Bce, da inflazione segnali contrastanti in attesa del dato chiave

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Le prime indicazioni di febbraio sull’inflazione nei paesi europei hanno fornito spunti misti per la Bce. I numeri sui prezzi al consumo in Francia hanno evidenziato un rallentamento allo 0,9%, mentre il Cpi armonizzato in Italia e in Germania è rimasto stabile, rispettivamente all’1,7% e al 2,8% (quest’ultimo sopra il target Bce del 2%). Numeri che comunque non dovrebbero modificare sostanzialmente le aspettative sui tagli dei tassi nella zona euro. Segnali positivi dal sondaggio sulle aspettative di inflazione della banca centrale, in attesa della lettura flash sui prezzi al consumo dell’eurozona che verrà pubblicata il 3 marzo.
Inflazione armonizzata Francia sotto l’1%, prima volta da 4 anni
L’inflazione francese ha rallentato al ritmo più basso da febbraio 2021, con il dato armonizzato allo 0,9% annuo rispetto al +1,8% di gennaio e all’1,1% del consensus di Bloomberg.
Secondo ING, “le pressioni inflazionistiche sono estremamente deboli in Francia e l’inflazione difficilmente rimbalzerà in modo significativo nei prossimi mesi. Il netto rallentamento dei prezzi dei servizi indica una debole economia francese in cui la domanda è molto lenta”. Il dato sul Pil, diffuso anch’esso stamani, ha confermato una contrazione dello 0,1% nel quarto trimestre.
Cpi Italia all’1,7% e sotto target Bce
In Italia l’indice armonizzato dei prezzi al consumo è rimasto stabile all’1,7%, al di sotto del target del 2% della Bce, a fronte di un incremento atteso all’1,8%.
Il dato nazionale è invece salito dall’1,5% all’1,7%. “Nulla di allarmante” secondo Gabriel Debach, market analyst di eToro, “ma uno sguardo più attento rivela un dettaglio da non sottovalutare: nei primi due mesi del 2025, la variazione mensile media è stata dello 0,4%, il doppio rispetto allo 0,2% registrato nello stesso periodo del 2024. Un’accelerazione che potrebbe essere un semplice scatto temporaneo, ma che merita attenzione”, poiché “la strada della disinflazione non è ancora del tutto in discesa”.
Germania e Spagna ben al di sopra del 2%
In Germania, l’inflazione armonizzata è rimasta invariata al 2,8% anno su anno, malgrado gli analisti si aspettassero una moderazione al 2,7%. Rispetto a gennaio, l’indice ha registrato un incremento dello 0,6%, superiore allo 0,5% previsto, dopo il -0,2% del mese precedente.
Ricordiamo invece che in Spagna la crescita annua dei prezzi è rimasta stabile al 2,9% segno che comunque il percorso disinflazionistico rimane accidentato e variegato tra i vari paesi che adottano la moneta unica.
Le stime su inflazione eurozona
Al momento, le stime sull’inflazione dell’eurozona indicano un incremento mensile dello 0,4% rispetto al calo dello 0,3% registrato a gennaio. Su base annua è prevista una moderazione al 2,3% dal 2,5% di gennaio. Il dato core è atteso in frenata dal 2,7% al 2,6%.
Nel frattempo, la Bce ha diffuso i risultati del sondaggio mensile di gennaio sulle aspettative di inflazione dei consumatori dell’eurozona. La mediana delle stime sui prezzi dei prossimi 12 mesi è scesa dal 2,8% al 2,6% (consensus 2,8%), mentre le prospettive da qui a tre anni indicano un’inflazione del 2,4% (attese 2,5%).
Bce verso altri tagli dei tassi
Le ultime minute della Bce, relative alla riunione di gennaio, hanno evidenziato che “l’allentamento monetario potrebbe procedere più lentamente in caso di shock al rialzo delle prospettive di inflazione e/o dello slancio economico”, oppure “più rapidamente in caso di shock al ribasso”.
Le ultime dichiarazioni di Isabel Schnabel, membro del Comitato Esecutivo dell’istituto di Francoforte, e le valutazioni di Morgan Stanley indicano una possibile revisione della comunicazione da parte della banca centrale. In particolare, potrebbe essere modificato il passaggio relativo ai tassi restrittivi, preparando il terreno per i prossimi tagli.
Al momento, le aspettative implicite del mercato degli swap indicano almeno altre tre riduzioni dei tassi da 25 punti base nel corso del 2025, con eventuale spazio per una quarta mossa.
Secondo ING i dati di oggi, nel complesso, “consolidano un taglio di 25 punti base la prossima settimana”, nella riunione del 6 marzo, ma l vera domanda resta: cosa farà dopo la Bce? In ogni caso, “data la debolezza strutturale dell’economia dell’eurozona, nonché l’imminente imposizione di dazi e la minore pressione inflazionistica dovuta alla svolta del mercato del lavoro, continuiamo a pensare che alla fine la Bce dovrà abbassare i tassi almeno al 2% – dall’attuale 2,75% – per assicurarsi che non siano più restrittivi ma addirittura accomodanti”, concludono gli analisti.