolezza nell’attività economica dall’altro, in aggiunta alle parole della Lagarde, corroborano queste aspettative.
A questo, sempre secondo Nomura, vanno ad aggiungersi l’evidenza della recessione in Germania e la stagnazione economica francese. che peseranno sulla crescita del Pil europeo, e la poco probabile prospettiva di una ripresa guidata dai consumi. In contrasto con quanto affermato dalle istituzioni europeee, gli analisti di Nomura non vedono evidenza di questa possibilità: i consumatori europei dispongono di minor liquidità rispetto al periodo pre-pandemico e la crescita dei salari reali rallenta più del previsto. Gli indicatori di fiducia dei consumatori puntano anch’essi in questa direzione.
Inflazione in calo ed economia fiacca cambiano la narrazione
Dopo il meeting di settembre della Bce, in cui i tassi d’interesse furono tagliati dello 0,25%, Lagarde e gli altri membri del direttivo si sono mostrati molto prudenti, lasciando intendere che ulteriori tagli non fosssero imminenti. Tuttavia sia l’affievolirsi dell’inflazione che i dati sul Pmi, deboli sia nell’attività manifatturiera che nei servizi, hanno guidato una cambio di narrazione del mercato, secondo cui dalla Bce dovrebbe cominciare ad arrivare un maggior sostegno alla ripresa economica. Tanto che a questo punto, se il prossimo 17 ottobre i tassi rimanessero invariati, questo sarebbe generalmente interpretato come un atteggiamento da “falchi” dell’inflazione.
Bank of America rivede le previsioni
Anche Bank of America prevede un taglio dei tassi della Bce in ottobre, e non in dicembre come precedentemente stimato. Secondo gli analisti dell’istituto Usa, ci sarà un ciclo di tagli da ottobre fino a giugno 2025, portando i tassi a quel punto al 2 per cento, con un trimestre d’anticipo rispetto a quanto previsto in precedenza. BofA prevede anche tagli a settembre e dicembre 2025, con un tasso che arriverà così all’1,50% alla fine dell’anno prossimo. Si tratta di una previsione in linea con una precedente analisi ma anticipata di ben sei mesi. E’ un’analisi “compatibile con una crescita poco marcata quest’anno che potrebbe migliorare leggermente l’anno prossimo”, ha detto l’economista Ruben Segura-Cayuela, secondo quanto riporta Bloomberg. “Ulteriori e più profondi tagli sono una possiblità se la crescita sarà inferiore, ma si tratta in questo caso di uno scenario rischioso.”
Inflazione UE sotto il 2%, ancora più pressione su Lagarde
Intanto proprio ieri è piombato sui mercati l’atteso dato preliminare di Eurostat che ha segnalato che l’inflazione dell’eurozona è tornata sotto il 2%, per la prima volta dal 2021. L’indice dei prezzi al consumo si è assestato all’1,8%, rendendo ancora più probabile un taglio dei tassi a metà del mese. Di questo la Lagarde dovrà senza dubbio tener conto e non farà altro che aumentare le aspettative sul fatto che la Bce inizierà un consistente percorso di tagli di tassi, andando idealmente a seguire quanto già fatto, con maggiore aggressività, dalla Federal Reserve.
“Con le pressioni sui prezzi che si stanno raffreddando più rapidamente del previsto e con la recente tornata di indici Pmi che indicano una brusca perdita di slancio dell’economia nel mese di settembre, insieme a persistenti rischi economici al ribasso, le stelle sembrano essere tutte allineate affinché il Consiglio direttivo, dipendente dai dati, prema il grilletto su un altro taglio dei tassi, appena cinque settimane dopo la precedente riunione politica”, ha commentato Michael Brown, senior research strategist di Pepperstone, in vista della riunione di ottobre.