Notizie Notizie Mondo Grecia: al via la settimana lavorativa di sei giorni di Mitsotakis. Ira sindacati: ‘misura barbarica’

Grecia: al via la settimana lavorativa di sei giorni di Mitsotakis. Ira sindacati: ‘misura barbarica’

3 Luglio 2024 15:54

E ora in Grecia alcune aziende potranno decidere di lanciare la settimana lavorativa di sei giorni.

La misura, tra le iniziative del governo guidato dal premier Kyriakos Mitsotakis, è entrata in vigore l’altro ieri, lunedì 1° luglio, scatenando la furia dei sindacati e aspre critiche da parte di esperti vari di politica e anche di economia.

Dal canto suo, il premier Mitsotakis ha definito il piano sfornato dal suo governo e ora effettivo una strategia “a favore dei dipendenti” , orientata anche a “promuovere una crescita profonda” dell’economia, in quanto tesa a sostenere sia i lavoratori che non vengono retribuiti in modo adeguato quando si trovano a fare gli straordinari, sia a sconfiggere la piaga del lavoro nero. Sarà.

Grecia: parte la settimana lavorativa di sei giorni. Atene in controtendenza

Una settimana lavorativa di sei giorni, dunque, mentre il resto del mondo riflette piuttosto su come alleviare le fatiche dei dipendenti, introducendo in diversi casi settimane lavorative di quattro giorni.

Ma la Grecia va controcorrente, e i sindacati non ci stanno.

“Non ha alcun senso – si sfoga con il Guardian Akis Sotiropoulos, esponente della commissione del sindacato del pubblico impiego Adedy – Mentre quasi tutti i paesi civili stanno lanciando la settimana di quattro giorni lavorativi, la Grecia decide di fare il contrario”.

Così va nel paese in cui le elezioni europee hanno confermato la vittoria dei conservatori di Nea Dimokratia, il partito del premier Kyriakos Mitsotakis.

Una misura “barbarica”: protestano i sindacati greci.

E il Guardian scrive:

“Dopo aver superato gli altri paesi europei in termini di crescita economica, la nazione un tempo al centro della crisi finanziaria peggiore del Continente va di nuovo nella direzione opposta”.

Il riferimento è al dramma storico della Grecia, ma anche al suo miracolo: dopo essere stata commissariata dalla ben tristemente nota troika nel bel mezzo della crisi dei debiti sovrani – crisi che ha rischiato di spazzare via non solo l’appartenenza del paese all’euro ma anche di far andare in mille pezzi l’intera Eurozona –  l’economia ellenica ha imboccato la strada della ripresa, ormai libera dal giogo dell’austerity e, allo stesso tempo, con conti pubblici in via di miglioramento.

Era il 2018 quando si concludeva l’assistenza finanziaria dell’Ue alla Grecia durata 8 anni.

In quell’arco di tempo, ovvero negli anni compresi tra il 2010 e il 2018, alla Grecia era stato prestato un importo complessivo pari a 241,6 miliardi di euro, circa lo 0,27% del PIL della zona euro, come si legge nella documentazione ufficiale.

La tragedia greca, è il caso di dirlo, non finiva però lì.

Dalla tragedia greca al miracolo. Ora bond Atene rendono meno dei BTP

Soltanto il 20 agosto del 2022 Atene sarebbe uscita dalla “sorveglianza fiscale dell’Unione europea” , durata in tutto  ben 12 anni.

E’ la fine di “un ciclo di 12 anni che ha causato sofferenza ai cittadini, provocato una stagnazione economica e diviso la società”, proclamava sempre lui, il primo ministro Kyriakos Mitsotakis –  Si staglia ora un nuovo orizzonte, fatto di crescita, di unità e di prosperità per tutti. Oggi la Grecia è una Grecia diversa”.

Parole vere, visto che la Grecia oggi ha davvero un volto nuovo.

Lo ha confermato di recente la stessa Commissione europea, riconoscendo i passi da gigante che ha compiuto il paese:

La crescita del Pil della Grecia su base reale – ha dichiarato Bruxelles – è superiore alla media dell’Europa. Dopo la rapida ripresa successiva alla pandemia degli anni 2021 e 2022, quando il tasso annuo di crescita è stato in media pari al 7%, il Pil reale (della Grecia) è cresciuto del 2% nel 2023 – si legge nel rapporto della Commissione – La spesa per consumi è rimasta solida, sostenuta dalla crescita dei redditi, mentre le entrate del settore del turismo hanno accelerato il passo e le esportazioni nette si sono rafforzate”.

La situazione è migliorata a tal punto che i titoli di stato della Grecia non sono neanche più i paria del mercato dei bond sovrani dell’area euro:

i progressi compiuti nel risanamento dei conti pubblici sono stati tali che, già ai tempi del governo Draghi, veniva fatto notare che, anche senza Mr Whatever It Takes, i bond di Atene (all’epoca ancora junk) rendevano meno dei BTP.

“Greek Bonds Are All the Rage in Europe, If You Can Find Them”, recitava il titolo di un articolo di Bloomberg dedicato alla febbre sui titoli di stato made in Greece. Ed era ancora il 2021.

Anche oggi, i bond greci rendono meno dei BTP italiani, il che significa che, per gli operatori di mercato, la carta greca viene considerata meno rischiosa di quella italiana.

Più volte, nel confronto tra Grecia e Italia, in questi ultimi anni, Roma ha dovuto infatti riconoscere la vittoria dell’avversario. Vivi complimenti ad Atene sono arrivati perfino da Goldman Sachs.

Lo conferma per l’ennesima volta, nella sessione odierna, lo stesso trend dei rendimenti dei BTP e dei titoli di stato ellenici.

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Grecia e la settimana lavorativa di sei giorni. Esplode la rabbia

A gettare tuttavia un’ombra sui progressi indiscutibili di Atene è però in queste ore proprio l’entrata in vigore di questo provvedimento, che i più magnanimi considerano a dir poco strambo.

La settimana lavorativa di sei giorni, diventata esecutiva due giorni fa, fa parte di una normativa che è stata approvata lo scorso anno e che consente ad alcune imprese di sostituire la tradizionale settimana lavorativa di 40 ore con una che può salire fino a 48 ore.

Sono esclusi dall’iniziativa i dipendenti dei settori della ristorazione e del turismo.

Vale la pena di fare un’altra precisazione: possono ricorrere alla settimana lavorativa di sei ore solo le aziende private che forniscono servizi 24 ore su 24.

In queste imprese, lo staff potrà decidere se lavorare due ore in più al giorno oppure se scegliere un turno extra di 8 ore, retribuito con una commissione aggiuntiva pari al 40% del salario giornaliero.

Il timore, tuttavia, è che questa opzione finisca per essere piuttosto un diktat, che vada a premiare solo gli imprenditori.

“La realtà è che (questo provvedimento) è stato approvato da un governo impegnato ideologicamente a generare profitti ancora più grandi per il capitale – ha spiegato al Guardian Sotiropoulos – Una produttività migliore arriva con condizioni di lavoro migliori, con un tenore di vita migliore (per i dipendenti) e noi ora sappiamo che minore è la quantità di lavoro, meglio è”.

Tra l’altro oltre al danno c’è anche la beffa: i greci lavorano già ora per più ore rispetto agli altri colleghi europei. E’ quanto emerge dagli stessi dati dell’Eurostat, l’agenzia statistica dell’Unione europea, che ha individuato in una media di 41 ore la settimana il tempo di lavoro dei dipendenti.

Intanto, mentre l’opposizione di sinistra parla di “salari bulgari in un paese con prezzi britannici”, ha fatto sentire la sua voce anche Grigoris Kalomoiris, responsabile del sindacato degli insegnanti in pensione Pesek, che si è così sfogato con il Guardian:

“Quello che il governo sta dicendo, praticamente, è ‘andate e lavorate di più, noi chiuderemo un occhio anche se siete pensionati”.

Kalomoiris ha rincarato la dose:

“La maggioranza dei greci, che percepisce un salario mensile, in media, di 900 euro, riesce a farcela solo fino al 20 del mese. Questa ultima misura barbarica non risolverà il problema vero della scarsità di lavoratori, e molti di noi credono che si tratti di una misura molto ingiusta nei confronti dei giovani disoccupati greci che potrebbero non riuscire mai ad avere un posto di lavoro”.