Inflazione eurozona in calo, assist per tagli tassi Bce

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L’inflazione dell’eurozona rallenta a febbraio, seppur in misura inferiore alle aspettative degli analisti, a pochi giorni dalla seconda riunione di quest’anno della Bce. Scontato un taglio dei tassi di 25 punti base, l’attenzione sarà soprattutto sulle nuove proiezioni economiche del consiglio direttivo e sui toni della presidente Lagarde.
Inflazione eurozona rallenta al 2,4% annuo, Cpi core cala al 2,6%
La stima flash di febbraio relativa ai prezzi al consumo della zona euro mostra un rallentamento su base annua al 2,4%, dal 2,5% registrato a gennaio. Gli analisti si attendevano una frenata più incisiva, al 2,3%.
Su base mensile, l’indice Cpi evidenzia un aumento dello 0,5%, a fronte del +0,4% previsto e del -0,3% del mese precedente.
Il dato core, che traccia l’inflazione di fondo (al netto delle componenti più volatili, come energia e alimentari) passa dal 2,7% – dove si trovava da settembre – al 2,6% tendenziale, contro il 2,5% del consensus.
Seppur elevata, anche l’inflazione dei servizi – attentamente monitorata dalla Bce – è scesa al 3,7%, il minimo da aprile 2024, segnando il primo calo importante dopo aver oscillato negli ultimi mesi intorno al 4%.
Dinamica prezzi differenziata a livello geografico
I dati complessivi del blocco valutario arrivano dopo quelli variegati della scorsa settimana sull’inflazione dei singoli Paesi europei.
In Francia l’indice armonizzato dei prezzi ha rallentato allo 0,9% annuo, il ritmo più basso da febbraio 2021, mentre in Italia è rimasta stabile all’1,7%, sotto l’obiettivo del 2% della Bce.
Tuttavia, in Germania l’indicatore è rimasto stabile al 2,8% mentre in Spagna si è mantenuto al 2,9%, segnalando un andamento divergente fra le principali economie della zona euro.
Le implicazioni dell’inflazione per la Bce
I dati di oggi dovrebbero rassicurare la Bce, alla ricerca di prove che il percorso disinflazionistico stia procedendo secondo i piani, consentendo un ritorno verso il target del 2% nei mesi a venire. I funzionari apprezzeranno soprattutto la moderazione dell’inflazione dei servizi, un comparto che ha contribuito fortemente all’aumento dei prezzi in passato. Un altro segnale positivo per la banca centrale, dopo i numeri positivi sui salari della scorsa settimana.
Nel frattempo, la crescita resta debole e i responsabili devono fare i conti con un contesto macroeconomico incerto, condizionato dalla minaccia di nuovi dazi da parte di Trump e dal caos sui colloqui di pace in Ucraina.
In mattinata è stata diffusa anche la lettura finale di febbraio dell’indice Pmi manifatturiero della zona euro, che si è attestata a 47,6 punti, meglio dei 47,3 della stima preliminare, evidenziando ancora una contrazione del comparto malgrado un lieve miglioramento.
Atteso taglio tassi giovedì e almeno altri due nel 2025
La Bce si riunirà questa settimana (giovedì 6 marzo) per la seconda volta nel 2025. Pressoché certo il secondo taglio dei tassi in altrettanti incontri, dopo i quattro effettuati tra giugno e dicembre dello scorso anno. Il tasso sui depositi dovrebbe quindi scendere dall’attuale 2,75% al 2,5%.
Molto più incerto, invece, il quadro relativo alle prossime riunioni. Alcuni analisti ritengono possibile una pausa ad aprile, ma nel complesso i mercati prevedono una graduale discesa almeno al 2% nel corso dell’anno, quindi almeno altre due riduzioni da 25 bp ciascuna.
Giovedì l’attenzione si focalizzerà soprattutto sui toni del comunicato stampa e della conferenza stampa di Christine Lagarde. In particolare, i funzionari potrebbero rimuovere il riferimento ai tassi restrittivi, preparando il terreno per un ulteriore allentamento.
Da monitorare anche le nuove proiezioni economiche su crescita e inflazione, che potrebbero evidenziare un ritocco al ribasso per il Pil e una revisione al rialzo per quanto riguarda i prezzi.
ING prevede che “l’Eurozona si allontani lentamente dalla stagnazione, grazie al rafforzamento della domanda interna in scia a ulteriori miglioramenti del potere d’acquisto e tassi più bassi”. Questo dovrebbe mantenere l’inflazione “leggermente al di sopra del 2%”, ma le prospettive sono “altamente incerte”. La lettura di oggi “non fornisce prove concrete su quanto debbano essere abbassati i tassi” e il dibattito sulle prossime mosse della Bce è destinato ad accendersi.