Notizie Notizie Mondo Inflazione Usa, Pce core in linea con attese allevia ansia Fed

Inflazione Usa, Pce core in linea con attese allevia ansia Fed

28 Febbraio 2025 15:14

Il Pce core, la misura dell’inflazione di fondo preferita dalla Fed, ha confermato le stime attestandosi al 2,6% di crescita annua a gennaio. Un segnale positivo per la banca centrale, alla ricerca di prove di minori pressioni sui prezzi negli Usa. Ma l’incertezza geopolitica, legata soprattutto ai dazi di Trump, impone cautela sui tagli dei tassi.

Pce core al 2,6%, minimo da inizio 2021

A gennaio il Pce core statunitense, l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali di base, ha registrato un rialzo dello 0,3% su base mensile, in linea con le attese, dopo il +0,2% del mese precedente. Su base annua, il ritmo di crescita è diminuito dal 2,9% (rivisto dal 2,8% precedentemente comunicato) al 2,6%, pareggiando il consensus. Si tratta del valore minimo da marzo del 2021.

Il Pce complessivo, che include i prezzi più volatili (energia e alimentari) mostra a sua volta un incremento congiunturale dello 0,3% (in linea con le stime e il dato di dicembre) e un aumento tendenziale del 2,5%, come previsto dagli analisti, rispetto al 2,6% di fine 2024.

Fra gli altri dati diffusi oggi dal Bureau of Economic Analysis, la spesa dei consumatori corretta per l’inflazione è scesa dello 0,5%, segnando il primo calo in un anno, complice il clima estremo di inizio 2025.

Fed meno preoccupata per i prezzi ma ancora cauta

Il report odierno offre un po’ di sollievo sul fronte dell’inflazione, dopo alcuni dati che avevano fatto temere per un’inversione di rotta, come quello sui prezzi al consumo del 12 febbraio scorso (in accelerazione al 3,3% nella componente core). Allo stesso tempo, però, il calo sproporzionato della spesa potrebbe sollevare dubbi sulla resilienza dell’economia statunitense.

I funzionari della Fed hanno più volte ribadito che serviranno ulteriori segnali di rallentamento dell’inflazione prima di riprendere ad abbassare i tassi di interesse, dopo i tagli per 100 punti base effettuati nella parte finale del 2024.

La banca centrale sta attentamente monitorando anche le mosse commerciali del presidente americano Donald Trump per valutare l’eventuale impatto dei dazi su crescita e prezzi. Da monitorare con attenzione anche i dati della prossima settimana sul mercato del lavoro, in uscita venerdì, e gli indici ISM (manifatturiero lunedì e servizi mercoledì).

Reazione mercati a inflazione Pce core Usa e attese tassi Fed

I future azionari viaggiano poco mossi e i rendimenti obbligazionari sono scesi leggermente dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione in linea con le aspettative. I contratti sull’S&P 500 mostrano un guadagno dello 0,3% mentre i Treasury a 10 anni sono scesi al 4,23% e i biennali al 4,04%. Cambio euro/dollaro poco mosso in area 1,041.

I futures sui Fed Funds indicano un allentamento monetario medio stimato di 61 punti base nel 2025, ossia almeno due tagli da 25 bp e una terza riduzione possibile entro fine anno, rispetto a 46 bp di una settimana fa. In ogni caso, la prima mossa è attesa per giugno o luglio, mentre a marzo e maggio la Fed dovrebbe mantenere invariato il costo del denaro nel range 4,25-4,50%.