Notizie Indici e quotazioni S&P 500, Nasdaq, Ftse Mib, BTP: il bilancio 2022

S&P 500, Nasdaq, Ftse Mib, BTP: il bilancio 2022

Pubblicato 30 Dicembre 2022 Aggiornato 22 Settembre 2023 10:07

A Wall Street il Nasdaq, lo S&P 500 e il Dow Jones si apprestano a terminare il 2022 riportando il trend peggiore dal 2008, affossati dall’ossessione-paura di un’inflazione galoppante negli Stati Uniti e di ulteriori rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed di Jerome Powell.

Il Nasdaq è stato sicuramente l’indice azionario che si è messo in evidenza, con un capitombolo superiore a -33% dall’inizio dell’anno.

Ma non è andata bene quest’anno neanche all’azionario europeo, con lo Stoxx 600 Index che ha riportato il trend peggiore dal 2018, iniziando l’ultima seduta del 2022 (oggi) in calo di oltre il 12% (nel 2018 la perdita era stata pari a -13,24%), dopo il +22,25% del 2021.

In particolare l’indice benchmark di Piazza Affari Ftse Mib si appresta a terminare il 2022 con un ribasso YTD del 12,8%.

Patrick Armstrong, chief investment officer presso Plurimi Wealth LLP, ha commentato nel corso della trasmissione “Squawk Box Europe” della CNBC quanto accaduto all’azionario europeo, nel corso di questo 2022:

Quello che è accaduto quest’anno è stato scatenato dalla Fed. Il Quantitative Tightening, i tassi di interesse più alti che sono stati sostenuti dall’inflazione…tutto ciò che aveva ricevuto supporto dalla liquidità è stato venduto”.

Riguardo al 2023, “non credo che sarà la Fed che determinerà il mercato, credo che saranno le società, i fondamentali, le società che saranno capaci di fare utili, di difendere i loro margini, che probabilmente saliranno (in Borsa)”.

Con un’inflazione che è arrivata a galoppare ai record degli ultimi decenni,  le banche centrali di tutto il mondo hanno alzato i tassi di interesse, deprimendo in particolare le quotazioni delle azioni growth (fattore che ha affossato il Nasdaq) e in generale l’azionario.

La paura di un’inflazione recalcitrante a testare il picco, in particolare negli Stati Uniti e nell’area euro (ma anche nel Regno Unito) e le ulteriori strette monetarie varate dalla Federal Reserve, dalla Bce e dalla Bank of England, hanno penalizzato anche i titoli di stato.

Non solo Nasdaq & Co, focus sui titoli di stato

In particolare, per i debiti sovrani dell’Eurozona, il 2022 è stato un anno drammatico.

BTP e Bund, spread e tassi. Outlook 2023

I tassi sui BTP a 10 anni sono schizzati oggi oltre il 4,6%, fino al 4,645%, mentre quelli spagnoli sono balzati al 3,591% dopo la diffusione dell’indice dei prezzi al consumo della Spagna responsabile, secondo Jussi Hiljanen, head of European rates strategy presso SEB, dell’ennesimo incremento dei rendimenti dei bond sovrani dell’Eurozona nella sessione odierna. Occhio al trend dei tassi dal 2020 a oggi.

Tra l’altro, negli ultimi giorni, non sono mancate le dichiarazioni hawkish dei menbri del Consiglio direttivo della Bce, con Isabel Schnabel, esponente tedesca del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, che ha detto chiaro e tondo che l’Eurotower deve alzare ulteriormente i tassi di interesse; il governatore della banca centrale olandese Klass Knot ha riferito inoltre al Financial Times che “per noi, il rischio di fare troppo poco, è ancora il rischio maggiore”.

E così oggi i tassi dei Bund a due anni sono saliti, stando alle rilevazioni di Reuters, fino al 2,714%, al record dall’ottobre del 2008, che era stato toccato anche nella sessione di martedì.

Bce e Fed: view Algebris sui tassi terminali

L’inflazione sta rallentando, tuttavia la politica monetaria rimane restrittiva – hanno scritto nel report “Timori in discesa nel 2023” gli analisti di Algebris.

Secondo loro “escludendo il Giappone, le banche centrali del G10 hanno già completato l’80% dei propri cicli di rialzo”.

Sulla base di queste premesse, Algebris ritiene che, con i loro rialzi dei tassi, “la Fed e la BCE raggiungeranno un picco rispettivamente del 5% e del 3% nel secondo trimestre”.

Detto questo, “l’inflazione si stabilizzerà al di sopra dell’obiettivo delle banche centrali, pertanto i tagli nel 2023 risulterebbero prematuri: lo scenario più probabile è quindi quello di un periodo di stabilità dei tassi“.

In generale, Algebris fa notare che, osservando la relazione tra tassi reali e inflazione, gli Stati Uniti e il Canada risultano essere i paesi sviluppati che maggiormente si prestano a un cambio di rotta, mentre Brasile, Colombia e Cile si distinguono nei paesi emergenti”.

L’Eurozona e il Regno Unito – invece – sono le regioni con il maggior rischio di rialzo dei tassi”.

BTP tra debito e boom emissioni: un altro anno difficile?

Per l’Italia, la questione debito pubblico troppo elevato, unita alla necessità – anche di altri paesi dell’area euro – di  procedere nel 2023 a un boom di emissioni di nuovi titoli di stato in un momento in cui la Bce ha già annunciato che inizierà a staccare la spina , rimane la nota dolente.

Basti pensare che i tassi dei BTP a due anni sono saliti oltre la soglia del 3,20% e che quelli a 10 anni si avvicinano alla soglia del 5%.

Occhio anche al grafico dello spread BTP-Bund, che illustra il trend del differenziale in questi ultimi due anni.

Ma certo, al di là dell’area euro e della stessa Unione europea, le cose non vanno bene neanche nel Regno Unito: i titoli di stato UK, noti come Gilt, sono balzati quest’anno dallo 0,946% al record del 4,632%, in quello che è stato l’anno più volatile dal 1982, secondo le rilevazioni di Reuters.

Wall Street: per il Nasdaq 2022 annus horribilis

Oggi, venerdì 30 dicembre, è l’ultimo giorno di contrattazioni a Wall Street, così come anche in Europa e in gran parte dell’Asia.

Vediamo come il Dow Jones Industrial Average, lo S&P 500 e il Nasdaq Composite hanno performato fino a oggi, facendo riferimento anche al trend settimanale e mensile.

Dow Jones: -8,58% nel 2022

L’indice delle blue chip ha riportato un trend praticamente piatto nella settimana, salendo di appena +0,05%, in rialzo per la seconda settimana consecutiva.

Nel mese di dicembre il Dow Jones ha perso il 3,96%, interrompendo una scia rialzista durata due mesi consecutivi.

Nel trimestre il listino è balzato invece del 15,65%, dopo ben tre trimestri consecutivi di perdite.

Su base annua, il Dow Jones ha sovraperformato Wall Street, limitando i danni a un calo YTD (year to date) dell’8,58%.

L’indice ha interrotto in ogni caso una scia rialzista durata tre anni, incassando la peggiore performance su base annua dal 2008, quando scivolò del 33,84%.

I numeri dello S&P 500

L’indice benchmark di Wall Street, lo S&P 500, ha guadagnato nella settimana che si avvia a conclusione lo 0,12%, e si avvia a interrompere un trend negativo durato tre settimane.

Lo S&P 500 ha ceduto a dicembre il 5,66%, interrompendo la scia rialzista dei due mesi precedenti.

Su base trimestrale, il listino è salito nel quarto trimestre del 2022 del 7,35%, dopo tre trimestri consecutivi di ribassi.

Dall’inizio del 2022, la perdita è stata del 19,24%.

Anche lo S&P 500, su base annua, è pronto a interrompere un trend positivo durato tre anni, riportando la performance peggiore dal 2008, quando precipitò del 38,49%.

Nasdaq: tonfo di oltre -33%

Su base settimanale, il trend del Nasdaq è di una flessione dello 0,14%, in calo per la quarta settimana consecutiva.

Nel mese di dicembre, l’indice ha ceduto l’8,63%, interrompendo una scia rialzista durata due mesi.

Su base trimestrale il listino tecnologico ha perso lo 0,92% ed è orientato al suo quarto trimestre consecutivo di perdite, per la prima volta dal 2001.

Dall’inizio dell’anno, il Nasdaq è precipitato del 33,03%, interrompendo così come il Dow Jones e lo S&P 500 il trend di buy degli ultimi tre anni, e riportando la perdita peggiore dal 2008, quando soffrì un tonfo del 40,54%.

La Fed, la banca centrale Usa capitanata da Jerome Powell, ha varato quest’anno ben sette strette monetarie, per un totale di 425 punti base, che hanno portato i tassi sui fed funds, nell’ultimo atto del 2022, a salire al range compreso tra il tra il 4,25% e il 4,5%, record degli ultimi 15 anni.