Nvidia, Euro Stoxx 50, platino e gli altri grafici chiave del mese di gennaio

Il 2025 si è aperto con una fitta serie di eventi, dal ritorno di Trump alla Casa Bianca, alle riunioni delle banche centrali, passando per le trimestrali Usa e alcuni importanti dati macro. In questo contesto, Wall Street ha registrato performance inferiori rispetto agli indici europei, mentre i rendimenti obbligazionari sono risaliti in scia alla prospettiva di una Fed meno propensa a tagliare i tassi. Ecco alcuni degli asset più interessanti di questo mese di gennaio con i rispettivi grafici.
Euro Stoxx 50 sui massimi a gennaio
Per sintetizzare la buona performance degli indici azionari europei osserviamo il grafico dell’Euro Stoxx 50, in progresso di oltre 8 punti percentuali nel primo mese dell’anno e sui massimi storici, in area 5.300 punti. Tra le migliori performer dell’indice spiccano i bancari BBVA (+18%) e Unicredit (+16%) oltre a Hermes (+17%) grazie ai segnali di ripresa del lusso.
Nel complesso, i listini del Vecchio Continente stanno beneficiando dell’atteggiamento accomodante della Bce. Anche i funzionari più restrittivi sono dell’idea che l’inflazione sia sulla buona strada per tornare verso il target del 2% quest’anno, il che dovrebbe consentire di abbassare i tassi di interesse più volte nel corso dell’anno. I segnali deboli sul fronte della crescita hanno rafforzato questa prospettiva.
L’istituto di Francoforte ha ridotto il costo del denaro di 25 bp nella prima riunione dell’anno, ma gli analisti puntano mediamente su altri tre tagli consecutivi fino a giugno.
Gap down per Nvidia
Protagonista del mese, seppur in negativo, è stata senz’altro Nvidia, che ha registrato il peggior calo giornaliero della sua storia (-17%) nella seduta del 27 gennaio.
A scatenare le vendite è stata la notizia di un nuovo player sul mercato dell’intelligenza artificiale, la cinese DeepSeek, potenzialmente in grado di fornire servizi competitivi con quelli di OpenAI con costi inferiori di circa il 95%. L’avvento di questo concorrente ha innescato un “panic selling” sulle big tech statunitensi, a causa dei dubbi sulle valutazioni elevate e sugli enormi investimenti in corso nello sviluppo dell’AI.
Nvidia ha minimizzato l’allarmismo, sottolineando che i progressi di DeepSeek mostrano l’utilità dei chip prodotti dall’azienda americana. Il titolo ha parzialmente recuperato dal crollo, pur rimanendo in calo del 7% da inizio anno.
Inversione di tendenza a gennaio per il platino
In questa prima parte del 2025, il platino si è preso la scena nel settore delle commodities con un rialzo intorno all’8%. Il future quotato al NYMEX ha toccato i massimi da fine ottobre, invertendo la tendenza dopo la correzione di fine 2024, su cui ha influito la crisi del settore automobilistico.
Il futuro appare caratterizzato da un mix di domanda stabile e vincoli all’offerta, legati al rallentamento della produzione mineraria. Il risultato potrebbe essere la prosecuzione del deficit di mercato, potenzialmente favorevole per le quotazioni.
Nuovo record per Solana
Il mese di gennaio è stato molto positivo per le criptovalute, in scia al ritorno di Trump. In campagna elettorale il presidente si è schierato a favore di una regolamentazione più favorevole per gli asset digitali e al loro sviluppo e dalla sua rielezione (il 5 novembre) il Bitcoin ha guadagnato oltre il 50%.
La criptovaluta più nota e diffusa ha registrato un nuovo record storico toccando i 107 mila dollari e trainando con sé anche gli altri token. Tra questi, Solana, che a sua volta ha raggiunto un picco assoluto a 262 dollari e ha guadagnato più del 23% da inizio anno. Sulla blockchain di Solana sono state lanciate anche le criptovalute $Trump e $Melania.
Rendimenti Treasury Usa sui massimi da oltre un anno
Infine, il mese di gennaio ha visto una certa volatilità dei rendimenti obbligazionari. Inizialmente, i Treasury sono risaliti a ridosso del 4,8%, toccando i massimi da novembre 2023, in scia ai dati sul mercato del lavoro americano che hanno ridotto le speranze di tagli dei tassi (alcuni analisti sono tornati a prezzare persino un rialzo).
In seguito, i numeri sull’inflazione hanno dato respiro alla Fed, riportando sul tavolo l’ipotesi di una seconda riduzione del costo del denaro. I rendimenti sono così scesi in area 4,5%, poco sotto i livelli di inizio anno. In ogni caso, la banca centrale americana dovrebbe temporeggiare per qualche mese e lasciare i tassi restrittivi per qualche mese (dopo la “non decisione” di gennaio), aspettando anche di valutare l’impatto di Trump sull’inflazione e la crescita.