Raiffeisen Bank: schiaffo di Putin alla banca ancora presente in Russia. E UniCredit?
Il titolo della banca austriaca Raiffeisen è in picchiata nella giornata di oggi, dopo la notizia relativa alla decisione di un tribunale russo di congelare le azioni della sua controllata in Russia, mettendo così i bastoni tra le ruote al disegno del gruppo di recidere ogni legame con il paese.
Le azioni di Raiffeisen quotate alla borsa di Vienna sono crollate stamattina fino a -7,5%, contagiando i titoli delle altre banche europee.
A Piazza Affari, sul Ftse Mib, la più interessata dalla notizia, in quanto presente ancora in Russia, ovvero UniCredit, riduce comunque ora le perdite sofferte stamattina, segnando un lieve ribasso. Rimane sotto pressione il titolo Mps-Monte dei Paschi di Siena, e non solo per il caso Raiffeisen.
- Raiffeisen: lo schiaffo della Russia. Il caso Rasperia VS Strabag
- La decisione del tribunale dopo dietrofront Raiffeisen su Strabag
- Congelate le azioni della filiale russa di Raiffeisen Bank
- La banca che versa mezzo miliardo di $ di tasse a Putin
- Banche europee in Russia, UniCredit VS Bce. I motivi di Orcel
Raiffeisen: lo schiaffo della Russia. Il caso Rasperia VS Strabag
Lo schiaffo della Russia all’austriaca Raiffeisen è arrivato nell’ambito della causa che è stata intentata da Rasperia Trading — società legata al miliardario Oleg Deripaska — contro il gruppo di costruzioni austriaco Strabag SE e i suoi principali azionisti.
E’ stata la stessa Strabag ad annunciare la causa lanciata dalla holding di investimenti russa, aggiungendo che l’obiettivo di Rasperia è di ottenere un risarcimento del valore di 1,9 miliardi di euro.
La richiesta è scattata dopo il congelamento della partecipazione che Rasperia deteneva in Strabag deciso dall’Unione europea.
Nel documento di Bruxelles si legge che le 28,5 milioni di azioni detenute dalla holding “Rasperia Trading Limited (‘Rasperia’, con sede in Russia) nella società europea Strabag “sono state congelate perché Rasperia era controllata da Oleg Vladimirovich Deripaska, una persona soggetta alle misure restrittive dell’Unione” europea.
“Oleg Deripaska – si legge nel comunicato, che risale alla fine di giugno – “ha coordinato un complesso sistema di evasione con Dimitry Aleksandrovich Beloglazov per vendere le azioni congelate di Strabag. A tal fine, la società LLC Titul di Beloglazov (con sede in Russia) ha costituito una controllata, JSC Iliadis (con sede in Russia), che ha acquisito la quota di Rasperia di proprietà di Deripaska e, di conseguenza, anche le azioni congelate di Strabag. Deripaska ha ricevuto un vantaggio economico equivalente per la vendita di Rasperia”.
Ancora Bruxelles:
“Beloglazov e le società coinvolte LLC Titul, JSC Iliadis e Rasperia si sono avvalse di questo sistema complesso per vendere, al di fuori dell’Unione, una società di un paese terzo controllata da una persona inserita in elenco e titolare di azioni congelate di una società dell’Unione al solo scopo di revocare il congelamento di tali azioni nell’Unione, eludendo in tal modo le misure restrittive dell’Unione. Rasperia agevola pertanto le violazioni del divieto di elusione delle disposizioni del regolamento (UE) n. 269/2014″.
La decisione del tribunale dopo dietrofront Raiffeisen su Strabag
L’annuncio del congelamento delle azioni di Rasperia in Strabag da parte dell’Ue è avvenuto dopo la decisione di Raiffeisen Bank di non procedere all’acquisizione del pacchetto azionario detenuto dalla holding russa “Rasperia Trading Limited”, attraverso la sua stessa controllata ancora operativa in Russia, AO Raiffeisenbank.
“Con estrema cautela, la banca ha deciso di abbandonare l’accordo”, aveva spiegato la banca austriaca agli inizi di maggio, nella nota con cui aveva annunciato la scelta del suo consiglio di amministrazione di non portare avanti il piano di acquisto delle azioni Strabag, che era stato annunciato il 19 dicembre del 2023.
In quella data, Raiffeisenbank si era impegnata ad acquisire la partecipazione del 27,8% in Strabag SE proprio dalla Società per Azioni Internazionale “Rasperia Trading Limited” di Oleg Deripaska, per circa 1,5 miliardi di euro, in contanti.
La decisione di Raiffeisen Bank e dell’Unione europea ha portato Rasperia a vedere praticamente azzerato il valore della sua quota in Strabag.
La società ha così deciso di presentare un esposto a un tribunale russo, accusando Strabag di aver ridotto a zero il valore della partecipazione detenuta nel suo capitale.
Congelate le azioni della filiale russa di Raiffeisen Bank
La corte ha di conseguenza congelato le azioni della filiale russa di Raiffeisen Bank, bloccandone così la vendita, che era stata decisa dalla casa madre austriaca per recidere ogni legame con la Russia.
Era da diverso tempo che il colosso austriaco, di fatto, stava cercando di procedere allo spin off della controllata.
“Possiamo ancora nominare i dirigenti e dare istruzioni ai russi, ma non possiamo vendere la banca“, hanno detto nelle ultime ore le fonti del gruppo austriaco interpellate da Reuters, commentando il congelamento delle azioni della filiale russa disposto dalle autorità del paese.
Nessun reato, in realtà, è stato contestato a Raiffeisen Bank: tuttavia, le azioni della sua controllata russa potrebbero essere usate come garanzia, secondo il tribunale che le ha congelate, in quanto – questa la spiegazione -, tra i principali proprietari di Strabag c’è una banca regionale austriaca che risulta essere tra i maggiori azionisti di Raiffeisen Bank International.
La banca che versa mezzo miliardo di $ di tasse a Putin
Il caso della banca austriaca Raiffeisen è stato affrontato di recente da un articolo dell’Economist, il cui titolo è più che esauriente nel descrivere la situazione delle banche europee ancora presenti in Russia:
“European banks are making heady profits in Russia”, ovvero: “Le banche europee stanno facendo grandi profitti in Russia”.
“Qualche giorno dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin – si legge nell’articolo – Raiffeisen, una banca austriaca, disse che stava considerando la vendita delle sue attività in Russia. 27 mesi più tardi, la controllata della banca nel paese sta facendo piuttosto bene. Il suo staff è cresciuto a quasi 10.000 unità, in rialzo del 7% rispetto al 2022″.
Inoltre, “l’anno scorso i suoi profitti hanno raggiunto quota 1,8 miliardi di euro, più di qualsiasi altra controllata di altre banche, valore triplicato rispetto al 2021. Raiffeisen fa parte di una dozzina di banche che la Russia definisce ‘sistematicamente’ importante per la sua economia – ha fatto notare l’Economist – La banca è importante anche per le finanze del Cremlino, visto che ha versato l’equivalente di mezzo miliardo di dollari di tasse lo scorso anno”.
Diverse le pressioni arrivate sulla banca, negli ultimi mesi, sia da parte della Bce che dagli Stati Uniti.
Stando a quanto ricorda un articolo di Reuters, nel marzo di quest’anno Washington ha chiesto alla banca di rinunciare a portare a compimento il piano per acquistare le azioni detenute in Strabag da Rasperia, al fine di evitare un possibile arricchimento del tycoon russo Deripaska. L’appello ha preso in contropiede gli investitori, al punto che, sulla scia di un forte sell off che ha colpito le azioni RBI, l’istituto è stato costretto ad annullare il collocamento di un bond.
La prescrizione di Washington, come visto, è stata alla fine rispettata dall’istituto.
Sempre nel marzo e nell’aprile di questo anno, la Bce è tornata a tallonare RBI, chiedendo alla banca di tagliare i prestiti erogati a favore dei clienti in Russia e di ridurre anche i pagamenti internazionali.
Nel maggio del 2024, è arrivato poi da Washington un ultimatum scritto, con cui l’amministrazione Biden ha minacciato di tagliare fuori la banca dal sistema del dollaro.
Banche europee in Russia, UniCredit VS Bce. I motivi di Orcel
Si torna così a parlare sui mercati della presenza delle banche europee in Russia e della loro difficoltà a recidere quel cordone ombelicale che le tiene ancora vincolate, loro malgrado, a Mosca.
“UniCredit e SocGen tra le banche europee più esposte verso la Russia. Ma quella più a rischio è austriaca”: così si scriveva all’indomani dell’esplosione della guerra in Ucraina del 24 febbraio del 2022, giorno dell’invasione del paese da parte della Russia di Vladimir Putin.
Analisti ed esperti iniziavano a passare al setaccio le varie banche di Europa e Stati Uniti più presenti a Mosca, sulla base di dati e fatti:
Raiffeisen veniva indicata subito come la banca europea più a rischio, con lo scoppio della guerra in Ucraina, a causa dei suoi legami con la Russia.
Da allora, di tempo ne è passato e diverse sono le banche che hanno deciso di dare il benservito a Putin.
Non è stato un processo facile, come dimostra il caso di UniCredit, la banca guidata dal ceo Andrea Orcel, che rimane ancora in Russia.
Piazza Gae Aulenti è stata costretta anche a ricorrere alla Corte di Giustizia UE, per la precisione al Tribunale dell’Unione Europea (‘GCEU’) per – si legge nel comunicato – “ottenere chiarezza circa gli obblighi stabiliti dalla Banca Centrale Europea (‘BCE’) per ridurre ulteriormente i rischi legati alle attività di UniCredit in Russia”.
Va ricordato che UniCredit ha iniziato e continuato in questi ultimi due anni e mezzo a smarcarsi dal paese:
ma è stato lo stesso ceo Andrea Orcel, noto per essere il Ronaldo dei banchieri , a presentare di nuovo i motivi, in occasione della conference call indetta con gli analisti per commentare i risultati di bilancio del secondo trimestre e del primo semestre del 2024 della banca, per cui UCG non ha ancora tagliato i ponti con Mosca.
Lo “scenario in Russia resta lo stesso, cioè i nostri obiettivi restano gli stessi”, ha detto l’AD alla fine di luglio, ricordando come già nel marzo del 2022, un mese dopo la guerra, la banca avesse “detto chiaramente che avrebbe ridotto le proprie attività nel paese “in maniera ordinata” e nel modo più spedito possibile. Così è stato.
“Ad oggi, se noi prendiamo tutti gli indicatori, dalla riduzione del 93% delle nostre esposizioni cross border, ai pagamenti, ai prestiti etc, siamo sempre oltre il 60% di riduzione in due anni e nel prossimo anno, anno e mezzo, porteremo questa riduzione probabilmente sopra l’80% se non all’85%, quindi la direzione è chiara e non credo che ci sia dialettica (con la Bce) su questo. Credo che interpretiamo pienamente quello che ci sia aspetta da noi da parte dei nostri azionisti, da parte della nostra società e dei regolatori”, ha fatto notare Orcel.
Nell’illustrare la ragione che ha portato UniCredit a presentare ricorso alla Corte di giustizia europea, il ceo ha ricordato che, allo stato attuale delle cose, “ci sono più di 13.000 sanzioni sulla Russia e la Russia ne ha fatte su tutti noi, dove la banca deve navigare senza rischiare di commettere errori, quindi l’unica cosa che noi abbiamo chiesto è chiarezza su questo intorno per poter accelerare la nostra riduzione”.
Orcel ha rimarcato che “questa chiarezza è critica non solo perchè è importante, ma anche perchè se noi commettiamo degli errori e infrangiamo leggi che non avremmo dovuto infrangere, ci ritroviamo esposti a sanzioni e ci ritroviamo esposti a una Russia che potrebbe per giusta causa riprendersi i nostri attivi“.
Per Orcel è inoltre fondamentale inoltre, così come sottolineato già in passato, evitare di fare “un regalo di vari miliardi allo Stato russo”.
Alla fine di luglio, va detto, UniCredit ha reso noto di aver ricevuto chiarimenti della Bce su alcune parti del ricorso avviato dalla banca al Tribunale europeo. Chiarimenti, si legge nella nota, considerati dalla banca “sufficienti a confermare l’adeguatezza di una parte delle misure già previste a soddisfare le richieste della BCE”.
“Di conseguenza” – ha reso noto la banca – UniCredit ha deciso di ritirare “alcune parti del proprio ricorso su cui è stata ottenuta chiarezza”.
Detto questo, ha precisato Piazza Gae Aulenti, “all’interno della decisione emessa dalla Bce, rimangono ancora alcuni punti che richiedono una pronuncia da parte della Corte di Giustizia Europea, ma sui quali UniCredit è aperta a un dialogo costruttivo con la Bce, nella speranza di una risoluzione”. Nel frattempo UniCredit rimane in Russia, confermando quanto aveva detto già due anni fa il ceo Orcel: dalla Russia nessuna fretta di scappare.
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Dal canto suo, l’austriaca Raiffeisen, nel commentare quanto avvenuto in Russia, ha scritto in un comunicato che la vicenda “complica il processo di vendita con cui RBI sta cercando di vendere una partecipazione di controllo in AO Raiffeisenbank, e provocherà inevitabili ulteriori ritardi“.
In ogni caso, “RBI cercherà di ribaltare la decisione di oggi della corte ricorrendo a tutti i mezzi legali”.