Bozza Def e Fmi: Italia colpita da raffica downgrade Pil e upgrade deficit e debito

Dalla bozza sul Def e da Washington arrivano maxi downgrade sulle stime di crescita del Pil italiano e maxi upgrade sull’outlook del rapporto debito-Pil e deficit-Pil. La grande novità, stavolta – emersa in modo frammentario ma chiaro, già da qualche giorno – è che a emettere un pesante downgrade sulle prospettive di crescita dell’economia italiana, rivedendo contestualmente al rialzo le stime sul debito pubblico, è lo stesso governo M5S-Lega. Proprio quello che aveva tacciato di pessimismo le varie istituzioni internazionali che, già dall’inizio dell’anno, avevano sforbiciato i loro outlook sull’Italia: Bankitalia (contro cui si era accanito anche l’ex ministro per gli Affari europei, ora presidente della Consob, Paolo Savona ); il Fondo Monetario Internazionale, che aveva osato definire l’Italia fattore di rischio globale; Moody’s e Standard & Poor’s; le varie divisioni di ricerca di Barclays e JP Morgan ; ultimamente, l’ Ocse, ancora più fosca nelle sue previsioni, e il Centro Studi Confindustria.
Lo shock Italia si era ripresentato ai mercati qualche giorno fa, quando alcuni rumor avevano messo in evidenza come il governo M5S-Lega fosse diventato più pessimista della stessa Commissione europea. Perfino le stime di Bruxelles sembravano essere più rosee rispetto a quelle che erano state paventate da alcune fonti.
Oggi, dalla bozza del Def divulgata prima del Consiglio dei Ministri, è risultato che, secondo l’esecutivo, il Pil farà esattamente come quanto atteso da quelli che sono stati chiamati e tuttora vengono chiamati, in modo dispregiativo, euroburocrati.
Dalla bozza emerge infatti una crescita dell’economia italiana di appena +0,2%, rispetto al +1% previsto in precedenza da Giuseppe Conte & Co, e al +1,5% che lo stesso governo M5S-Lega aveva stimato prima di entrare nelle trattative con l’Ue sulla legge di bilancio. Un’espansione dello 0,2% è la stessa attesa da Bruxelles.
Inevitabile è così il richiamo alla frase che il vicepremier, leader del M5S e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio aveva proferito dopo il maxi-downgrade Ue, parlando di teatro dell’assurdo.
“Mi sembra che stiamo assistendo al teatro dell’assurdo – aveva commentato Di Maio dopo il downgrade Ue sul Pil italiano dal +1,2% al +0,2% – Vogliamo farci dettare l’agenda da alcune stime che non ci prendono mai? Le nostre misure sono espansive e servono proprio a far crescere il Pil, il Reddito è una rivoluzione per il mondo del lavoro e contribuirà ad iniettare nell’economia reale soldi e forza lavoro”.
Bozza Def e FMI: stime deficit e debito riviste al rialzo
E invece, eccoci qui: dalla bozza del Def emerge che l’Italia crescerà esattamente dello 0,2%, e tra l’altro grazie all’assist che arriverà dal decreto crescita e dallo sblocco dei cantieri. Altrimenti, le stime del governo sarebbero risultate più pessimistiche – ironia della sorte – di quelle Ue.
Il governo ha rivisto contestualmente al rialzo anche le stime sul deficit-Pil, atteso nel corso del 2019 al 2,4% del Pil rispetto al 2,04% indicato nella legge di bilancio. L’outlook parla poi di un calo del deficit al 2,1% nel 2020, all’1,8% nel 2021 e all’1,5% nel 2022.
Sconcertanti le attese del Fondo Monetario Internazionale, che prevede invece per il 2019 un deficit ancora più alto, pari al 2,7%, rispetto al 2,1% del 2018. Il deficit è atteso inoltre, per il 2020, al 3,4% del Pil: maxi downgrade rispetto al +1,9% dell’outlook precedente; e, addirittura, al 3,8% nel 2024.
Upgrade da parte dell’esecutivo anche per il rapporto debito-Pil, visto in crescita rispetto ai livelli dello scorso anno anche dopo il piano di privatizzazioni.
Tria & Co prevedono infatti un rialzo al 132,7% del prodotto interno lordo, rispetto al 132,1% del 2018, “pur includendo proventi da privatizzazioni pari all’uno per cento del Pil”. Per gli anni successivi il rapporto debito/Pil dovrebbe ridursi al 131,7% nel 2020 e al 129,8% nel 2022.
“Malgrado si continuino ad ipotizzare proventi da privatizzazioni pari allo 0,3 per cento del PIL nel 2020, oltre all’uno per cento previsto per quest’anno – si legge nella bozza – la riduzione del debito in rapporto al PIL è moderata in presenza di bassa crescita nominale, rendimenti reali relativamente elevati e un surplus primario che resterebbe lievemente al di sotto del 2 per cento del PIL anche nell’anno finale della proiezione”.
Dalla bozza del Def, emerge che a essere stata alzata è anche la stima sul tasso di disoccupazione, previsto all’11% rispetto al 10,6% dell’anno scorso. Non finisce qui, visto che si prevede un aumento della disoccupazione anche nel 2020, fino all’11,2%, e un calo appena al di sotto dell’11% nel 2021.
Viene ribadita la massima importanza dei rendimenti dei titoli di Stato, e dunque, dello spread, più volte snobbati dall’esecutivo. Nella bozza del Def si legge infatti che, per la “completa realizzazione del programma di politica economica del governo“, è “essenziale” un forte calo dei rendimenti dei titoli di Stato”.
“Da ormai trent’anni il debito pubblico vincola le politiche economiche e sociali dell’Italia. A prescindere dalle regole di bilancio, è necessario ridurre gradualmente il rapporto debito/Pil per rafforzare la fiducia degli investitori in titoli di Stato e abbattere gli oneri per interessi. I rendimenti a cui lo Stato si indebita sono un termometro della fiducia nel Paese e nelle sue finanze pubbliche. Inoltre, essi giocano un ruolo cruciale nel determinare le condizioni di finanziamento per le banche e le aziende italiane. Una marcata discesa dei rendimenti è essenziale per la completa realizzazione del programma di politica economica del Governo”, si legge nella bozza.
Ed è una giornata di raffica di downgrade per l’Italia (o di upgrade, se si fa riferimento alle stime sul deficit e sul debito) visto che, contestualmente alla pubblicazione delle cifre contenute nel Def, sono arrivate oggi anche le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, incise nel World Economic Outlook dell’istituzione, e in vista dei meeting primaverili sia dell’Fmi che della Banca Mondiale.
Le previsioni sull’Italia, anche in questo caso, sono da brivido. Quel +0,6% di crescita del Pil italiano previsto qualche mese fa appare come uno scenario fin troppo roseo rispetto all’espansione pari praticamente allo zero che l’istituzione di Washington prevede ora.
Peggiorati anche gli outlook del debito-Pil, visto salire al 133,4%, dunque a un valore superiore al 132,7% iscritto nella bozza del Def. Si tratta di un forte rialzo rispetto al precedente outlook, pari al 128,7%.
Numeri da bollettino di guerra, che certificano come il governo M5S-Lega, e questo appare ineccepibile, abbia sbagliato non poco a fare i suoi conti.