Notizie Notizie Italia Mps: rispunta UniCredit. C’è anche mossa anti-Francia

Mps: rispunta UniCredit. C’è anche mossa anti-Francia

25 Gennaio 2023 10:34

Mps: il governo Meloni starebbe considerando l’opzione di ritentare la carta UniCredit per privatizzare la banca senese, strappando finalmente quel marchio di Monte di Stato impresso sull’istituto dal 2017.

Non solo. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni starebbe cercando di mettere la parola fine al dossier Monte dei Paschi Siena tentando anche la carta Banco BPM.

Le indiscrezioni su un M&A, ovvero su una merger tra Mps e UniCredit o Mps e Banco BPM sono state riportate oggi da un articolo pubblicato su La Stampa, che ha fatto notare anche come la situazione in cui versa la banca italiana sia migliorata, grazie al successo dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro.

Meloni & Co pronti a ritentare la carta di UniCredit, che si rivelò un vero e proprio flop durante il governo Draghi?

Era la fine dell’ottobre del 2021, quando le trattative tra la banca guidata da Andrea Orcel e Rocca Salimbeni collassavano, in quello che alcuni avevano già definito un flop annunciato.

Motivo, così si vociferava nei corridoi del Tesoro: le richieste troppo “punitive” di Orcel.

Nonostante l’impegno profuso da entrambe le parti, UniCredit e il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) comunicano l’interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Banca Monte dei Paschi di Siena”, si leggeva nel comunicato diramato da Via XX settembre e da Piazza Gae Aulenti.

Nel vortice dei rumor, veniva menzionata una richiesta, da parte del ceo di Piazza Gae Aulenti, di un impegno dello Stato superiore ai 7 miliardi di euro, che il Tesoro avrebbe reputato “troppo punitivo” per i contribuenti italiani, dopo che 5,4 miliardi di euro erano stati versati dagli stessi contribuenti nel 2017, quando Mps era stata salvata con una ricapitalizzazione precauzionale lanciata dal governo italiano dopo l’ok di Bruxelles.

Raggiungere un accordo a condizioni non coerenti con i presupposti concordati non sarebbe stato nell’interesse di UniCredit e dei suoi azionisti e, a mio avviso, anche della stabilità del sistema bancario nazionale”, affermava in quei giorni il ceo di UniCredit Andrea Orcel mentre emergevano, di nuovo, tutti i numeri relativi all’abbraccio mortale tra il Monte di Stato e il mondo della politica italiana.

Il numero uno di UniCredit in primis faceva riferimento a “una diffidenza che da lungo tempo circonda(va) qualsiasi operazione” su Mps e al timore che banca finisse per cedere a logiche politiche, più che di mercato.

Nuove indiscrezioni emergevano sulla cifra monstre che Andrea Orcel avrebbe chiesto per poter acquistare un perimetro degli asset di Mps, rifiutata dal Mef.

Da allora, diverse cose sono cambiate, a partire dalla decisione del Tesoro di Daniele Franco di silurare l’amministratore delegato di Mps Guido Bastianini, per inaugurare una nuova era con dall’arrivo del ceo attuale, Luigi Lovaglio.

Per la banca senese, la svolta vera e propria è arrivata con l’aumento di captale da 2,5 miliardi di euro , concluso con successo alla fine dell’anno scorso, anche se le polemiche montate sulla scia del dubbio che non tanto di operazione di mercato si sia trattato, quanto di aiuti di Stato, non sono mancate.

A insistere sulla natura dell’ aumento di capitale del Monte di Stato è stato tra gli altri anche il Financial Times, con un articolo che ha messo in evidenza  lo strano atteggiamento della Bce e dell’Ue, che hanno preferito tacere piuttosto che confermare la fondatezza – secondo alcuni investitori – delle critiche relative alla ricapitalizzazione della banca senese.

Tutto, pur di chiudere il capitolo tra i più tristi e anche a dir poco imbarazzanti sia della politica italiana che della storia delle banche italiane.

Un’altra svolta cruciale, per Monte dei Paschi, è arrivata alla fine del 2022, con la decisione della Bce di tornare a consentire all’istituto l’erogazione dei dividendi agli azionisti.

Mps e governo Meloni: opzione UniCredit o Banco BPM

A questo punto, il governo Meloni non vorrebbe perdere tempo, e sarebbe già a caccia del potenziale nuovo cavaliere bianco magari ora pronto ad accollarsi Mps:

d’altronde era stata la stessa Giorgia Meloni a parlare di gestione pessima, fin qui, del dossier:

Lavoriamo per un’uscita ordinata dello Stato e per creare le condizioni perché in Italia ci siano più poli bancari”, aveva detto la presidente del Consiglio nel corso della conferenza stampa di fine anno.

Governo dunque pronto a rigiocare la carta UniCredit? Così La Stampa:

“Nei palazzi romani, come riportano fonti autorevoli, si parla di due possibili interlocutori per la partita senese: Unicredit e Banco Bpm. Il primo, nel caso si concretizzasse, segnerebbe di fatto un grande ritorno (..) Le indiscrezioni raccontano di un Tesoro che guarda anche a Banco Bpm, in un’ottica non già di acquisizione ma di fusione che ridurrebbe anche il peso dei francesi nei due azionariati: del Crédit Agricole (primo socio di Piazza Meda con il 9,18%) e di Axa (che a Siena viene subito dopo lo Stato con il 7,95%)”.

Il quotidiano riporta tuttavia che da Banco Bpm smentiscono ufficialmente che ci sia alcun interesse per Siena: qualcosa che l’amministratore delegato Giuseppe Castagna ha tra l’altro rimarcato ogni volta che gli è stata posta una domanda attinente a un possibile interesse verso la banca senese.

Meloni & Co dovrebbero dunque superare la barriera del no di Piazza Meda. Un no che tuttavia potrebbe essere meno perentorio, visto che le condizioni in cui versa Mps sarebbero finalmente migliorate.