Notizie Valute e materie prime Oro sui massimi post Fed, fattori e livelli da monitorare

Oro sui massimi post Fed, fattori e livelli da monitorare

21 Marzo 2024 15:02

Torna sotto i riflettori l’oro che ha raggiunto proprio oggi nuovi record assoluti in un contesto di mercato che continua a premiare non solo il metallo giallo ma anche tutti gli altri asset “risk-on”. Ecco quali sono i fattori che trainano l’oro e i livelli tecnici da tenere sotto osservazione.

L’oro corre in uno scenario inusuale

L’oro continua la sua costante ascesa verso nuovi massimi, con le quotazioni odierne che hanno toccato un record storico di 2.222,91 dollari per oncia, portando la capitalizzazione di mercato a $14.789 trillion, in crescita di circa il 7% dall’inizio dell’anno.

Questo andamento si affianca alle prestazioni positive di altri asset come gli indici azionari e il Bitcoin. Un evento eccezionale, dato che il metallo giallo viene tendenzialmente inserito in portafoglio per diversificare rispetto ad altre attività rischiose. Inoltre, va in controtendenza rispetto alla correlazione negativa tradizionale con i tassi di interesse: di solito, il prezzo dell’oro aumenta quando i tassi d’interesse scendono e diminuisce quando salgono.

Questo fenomeno si verifica soprattutto in periodi di incertezza economica, crisi e crescente preoccupazione per una possibile recessione. Pertanto, l’oro è comunemente considerato un rifugio sicuro durante i periodi di difficoltà finanziaria.

Il rapporto sulle tendenze della domanda di oro del World Gold Council indica che la domanda annuale di oro (esclusi gli scambi over-the-counter) è diminuita a 4.448 tonnellate nel 2023, registrando un calo del 5% rispetto a un 2022 particolarmente robusto. Tuttavia, se si considera anche la domanda proveniente dai mercati OTC e da altre fonti, la domanda totale ha raggiunto un nuovo record annuale di 4.899 tonnellate.

Secondo l’analista di Swissquote Carlo Alberto De Casa, l’oro non ha ancora completamente incorporato lo scenario degli ultimi mesi, caratterizzato da una progressiva disinflazione e dalle aspettative di tagli dei tassi. Scenario confermato anche ieri dalla Fed nei cosiddetto “dots plots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, che indicano sempre tre tagli nel corso del 2024.

Il punto tecnico sul grafico dell’oro

Vedendo l’andamento del grafico del future dell’oro, è evidente un trend di crescita notevole. Dopo aver toccato il picco massimo ad agosto 2020, il prezzo ha mantenuto una stabilità relativa all’interno di un range compreso tra 1.678,0 e 2.066,0 dollari per un periodo prolungato di tre anni.

Tuttavia, il mese scorso ha finalmente superato la resistenza chiave a 2.066,0 dollari, stabilendo nuovi massimi storici. Si potrebbe anticipare un ritorno temporaneo verso il livello di 2.066,0 dollari, insieme alla linea di tendenza, in un pattern noto come “pull back”.

È importante notare che anche le correzioni minime sono salutari per il trend complessivo e offrono opportunità agli investitori interessati ad entrare sul mercato. Un elemento fondamentale da tenere sotto stretta osservazione per quanto riguarda il futuro del prezzo dell’oro sono le decisioni in materia di tassi di interesse. Inoltre, e qualsiasi eventuale segnale di una possibile recessione potrebbe far impennare il prezzo dell’oro verso valori eccezionali.

Dollaro e discesa rendimenti supportano le quotazioni

“L’impennata ha fatto seguito alla conferma dell’impegno della Fed a tagliare i tassi. I recenti indicatori economici, tra cui la persistente inflazione e i solidi dati economici statunitensi, avevano offuscato le prospettive economiche, lasciando gli investitori incerti sulla posizione della banca centrale in materia di tassi di interesse” spiega Ricardo Evangelista, Analista Senior di ActivTrades.

Tuttavia, continua, “la conferma di ieri è servita da valvola di sfogo, scatenando un’impennata della propensione al rischio sui mercati azionari. Sia l’S&P 500 che il Nasdaq hanno toccato i massimi storici, mentre il dollaro si è indebolito, dando una spinta significativa ai prezzi dell’oro. Con la riduzione dei tassi d’interesse ormai praticamente assicurata, che potrebbe iniziare già a giugno, si prevede che i rendimenti del Tesoro diminuiscano e che il dollaro si ammorbidisca ulteriormente, creando un ulteriore rialzo per il metallo.

Conclude Evangelista: “questo rialzo potrebbe essere attenuato dalla riduzione della domanda di beni rifugio, poiché l’ottimismo su un atterraggio morbido dell’economia statunitense probabilmente alimenterà ulteriormente la propensione al rischio nei mercati finanziari”.