Amazon: anno peggiore da crash dot-com. Ma il titolo è ‘Buffett buy’

Fortunatamente, Amazon è un’azione “Buffett buy”, come è stata definita qualche giorno fa da uno strategist di Wall Street e questo potrebbe fare la sua fortuna, magari anche nell’anno che sta per arrivare. Per quanto riguarda invece quest’anno, il bilancio del titolo del colosso dell’e-commerce fondato dal miliardario e presidente Jeff Bezos, è tra i peggiori di quelli delle Big Tech Usa.
Un articolo della CNBC che riassume questo 2022 lo scrive chiaro e tondo: per le mega-cap tech stocks, in generale, è stato un anno brutale.
In modo particolare per Amazon, che si appresta a chiudere l’anno peggiore dal crash della bolla dot-com, dunque dal 2000.
Le quotazioni del gigante sono precipitate YTD del 51%, soffrendo la perdita peggiore dal 2000, quando erano crollate dell’80%.
Tra le mega-cap del comparto hi-tech, soltanto Tesla (-68% YTD) e Meta (ex Facebook, -66% YTD), gestite rispettivamente da Elon Musk e da Mark Zuckerberg, hanno fatto peggio.
Amazon: da Covid Winner 2020 a tonfo 2022
Gran parte dei guai di Amazon ha a che fare con le conseguenze della strategia adottata in vista del reopening dell’economia successiva alla fase peggiore della pandemia Covid-19. Fase peggiore che aveva fatto tra l’altro salire Amazon sul podio dei titoli vincitori del 2020, i cosiddetti titoli Covid Winner.
Si può dire che con la pandemia si è avverata in parte la profezia sui cigni grigi che Nomura aveva anticipato piuttosto per il 2018, quando aveva previsto un processo di Amazon-ificazione. Va precisato che la profezia si è avverata solo in parte, in quanto gli esperti alla fine del 2017 avevano parlato piuttosto di una Amazon-ificazione dell’inflazione, facendo riferimento al trend dei prezzi, a quei tempi, letargico: l’opposto di quello attuale.
Due anni dopo, nel 2020, con l’avvento della pandemia Covid, il mondo in qualche modo si amazon-ificava: non in termini di inflazione, quanto di stile di vita, visto che milioni di consumatori si ritrovavano confinati nelle loro case, impossibilitati a uscire, per evitare il diffondersi del coronavirus.
La spesa fatta con un click divenne il New Normal.
Basta un dato per capire come il gigante dello shopping online abbia beneficiato delle misure di restrizioni e di lockdown varie che vennero decise in diversi angoli della terra:
nei primi tre mesi del 2021, quando la minaccia del Covid era ancora forte, gli utili netti si attestavano a $8,1 miliardi, portando gli utili totali che il gigante aveva incassato nel periodo della pandemia Covid-19 a $26,9 miliardi: Amazon faceva in un anno, più utili di quelli che aveva fatto nei tre anni precedenti.
Un esempio lampante di titolo Covid-Winner, a cui si erano affiancati anche altri casi, come quello di Peloton, oggetto di un boom di buy che aveva fatto scattare il titolo di ben +368% nel 2020.
Lo shock inflazione già prima della guerra in Ucraina
In meno di due anni, la situazione cambiava e si presentava, già prima della guerra in Ucraina, decisamente più fosca per i titoli Covid Winner, dunque anche per Netflix, che iniziava l’anno con il tonfo peggiore in dieci anni.
Tornando ad Amazon, il titolo cadeva insieme a Tesla in fase di mercato orso già alla fine di gennaio 2022, quando il Nasdaq iniziava a scontare la paura di una Fed più hawkish, con il numero uno di JP Morgan, il ceo Jamie Dimon, che paventava ben sette rialzi dei tassi da parte di una banca centrale americana che sonnecchiava ancora, nella convinzione che l’inflazione Usa fosse transitoria. E l’avvertimento non arrivava certo solo da Dimon.
“the @federalreserve could work to restore its credibility with an initial 50 bps surprise move to shock and awe the market, which would demonstrate its resolve on inflation”, scriveva su Twitter, il 18 gennaio del 2022, il gestore di hedge fund Bill Ackman.
Sempre nel gennaio di quest’anno, si apprendeva che nel mese di dicembre del 2021 l’indice dei prezzi al consumo (dato tra i più importanti per monitorare il trend dell’inflazione) degli States era scattato al ritmo di crescita, su base annua, pari a +7%, dopo il +6,8% di novembre: la tassa più crudele, così come viene definita, saliva al ritmo record dal 1982.
Qualche giorno dopo, il 24 febbraio di quest’anno, scoppiava la guerra in Ucraina, con l’invasione del paese da parte della Russia di Vladimir Putin: una guerra che avrebbe fatto ulteriormente impennare i prezzi e i costi di tutto il mondo, a causa dell’uscita di scena dai mercati globali, almeno quelli occidentali, della Russia, fino ad allora peso massimo mondiale nel settore delle commodities, rifornitore globale di energia, petrolio, gas e materie prime, ridotto a paese paria.
Ed è stata l’inflazione a sferrare il colpo di grazia ad Amazon e ai titoli in generale growth, i Winner non solo del Covid ma anche di un contesto di tassi inchiodati allo zero che invece quest’anno, con la paura dell’inflazione e il risveglio delle banche centrali, si è totalmente ribaltato.
Le azioni growth tendono infatti a soffrire in periodi di alta inflazione e alti tassi di interesse.
Amazon e le mega-cap tech hanno pagato i postumi di una vera e propria sbornia da reopening post Covid, che le aveva travolte, portandole a investire e assumere a ritmi frenetici, scommettendo su una resurrezione dell’economia, falciata poi in un attimo dalla guerra in Ucraina: guerra che ha riportato sui mercati mondiali lo spettro non solo dell’inflazione, ma anche della recessione.
La grande cantonata è stata presa nel caso di AMZN dal ceo Andy Jassy, che ha preso il posto di Jeff Bezos nel luglio del 2021:
è stato lui stesso ad ammettere che il gruppo aveva assunto fin troppi lavoratori, aumentando in modo esagerato anche gli investimenti, ampliando in particolare la rete dei suoi magazzini, in vista di un boom della domanda stroncato sul nascere dalla guerra.
E così, a fronte di trimestrali anche sconfortanti, gli analisti si sono messi in moto sforbiciando le loro stime sul titolo e sugli utili.
Tra gli ultimi, in una nota di pochi giorni fa, si è messo in evidenza l’analista di Evercore ISI Mark Mahaney, che ha tagliato l’outlook sul fatturato di Amazon, annunciando di prevedere per il 2023 una crescita complessiva delle vendite al dettaglio, per l’anno, pari a +6%, rispetto al precedente outlook di un aumento del 10%.
Mahaney ha anche peggiorato l’outlook sulla crescita del fatturato annuo della divisione Amazon Web Services, dal ritmo precedentemente atteso del 26% a +20%.
Evercore ISI: Amazon è un titolo ‘Buffett Buy’
Eppure, lo stesso Mahaney ha definito il titolo Amazon un ‘Buffett-buy”, confermando di rimanere bullish sulle prospettive di lungo termine del gigante retail, grazie alla diversificazione del suo business.
L’analista ha fatto riferimento alla crescita della quota di mercato di Amazon non solo nel settore retail, ma anche nei comparti cloud e pubblicità, facendo notare che il gruppo continua a investire in altri comparti come quello dei beni alimentari, dell’health care e della logistica.
Di conseguenza, “per quegli investitori che ragionano in un’ottica di 2-3 anni e che vogliono beneficiare della recente scompiglio che ha colpito le high quality ‘Net stocks, noi raccomandiamo caldamente AMZN”.
Non per niente il rating sul titolo è “outperform”.
L’esperto ha rimarcato che “Amazon rimane l’asset di qualità più alta che copriamo, in termini di outlook sul fatturato e sugli utili”.
Tra l’altro, secondo Evercore, proprio Warren Buffett potrebbe tornare ad acquistare azioni di Amazon.
L’oracolo di Omaha detiene già una partecipazione nella Big Tech americana, di un valore (calcolato alla fine del secondo trimestre, pari a $1,2 miliardi), acquistata nel 2019.
Negli ultimi mesi, non sono mancati altri analisti che hanno fatto riferimento anche al motivo per cui Warren Buffett “amerebbe” il titolo Amazon, ricordando quanto lui stesso disse nel 2019, quando la sua holding Berkshire Hathaway si posizionò sul titolo.
Buffett si definì un idiota, per non aver acquistato le azioni Amazon prima del 2019.
Nel portafoglio dellì’investitore leggendario, sono presenti 10,7 milioni di titoli AMZN, stando agli ultimi dati.
E’ vero che Evercore ha rivisto al ribasso il target price di Amazon da $170 a $150, motivando la decisione con la debolezza della domanda nel mercato retail online e nel cloud computing.
Ma il valore indica un margine di rialzo, rispetto ai livelli attuali, del 76% circa. Mica male per chi vuole approfittare dei valori minimi a cui è precipitata l’azione e iniziare a fare shopping dei titoli di un colosso che potrebbe tornare a dare soddisfazione nel 2023. Guerra in Ucraina e inflazione permettendo, ovviamente. E a meno che non si concretizzi anche solo una delle 10 previsioni oltraggiose per l’anno nuovo di Saxo Bank.