Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Oro conferma scommesse su taglio tassi Fed a giugno. Countdown a dato inflazione preferito da Powell

Oro conferma scommesse su taglio tassi Fed a giugno. Countdown a dato inflazione preferito da Powell

26 Marzo 2024 16:18

L’oro continua a dare soddisfazioni, continuando a salire in attesa del dato preferito dalla Fed per monitorare il trend dell’inflazione degli Stati Uniti.

Venerdì 29 marzo, giorno del Good Friday che vedrà Wall Street chiusa in vista della festività della Pasqua, dal fronte macroeconomico Usa arriverà il dato PCE core, ovvero l’indice core delle spese per consumi personali, o anche termometro delle pressioni inflazionistiche su cui la Federal Reserve si basa per prendere le proprie scelte di politica monetaria.

La proiezione mediana del trend del PCE core di febbraio indica un aumento, su base annua, pari a +2,8%, come nel mese di gennaio.

Su base mensile, l’outlook è di un rialzo dei prezzi pari a +0,3%, dal +0,4% precedente.

Oro da record. I buy scattati con il dot plot della Fed

Le quotazioni dell’oro viaggiano attorno ai livelli record di sempre testati giovedì scorso 21 marzo, quando i prezzi hanno superato la soglia di $2.200 l’oncia per la prima volta nella storia, dopo che la pubblicazione del dot plot da parte della Fed ha confermato l’intenzione della banca centrale Usa di tagliare i tassi tre volte nel corso del 2024, nonostante l’inflazione persistente.

Giovedì scorso, il contratto spot dell’oro è salito fino al nuovo record di $2.222,39 l’oncia, mentre i futures sull’oro sono scattati fino a $2.208,20.

Oggi, il contratto spot viaggia in rialzo attorno a $2.180 l’oncia, mentre i futures avanzano attorno a $2.202 l’oncia.

Per comprendere la reazione di Wall Street alla diffusione del dato sull’inflazione misurara dall’indice PCE core bisognerà attendere la prossima settimana, dal momento che, in occasione del Good Friday, la borsa Usa sarà per l’appunto chiusa nella giornata di venerdì.

Chiuse, in occasione della imminente festività di Pasqua, anche le borse europee.

Buy oro con inflazione-Fed, tensioni geopolitiche e shopping banche

Il dato preferito dalla Fed sarà determinante per avallare o smentire le aspettative dei trader su quello che sarà il primo taglio ai tassi che la banca centrale Usa annuncerà, molto probabilmente,  a giugno.

Giugno è anche il mese in cui, a tagliare i tassi per la prima volta dopo la carrellata delle strette monetarie anti-inflazione varate negli ultimi due anni, dovrebbero essere la Bce e la Bank of England.

La prospettiva di un taglio ai tassi da parte della Fed tende di norma a deprimere la valuta americana, a vantaggio delle materie prime, le cui quotazioni sono espresse in dollari Usa.

Il metallo sta di fatto salendo sulla scia del calo del biglietto verde.

A fare da assist è anche l’outlook di un contesto di rendimenti più bassi legato alle aspettative di sforbiciate ai tassi, che tende a sostenere l’asset a zero rendimenti che è l’oro.

Altri fattori che stanno blindando il bene rifugio per eccellenza sono l’escalation delle tensioni geopolitiche, con la guerra in Ucraina e in Medio Oriente tra Israele e Hamas – entrambe ancora in corso – e la conseguente richiesta di asset sicuri – i cosiddetti safe asset – da parte delle banche centrali.

Outlook prezzi in attesa acquisti da parte degli ETF

In questo contesto, e in vista dell’arrivo dei tagli ai tassi da parte della Fed, le previsioni bullish sull’oro non mancano:

tra queste, si mette in evidenza quella di Bart Melek, responsabile della divisione di strategia sulle materie prime (commodity) di TD Securities, che intravede per le quotazioni dei lingotti valori fino a 2.300 dollari l’oncia, o anche superiori, nel corso del secondo trimestre del 2024.

Interpellato da Reuters, Melek ha motivato il proprio ottimismo anche con l’attesa di un nuovo round di shopping del metallo da parte dei cosiddetti trader discrezionali e anche di fondi ETF che finora, ha fatto notare, non hanno partecipato in modo particolarmente attivo al rally.

Queste due categorie emergeranno a suo avviso nelle vesti di nuovi principali acquirenti del metallo, una volta che i tagli ai tassi da parte della Fed saranno confermati.

Melek ha tuttavia avvertito, anche, che il rally dell’oro potrebbe essere ostacolato dalla diffusione di dati macro più solidi delle attese.

In ogni caso, è soprattutto la prospettiva di una Fed pronta a tagliare i tassi a pilotare il trend delle quotazioni dell’oro:

l’outlook sulle sforbiciate, va ricordato, è stato rinfocolato la scorsa settimana con il Fed-Day, giorno in cui Powell & Co., nel pubblicare il dot plot aggiornato, hanno scansato i timori di chi aveva paventato una banca centrale Usa disposta a posticipare il primo taglio dei tassi, rimanendo ferma anche nel mese di giugno.

Qualcuno non aveva escluso addirittura un nuovo rialzo dei tassi da parte della Fed.

Quel dot plot – che comprende come sempre le proiezioni dei 19 esponenti del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed – ha mostrato poi che le previsioni mediane sui tassi sui fed funds Usa sono per un valore pari al 4,625% entro la fine del 2024, rispetto al valore mediano attuale di circa il 5,375%, un target che di per sé implica la prospettiva di tre tagli ai tassi da parte della Federal Reserve, di 25 punti base ciascuno.

I trader sono tornati così a scommettere su questi tagli, come dimostra il FedWatch Tool del CME Group, che oggi indica al 74% la probabilità di un primo taglio dei tassi da parte della Fed di Jerome Powell nel mese di giugno.

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Il ruolo dei buy di Cina e India nel rally dell’oro

Focus anche sul commento sul trend dei prezzi dell’oro firmato da Claudio Wewel, FX Strategist di J. Safra Sarasin, dal titolo “La domanda di oro dei mercati emergenti rimarrà probabilmente fondamentale”.

“L’improvvisa impennata dell’oro verso un nuovo massimo storico ha destato un po’ di sorpresa, data la mancanza di un’evidente causa scatenante. Recentemente, l’oro è passato da poco più di 2.000 dollari a quasi 2.200 dollari l’oncia, pur rimanendo sostanzialmente al di sotto del suo massimo storico in termini reali. Naturalmente, il moderato calo dei rendimenti reali spiega in parte la performance dell’anno in corso. Ma il movimento sembra fuori misura. Sebbene sia stata stretta per molti anni, la correlazione dell’oro con i rendimenti reali si è allentata negli ultimi due anni. All’inizio del 2022, la forte impennata dei rendimenti globali ha aperto un divario sostanziale tra il rendimento dei TIPS statunitensi a 10 anni e l’oro”

“Se si deflaziona l’oro con l’inflazione complessiva degli Stati Uniti – ha spiegato Wewel – il divario diminuisce in una certa misura. Ciò dimostra che l’attuale livello del prezzo dell’oro è anche il risultato dell’elevata inflazione registrata negli ultimi anni. In futuro, riteniamo che le letture sull’inflazione possano rimanere un driver rilevante, in quanto i mercati rivalutano le probabilità che l’inflazione rimanga più elevata o soppesano la possibilità che le banche centrali rivedano al rialzo i loro obiettivi di inflazione. Tuttavia, i cambiamenti strutturali rappresentano probabilmente la parte più consistente del divario. Qualche tempo fa abbiamo notato che le banche centrali dei mercati emergenti erano emerse come importanti acquirenti di oro”.

“Gli acquisti di oro dello scorso anno confermano questa idea. Il World Gold Council (WGC) indica la Cina come il principale acquirente di oro nel 2023. Inoltre, gli acquisti di oro da parte delle banche centrali sono aumentati notevolmente nel complesso. Riteniamo che questi acquisti facciano parte di un maggiore sforzo per ridurre la dipendenza politica dal dollaro USA, per il quale il congelamento degli asset russi in dollari all’inizio della guerra in Ucraina ha probabilmente agito da importante catalizzatore. In sostanza, l’aumento della domanda istituzionale ha creato una ‘central bank put’ che protegge l’oro dagli alti livelli di rendimento reale prevalenti”.

“Sebbene la domanda istituzionale sia significativa – ha continuato il FX Strategist di J. Safra Sarasin – il suo volume rimane inferiore a quello degli acquisti privati. In questo spazio, i consumatori cinesi e indiani rimangono i protagonisti. Tuttavia, gli incentivi a investire in oro sono chiaramente aumentati per gli acquirenti cinesi, date le prospettive di crescita più deboli e la sottoperformance del mercato azionario cinese. Non si intravede nemmeno un miglioramento del mercato immobiliare cinese. I forti controlli sui capitali e l’assenza di valide alternative di investimento rendono i lingotti e le monete d’oro un attraente rifugio sicuro per gli investitori cinesi. Inoltre, il costo opportunità di detenere oro è relativamente basso per gli investitori cinesi, dati i bassi tassi di interesse. Di conseguenza, il premio per l’oro Shanghai-Londra è recentemente salito a livelli elevati”

“A differenza della Cina – ha fatto notare infine lo strategist – le dinamiche macro dell’India continuano ad essere forti, con una crescita del PIL superiore al 6% nel 2023. Data l’importanza del mercato indiano per la domanda di gioielli, riteniamo che le dinamiche di crescita dell’India dovrebbero trasformarsi in un driver strutturale sempre più importante per il prezzo dell’oro. Mettendo insieme questi elementi, ci aspettiamo che l’aumento della domanda strutturale dei mercati emergenti sostenga l’oro a livelli elevati per tutto l’anno. Tuttavia, nel breve termine è giustificata una certa cautela, dato che il metallo appare eccessivamente acquistato da un punto di vista tattico”.