Febbre stock split a Wall Street, buy su Apple e Tesla. Euforia trader amatoriali su Robinhood alimenta paura bolla
I miracoli Tesla ed Apple si ripetono a Wall Street, complici le operazioni di frazionamento azionario lanciate da entrambi i colossi, e diventate entrambe effettive nella giornata di ieri, lunedì 31 agosto. Il titolo Apple ha terminato la sessione con un balzo del 4%, confermandosi l’azione migliore del Dow Jones Industrial Average che, per effetto dello stock split del gigante degli iPhone, ha finito per cambiare anche i connotati. Tesla è volata del 13% circa.
Il titolo Apple ha segnato poi un lieve rialzo nelle contrattazioni dell’afterhours, viaggiando attorno a 129 dollari (valeva $500 circa prima dello stock split 4 a 1). Tesla è balzata di oltre +3% nelle contrattazioni dell’afterhours attestandosi a $514 circa (era balzata fino a $2.213,40 nella sessione dello scorso venerdì, prima che il frazionamento azionario 5 a 1 diventasse effettivo).
Poderosi i balzi che entrambe le azioni hanno riportato dall’annuncio delle rispettive operazioni di split azionario: Apple è balzata di oltre +32% da quando, lo scorso 30 luglio, il suo cda ha approvato il frazionamento; Tesla è volata di oltre +70% dall’annuncio dello scorso 11 agosto.
Prosegue il boom infinito delle quotazioni della creazione di Elon Musk, volate di quasi +200% negli ultimi tre mesi, guadagnando il 500% circa dall’inizio dell’anno, a fronte di un rialzo dello S&P 500 pari a +15% in tre mesi e dell’8% da inizio anno.
In un’intervista rilasciata alla trasmissione Squawk Box della Cnbc, l’investitore miliardario Leon Cooperman, ha sottolineato tuttavia come l’entusiasmo irrefrenabile per gli stock split non siano necessariamente un buon presagio per i mercati:
“Una volta mio padre mi fece notare che, se qualcuno ti dà cinque pezzi da 1 dollaro al posto di una banconota da 5 dollari, non diventi più ricco”. E “guardate a Tesla e ad Apple. Tutti capiscono che i frazionamenti non creano valore”, ha continuato il fondatore di Omega Advisors.
Anche un bambino, insomma – ha lasciato intendere Cooperman con l’esempio del padre – capirebbe che non ci sono tutti questi motivi per brindare, fattore che alimenta il timore di chi è un po’ più assennato sulla formazione di bolle speculative un po’ ovunque.
“Vedo segnali di euforia nel mercato – ha detto il gestore, facendo riferimento al mercato delleIpo delle SPAC (le SPAC -special purpose acquisition company – sono veicoli che permettono agli investitori retail di investire anche in transazioni in stile private equity, come le leveraged buyouts).
Cooperman ha puntato il dito, in particolare, sulle piattaforme di investimenti dedicate agli investitori mordi e fuggi e trader amatoriali come Robinhood.
A tal proposito, di recente, era stata la stessa Goldman Sachs a far notare come il lockdown da pandemia da coronavirus COVID-19 avesse costretto molti giovani a rimanere chiusi in casa e imbarcarsi in operazioni di day-trading. Tanto che le società popolari tra i trader dilettanti hanno nettamente sovraperformato gli hedge fund e i fondi comuni di investimento nel periodo che va dal minimo testato da Wall Street, lo scorso 23 marzo, a oggi.
Cooperman ha citato l’esempio Kodak:
“Si vede un titolo che da $1,50 va a $60 e da $60 a $6 in un periodo di tempo molto breve, e si comprende come (il fenomeno si spieghi) soprattutto con i trader attivi su Robinhood”
Tra l’altro, Cooperman a parte, Tesla sarebbe proprio tra i prescelti di chi fa trading sull’APP, finita nel mirino anche con una inchiesta del New York Times.
Numeri alla mano, il 32% degli utenti di Robinhood ha una età compresa tra 25 e 34 anni, e la popolarità di questo strumento è tale che la società della Silicon Valley ha reso noto che, solo nel primo trimestre del 2020, i nuovi account sono stati pari a 3 milioni, di cui la metà circa costituita da persone che non avevano fatto mai trading in vita loro.