Notizie Notizie Italia Carige: Fitd stoppa conversione bond, si riparla di nazionalizzazione con Moody’s e Messina

Carige: Fitd stoppa conversione bond, si riparla di nazionalizzazione con Moody’s e Messina

14 Maggio 2019 11:31

Carige, dopo l’addio di BlackRock fa dietrofront anche lo Schema volontario dell’Fitd (Fondo Interbancario di tutela dei depositi), stoppando la conversione in azione dei bond da 320 milioni di euro. Nuove indiscrezioni arrivano dall’edizione odierna di alcuni quotidiani, mentre in un’intervista rilasciata a La Repubblica, il numero uno di Intesa SanPaolo Carlo Messina auspica un partner privato o la nazionalizzazione:

“Carige non può diventare la banca del Fondo tutela depositi, parte volontaria od obbligatoria – dice convinto il banchiere – Se l’Fitd entrerà sarà solo una soluzione transitoria, poi serve un partner strategico al 51%. Se c’è privato bene; sennò anche pubblico, come in Germania, Gran Bretagna e altrove”.

Il numero uno di Intesa SanPaolo apre così all’opzione nazionalizzazione, che i commissari dell’istituto genovese non vogliono per ora prendere in considerazione, a meno che non diventerà lampante che l’istituto non riuscirà a trovare nessun altro pronto a salvarlo.

La spina nel fianco del sistema bancario italiano e del governo M5S-Lega rischia di fare la stessa fine di Mps, dunque di passare per la ricapitalizzazione precauzionale, individuata come soluzione in extremis dallo stesso decreto governativo varato a seguito del suo commissariamento dalla Bce.

Intanto il quotidiano La Stampa scrive che “Carige è congelata” e che, così come osserva una fonte, a questo punto “la crisi è nelle mani delle autorità di vigilanza italiane ed europee”. Si attende a tal proposito la riunione del Supervisory board della Bce, in calendario il prossimo giovedì.

Novità potrebbero arrivare da quella riunione“, dice la fonte, mentre – riporta ancora il quotidiano – un portavoce dell’Antitrust europeo interrogato sulla visione della Commissione sulle soluzioni possibili per la banca ha detto: «Seguiamo il caso e ricordiamo che spetta in primo luogo alle autorità italiane trovare una soluzione»“.

Ma “per ora l’orizzonte non offre proposte concrete. I commissari Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener lavorano a una sorta di salvataggio privato misto: sono alla disperata ricerca di investitori che possano sostituire Blackrock e affiancare il Fitd in un’operazione che richiede – come minimo – un aumento di capitale di 720 milioni di euro. Secondo fonti finanziarie «più passa il tempo e più il fabbisogno di capitale aumenta». A farlo lievitare anche il fatto che il bond sottoscritto paghi una cedola del 16%: 51,2 milioni di interessi l’anno, 4,2 milioni al mese. Modiano, Innocenzi e Lener starebbero cercando di coinvolgere i fondi d’investimenti che avrebbero realizzato l’operazione con Blackrock (Warburg Pincus), ma sono in pochi a credere che la missione riuscirà”.

In questa situazione Moody’s, citata ancora da La Stampa, non intravede certo motivi per essere particolarmente ottimista, visto che il tramonto di Blackrock «non lascia buoni presagi». Restano aperti «altri scenari», afferma l’agenzia, inclusa una «combinazione con un partner più forte, sebbene le ragioni che hanno indotto» la roccia nera (BlackRock) «a lasciare potrebbero scoraggiare altri investitori». Inoltre, secondo Moody’s, l’intervento dello Stato «potrebbe essere positivo per gli obbligazionisti senior e i correntisti, negativo per quelli subordinati».

Insomma, a pochi giorni dalle elezioni europee, il governo M5S-Lega ha una gatta da pelare che, così come è accaduto con l’ex premier Matteo Renzi (con il caso delle quattro banche Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara) e così come anche con l’altro ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (banche venete, Mps) rischia di inficiare la fiducia dei cittadini nell’esecutivo italiano.

Del caso Carige parla anche Il Sole 24 Ore, nell’articolo in cui rende nota la decisione dell’Fitd di smarcarsi anch’esso, dicendo no alla conversione dei bond da 320 milioni di euro.+

Il consiglio di gestione presieduto da Salvatore Maccarone ha deciso insomma di prendere atto dell’addio del fondo Usa, ammettendo che, a questo punto, la conversione dei bond non è “più realizzabile”.

La conversione, si sa, era inquadrata nel piano cruciale dell’operazione di salvataggio Carige, che prevedeva un aumento di capitale di 720 milioni di euro, che avrebbe visto la partecipazione del fondo BlackRock.

Ma visto che quest’ultimo si è defilata, per Maccarone è inutile procedere in autonomia anche se, ha precisato nelle ultime ore, “le finalità originarie per cui il bond Carige è stato sottoscritto rimangono intatte”. Questo significa che “confermiamo dunque il nostro intento, e se si paleseranno soggetti interessati a Carige saremo pronti a esaminare nuovamente la conversione”.

Era stato lo stesso Fitd, nel dire sì al piano con BlackRock a precisare a inizi maggio che il piano di salvataggio avrebbe visto protagonista il fondo americano:

Fitd stoppa conversione bond. E ora?

“Il nostro intervento si inserisce in un’operazione che ha Blackrock come soggetto imprenditore che interviene”, aveva spiegato quel giorno Maccarone, delineando il piano imperniato su un aumento di capitale dalla cifra di 720 milioni circa. Maccarone aveva preannunciato “tre operazioni di aumento, tra loro connesse in un unico contesto: la prima parte a servizio della conversione integrale dei bond, per la parte convertibile, quindi per circa 313 milioni, la seconda riservata a Blackrock di ammontare ancora non determinato e la terza riservata ai soci della banca, con l’impegno che tutto l’inoptato” sarebbe stato sottoscritto dal gruppo Blackrock e quindi ci sarebbe stata “la garanzia di copertura dell’intero capitale”.

Non per niente si era parlato di una super offerta di BlackRock

Intanto in un recente tweet Ferdinando Giugliano, giornalista di Bloomberg, ha fatto notare che “altre banche italiane hanno detto di essere pronte a sostenere Carige attraverso uno schema volontario di garanzia sui depositi”. Aggiungendo,  tuttavia come tutto questo sia, alla fine, un dejà vu, dal finale tra l’altro poco esaltante.

“Questo assomiglia molto al fondo Atlante, che non funzionò troppo bene, visto che le banche che acquistò, alla fine vennero liquidate”.

Lo stesso Giugliano, all’indomani del varo del decreto Carige, pubblicò una opinione su Bloomberg, ricordando tutti i buoni propositi della Lega e del M5S, che per anni avevano tuonato contro gli aiuti che l’Italia aveva dato alle banche. “Italy’s Populist Revolution Is Gone in 480 Seconds. It took only eight minutes for the populist government to greenlight a bailout for Banca Carige, if needed“.

Ovvero: “La Rivoluzione populista dell’Italia è stata spazzata via in 480 secondi. Ci sono voluti soltanto otto minuti perché il governo populista decidesse di dare il via libera a un bailout di Carige, in caso di bisogno” (riferimento alla soluzione, seppure in extremis, di ricapitalizzazione precauzionale).

La domanda è sempre la stessa: chi salverà Carige, e soprattutto, tra i soggetti privati, c’è qualcuno potenzialmente interessato?

Moody’s è decisamente scettica sulla possibilità di trovarne uno: “la ritirata di BlackRock non è di buon auspicio per chi vuole salvare la banca senza ricorrere ai soldi pubblici”, ha scritto l’agenzia di rating in una nota riportata da Reuters, precisando che a questo punto un intervento dello Stato è più plausibile.

E mentre sembra che sia stato proprio il rischio Italia ad aver fatto scappare BlackRock, mentre è corsa contro il tempo per evitare una fuga di capitali e allo stesso tempo si torna a parlare di UniCredit e dell’interesse dei tre fondi stranieri, il Sole 24 Ore si chiede per caso se in qualche modo, visto l’errore compiuto nella gestione del caso Tercas, la Commissione europea possa essere magari stavolta meno severa:

“Qualcuno vede nel congelamento della sentenza Tercas un varco che possa agevolare l’intervento del Fitd (…)”, scrive Il Sole, facendo riferimento a quella sentenza shock della Corte europea che ha dato ragione all’Italia, annullando la decisione della Commissione europea su Tercas.

Bruxelles aveva considerato aiuto di Stato l’intervento del Fondo di tutela dei depositi per il salvataggio di Banca Tercas, avvenuto nel 2014. L’intervento, ha precisato di recente la Corte Ue, non è stato invece illegittimo.Una sentenza che ha portato diversi politici italiani e la stessa Abi a rivendicare per lo meno un risarcimento da Bruxelles, a causa del suo errore a dir poco clamoroso, che avrebbe avuto conseguenze su diversi risparmiatori italiani, non solo clienti di Tercas.

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