Fioccano buy su Carige: mercato scommette su ‘lotta’ Bper-Credit Agricole per il suo controllo. Nervi tesi a Modena, mentre incombe scadenza Bce
Ebbene si, Credit Agricole Italia sarebbe davvero interessata a Carige, già corteggiata da Bper, al punto da aver presentato già una proposta.
Il titolo della banca genovese brinda all’arrivo del nuovo pretendente scattando a Piazza Affari di oltre il 3%. Finora si tratta di rumor, che tuttavia nel caso specifico rimbalzano da un po’.
Carige era stata già vista come possibile preda dell’istituto guidato da Giampero Maioli, reduce tra l’altro dell’acquisizione, lo scorso anno, di CreVal (Credito Valtellinese).
Nel sito di Credit Agricole Italia si legge, in riferimento agli eventi che hanno contrassegnato il 2021 che, “a seguito dei risultati dell’OPA e della successiva procedura di sell out, Crédit Agricole Italia ha raggiunto la partecipazione del 100% del capitale del Credito Valtellinese S.p.A., che è entrato a far parte del Gruppo bancario Crédit Agricole Italia”.
Credit Agricole post CreVal: si infittiscono rumor su Carige
Dopo CreVal, Maioli & Co avrebbero deciso di puntare l’istituto ligure e negli ultimi giorni si sarebbero riaperti i canali con il Fondo Interbancario di tutela dei depositi (maggiore azionista di Carige con un quota dell’80%):
Così il Sole 24 Ore nella sua edizione odierna:
“Si infittiscono i rumors relativi a una possibile proposta da parte di Credit Agricole Italia per Carige“. Il Sole 24 Ore sottolinea che “nelle ultime ore sono andati in crescendo i dialoghi informali tra il Fondo interbancario, azionista di riferimento della banca ligure con l’80% del capitale, e il gruppo italo-francese”.
“Interpellata dal Sole 24Ore, la banca italo-francese ha opposto un ‘No comment’, così come il Fondo interbancario”.
Carige, dopo Bper arriva il blitz di Credit Agricole Italia?
Indiscrezioni anche da Il Messaggero: “La Befana porta il dono di una seconda offerta per Carige che riapre i giochi sul futuro dell’istituto ligure. Ieri il Credit Agricole Italia, sesto gruppo italiano, 1300 filiali, ha rotto gli indugi, dopo mesi e mesi di indiscrezioni, presentando un’offerta condizionata al Fondo interbancario (cui fa capo l’80% della banca, mentre un altro 8% è in mano a Ccb) con Opa successiva (..) L’Agricole avrebbe al suo fianco gli advisor storici: JP Morgan e BonelliErede”.
Il quotidiano romano ha riportato anche che “trapela che la banca franco-italiana offra sempre 1 euro per il controllo (così come Bper) ma, subordinatamente all’effettuazione di una due diligence, pretenda dal Fondo una dote dell’ordine di 700 milioni che è il tetto massimo permesso dallo statuto dopo la revisione dell’estate scorsa”.
Dunque, pretende meno di Bper, che si è fatta avanti ufficialmente alla metà di dicembre con una proposta di 1 euro, in stile dunque Intesa SanPaolo-banche venete, con tanto di richiesta di ricapitalizzazione dell’istituto da parte dell’Fitd di 1 miliardo di euro: proposta, soggetta anche ad altre condizioni sui tempi, che è stata però rigettata dal Fondo, in quanto non conforme al suo stesso statuto.
.L’articolo 35 dello statuto stabilisce di fatto che gli interventi preventivi di cui al presente articolo – ovvero quelli “volti a prevenire o superare lo stato di dissesto o di rischio di dissesto di una banca consorziata autorizzata in Italia” – “non possono superare complessivamente, in ciascuno esercizio, l’importo determinato nella misura del 50% delle contribuzioni versate nell’anno precedente”.
Il testo prosegue, sottolineando che, “in casi eccezionali, laddove sussistano esigenze di tutela dei depositanti e al fine di assicurare la continuità delle funzioni essenziali, tenuto conto del ruolo svolto dalla banca nel contesto di riferimento e del potenziale impatto sulle altre consorziate, il Consiglio, su proposta del Comitato di gestione, può deliberare un incremento del limite di cui al comma 10 fino al 20% delle contribuzioni versate nell’anno precedente (..)”.
Tradotto in numeri, l’Fitd potrebbe versare come dote al massimo 700 milioni: proprio i 700 milioni – e non il miliardo chiesto da Bper – che Credit Agricole Italia avrebbe chiesto come dote in queste ore all’Fitd, secondo il Messaggero.
Carige: si avvicina scadenza ultimatum Bce all’Fitd
Va detto che, dopo il rifiuto di Carige, Bper ha continuato a confermare il proprio interesse, dicendosi disponibile ad approfondire e a dare chiarimenti sull’offerta e decidendo anche di ritirare i paletti temporali che avevano accompagnato la sua proposta. L’Fitd non ha concesso però l’esclusiva a Bper, fattore che ha reso Carige preda anche di altri potenziali interessati, innescando la corsa del titolo.
Ora Credit Agricole Italia avrebbe fatto un passo in avanti. Nel riportare le indiscrezioni il Messaggero ha ricordato a tal proposito la richiesta della Bce con tanto di scadenza tra l’altro particolarmente vicina:
la banca centrale europea ha infatti “chiesto al Fondo delle banche un impegno scritto entro il 31 gennaio a ricapitalizzare Genova a cavallo dell’estate almeno di 400 milioni per ripristinare i coefficienti patrimoniali nel caso non si fossero concretizzate le nozze”.
Si può parlare dunque di una vera e propria corsa contro il tempo da parte di Carige, o meglio del suo maggiore azionista Fondo interbancario di tutela dei depositi, che ha salvato la banca dal collasso.
Oggi il quotidiano La Stampa parla anche dell’interesse per Carige del fondo Cerberus, in vista del cda dell’Fitd che si riunirà lunedì prossimo 10 gennaio per esaminare le offerte per rilevare la banca.
Nel retroscena dal titolo “L’Agricole su Carige, ma il blitz con il Fondo fa infuriare la Bper”, Gianluca Paolucci ha ricordato che il 30 dicembre la banca modenese ha scritto alla Consob, “lamentando un quadro informativo confuso e incerto, a causa dei ‘rumors’ relativi all’esistenza di ulteriori pretendenti, sia banche che fondi, per Carige”.
Oltre a Credit Agricole Italia – che comunque ha risposto ieri con un no comment – “sulla stampa e sul mercato è circolato anche il nome di Cerberus. Questa situazione di incertezza – sottolinea La Stampa – secondo Bper nella sua missiva alla Consob, alimenta la volatilità dei titoli in Borsa e rappresenta una disparità di trattamento per l’istituto modenese”, che rimane l’unico che è uscito ufficialmente allo scoperto.
Di fatto, dalla metà di dicembre il titolo Carige ha segnato un balzo in Borsa pari a +22%. Bper ha così chiesto alla Consob di fare chiarezza sulla presenza di altre proposte di interesse a favore di Carige.
Bper a fine anno ha incassato il miglioramento dell’outlook da parte di Moody’s, da stabile a positivo, con l’agenzia di rating che ha espresso il proprio giudizio favorevole all’eventuale acquisizione di Carige, nella convinzione che potrà “rafforzare il posizionamento competitivo di Bper“. Moody’s ha anche posto sotto osservazione il rating a lungo termine “Caa2” di Carige per un possibile miglioramento che lo allineerebbe a quello di Bper (“Ba3”) in caso di acquisizione dell’istituto ligure da parte della banca modenese. “Nel caso l’acquisizione non si finalizzasse, i rating di Carige resterebbero (invece) invariati”.
I numeri di Carige, l’altra Mps
Carige è stata salvata alla fine del 2019 per la quarta volta in sei anni.
Dal 2014 in avanti l’istituto ha bruciato quasi in toto i 2,2 miliardi di euro circa di ricapitalizzazioni messe in atto. A rivelarlo, nel corso dell’assemblea straordinaria dell’istituto, era stato nel settembre del 2019 uno dei commissari straordinari della banca, Fabio Innocenzi, che aveva ricordato come, dal 2014 fino ad allora, la banca avesse perso il 98,3% dei circa 2,2 miliardi di ricapitalizzazioni fatte.
Nel dettaglio erano stati tre gli aumenti di capitale che si erano susseguiti in quegli anni, rispettivamente per 850, 800 e 560 milioni di euro.
Il risanamento di Carige è stato reso possibile grazie a un aumento di capitale di 700 milioni di euro che ha rivoluzionato l’azionariato di Carige con Fitd primo azionista, e Cassa Centrale Banca (CCB) secondo azionista con una quota del 9%, con il diritto di acquistare tutte le azioni del Fitd e di salire quindi ad una quota compresa tra l’82% e il 91%.
La ricapitalizzazione è avvenuta al prezzo di sottoscrizione pari a 0,001 euro ed è stata seguita dal raggruppamento dei titoli (1 ogni 1000 esistenti).
Ccb ha poi cambiato idea, proponendo al Fondo interbancario di esercitare sì l’opzione di acquisto dell’80% in mano all’azionista di maggioranza Fitd, ma offrendo contestualmente una soluzione -anche in questo caso – stile Intesa-banche venete, ovvero proponendo il pagamento di 1 euro.
L’offerta, considerata irricevibile da parte dell’Fitd, ha ricatapultato Carige nell’arena del risiko bancario.
Il titolo Carige ha fatto il suo ritorno a Piazza Affari lo scorso 27 luglio 2021, dopo essere stato sospeso per due anni e mezzo: la Consob aveva congelato la negoziazione dei titoli emessi o garantiti dalla Società il 2 gennaio del 2019, a seguito della decisione della Bce di porre la Banca in amministrazione straordinaria.