Sbornia FANGMAN, i titani valgono quanto Pil Giappone e Germania. E Tesla è 8 volte Ferrari+FCA
Non solo FANG e FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google). Attenzione anche ad altri titoli hi-tech che, insieme a quelli che vengono considerati Big Tech, “stanno divorando il mondo”, così come emerge dal post su Twitter di Holger Zschaepitz, come si definisce lui stesso maniaco dei mercati, giornalista presso il quotidiano tedesco Welt e autore del libro ‘Schulden ohne Sühne?’ (dedicato alla dipendenza degli Stati dai debiti). @Schuldensuehner – è questo il suo nickname su Twitter – pubblica il grafico verità -di cui sotto – che dice tutto di Wall Street.
FANGMAN è l’acronimo che presenta il nuovo club con i seguenti soci illustri: Facebook, Apple, Netflix, Google, Microsoft, Amazon, Nvidia. I magnifici sette spiccano per avere una capitalizzazione di mercato pari a ben $8,4 trilioni, quasi uguale al valore combinato del Pil di Giappone e Germania, rispettivamente la terza e quarta economia del mondo.
Ma ci sono tanti altri numeri che confermano il predominio di queste società nel mondo.
Per saperne di più sulle multinazionali che hanno in pugno il mondo intero, vale la pena segnalare altri dettagli:
la capitalizzazione di mercato di Apple, per esempio, è addirittura più grande di quella delle ultime 204 azioni dell’S&P 500 messe insieme.
Conseguenza del boom del titolo del gigante dell’iPhone, che ha portato il valore di mercato a balzare in soli due anni da 1.000 a 2.000 mld $, è che ora Apple presenta un peso record sia nell’S&P 500, con oltre il 7,2%, che sul Nasdaq, con addirittura il 15%.
In generale l’egemonia delle Big Five (Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet e Facebook) fa sì che da sole valgano oltre 7.000 miliardi di dollari: sono sempre loro, tra l’altro, che hanno inciso per circa un terzo sul rimbalzo complessivo che l’indice S&P 500 ha riportato dai minimi di marzo, quando è stato affossato dall’incubo mondiale della pandemia da coronavirus.
Il mondo nelle mani dei titani della tecnologia, insomma. Non per niente, è questo il motivo per cui l’indice Dow Jones – direttamente influenzato dallo stock split di Apple– ha cambiato ufficialmente i connotati, con una nuova composizione diventata ufficiale nella giornata di lunedì, 31 agosto; ed è questa anche la ragione per cui a cambiare i connotati sarà a breve anche l’indice benchmark europeo Euro Stoxx 50, con l’imminente e per certi versi scioccante dipartita di due grandi banche e due grandi società telecom europee.
Inoltre, anche se non fa parte né dei FANG e dei FANGAN e dei FANGMAN, Tesla non può essere sicuramente snobbata. Dai dati di StockApps.com emerge che, questa settimana, il valore di mercato del colosso dell’auto numero uno al mondo per capitalizzazione, ha testato quota $460 miliardi: il che significa che la creazione di Elon Musk vale otto volte Ferrari + FCA (Fiat Chrysler ha una capitalizzazione di $17,3 miliardi) e quasi sette volte il valore combinato di Ferrari, Porsche e Aston Martin.
Il 2020, non c’è da obiettare, è stato un anno fantastico per l’azione, a dispetto degli effetti devastanti che la pandemia COVID ha provocato al settore mondiale dell’auto.
Le quotazioni del gruppo sono volate di quasi +200% negli ultimi tre mesi di contrattazione, facendo +513% circa dall’inizio dell’anno, nonostante la flessione -4,9% sofferta dal fatturato della società, nel secondo trimestre del 2020.
Nel dicembre del 2019, la capitalizzazione di mercato di Tesla era pari a $75,7 miliardi, secondo i dati di YCharts. Entro la fine del primo trimestre del 2020, la cifra era già balzata a $96,6 miliardi. Il valore è poi salito del 107% nel trimestre successivo, fino a $200,8 miliardi alla fine di giugno.
All’inizio di questa settimana, il boom alimentato anche dalla notizia del frazionamento azionario 5 a 1 ha portato la capitalizzazione a balzare oltre i 460 miliardi di dollari, quattro volte tanto la capitalizzazione di IBM. La capitalizzazione di Ferrari, a confronto, è salita di $7,1 miliardi nel 2020 (riferimento al titolo quotato sul Nyse). C’è da dire che nelle ultime due sessioni, Tesla si è distinta piuttosto per i suoi cali –(-10% nella giornata di ieri) – dopo la decisione di Baillie Gifford, principale azionista esterno del gigante, di ridurre la sua partecipazione nel gruppo. Da un comunicato depositato presso la Securities and Exchange Commission, emerge che il fondo con sede nel Regno Unito detiene ora una quota nel capitale di Tesla inferiore al 5%, rispetto a quella precedente del 6,32%. Il giorno prima le quotazioni avevano scontato invece l’annuncio del maxi aumento di capitale.