Incubo recessione duratura, Barclays avverte: dopo elezioni Ue potrebbe saltare il banco del governo
Il governo giallo-verde prova ad assorbire senza traumi l’ingresso in recessione dell’Italia, ma il vero banco di prova arriverà nei prossimi mesi con l’arrivo dei primi dati relativi al 2019 che andranno a testare se si prospetta il rischio di una decrescita più duratura.
La parola recessione non è certo un tabù per l’Italia che nell’ultimo decennio più volte ha visto il proprio PIL scivolare in territorio negativo. Il dato Istat di oggi accende ulteriormente i fari sulla prossima azione di governo e sugli effetti che la Manovra 2019 avrà sull’economia.
In tal senso il ministro Tria ha detto che la risposta ai dati di oggi “non può che essere quella di accelerare il programma di investimenti pubblici previsti dal Governo e le altre misure contenute nella legge di bilancio”.
Barclays vede timido +0,2% nel 2019, ma potrebbe andare peggio
“La recessione potrebbe durare più a lungo di quanto finora temuto”, afferma Barclays che osserva un deterioramento peggiore per gli investimenti che per i consumi nel quarto trimestre e non esclude che possa andare peggio di così.
Certamente è troppo presto trarre ora una conclusione definitiva, ma l’eventualità di una recessione anche quest’anno non è così remota. Lo scenario di base secondo Barclays è una crescita piatta nel primo trimestre prima che torni ad espandersi a +0,1% nel secondo trimestre, e +0,3% nel terzo e quarto, fino a raggiungere una media dello 0,2% nel 2019 (stima rivista al ribasso rispetto allo 0,4% precedentemente previsto). Numeri ben lontani dal +15 indicato dal governo e anche inferiori al +0,6% indicato nelle scorse settimane da FMI e Bankitalia.
I rischi sono al ribasso considerando lo scenario di rallentamento economico a livello europeo, ma anche per il deterioramento della domanda interna nel 4° trimestre rispetto al terzo trimestre; Barclays cita anche il potenziale ritardo nell’attuazione effettiva delle misure di allentamento fiscale annunciate dal governo (reddito di cittadinanza e Quota 100), che potrebbe influire negativamente sulla fiducia dei consumatori. Tutti elementi in grado di concorrere a portare in territorio negativo la crescita anche nel primo trimestre.
Nel quarto trimestre del 2018 il Pil è sceso dello 0,2% su base trimestrale, salendo solo dello 0,1% su base tendenziale. La contrazione si aggiunge a quella già sofferta nel terzo trimestre, quando il Pil era calato già dello 0,1%. L’Italia è così entrata in recessione tecnica (Pil sceso per il secondo trimestre consecutivo). Recessione che mancava dal 2013.
La variazione acquisita del Pil nel 2019 è di -0,2% nel 2019. Non succedeva dal 2012 che si lasciasse un’eredità negativa ai 12 mesi successivi e “ciò significa che occorrerebbe una accelerazione molto forte nel corso dell’anno per raggiungere la nostra più recente stima, rivista al ribasso a 0,6%”, avverte Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo.
Senza crescita una crisi di governo diventa più probabile…
Una debole crescita potrebbe esercitare pressioni sulla stabilità del governo. “In un contesto di crescenti pressioni politiche a livello governativo a causa delle divergenze tra il M5S e la Lega su come affrontare diverse questioni delicate, tra cui l’immigrazione, le infrastrutture e le politiche di ridistribuzione prima delle elezioni europee, un indebolimento delle prospettive di crescita rappresenta una seria minaccia per la stabilità del governo”, avvisa Barclays. Tuttavia a parte le pressioni, a meno che le prospettive di crescita non si deteriorino, in particolare nel brevissimo termine, la caduta del governo sembra improbabile prima delle elezioni europee di fine maggio. Inoltre Barclays scagiona in un certo senso l’attuale esecutivo.
…ma solo dopo le elezioni europee
“Riteniamo che solo una crescita debole nel primo trimestre potrebbe essere imputata direttamente all’attuale coalizione di governo e far precipitare una crisi di governo. Tuttavia, dato che i dati reali del PIL per il primo trimestre saranno pubblicati solo il 30 aprile, troppo vicini alle elezioni europee di fine maggio per stimolare elezioni anticipate o un rimpasto di coalizione, rimaniamo dell’opinione che il governo rimarrà in carica fino a dopo le elezioni europee quando, a seconda dell’esito, ci aspettiamo che i colloqui per un probabile rimpasto di coalizione o eventuali elezioni inizino a prendere slancio”.
Nei giorni scorsi sulla stampa italiana si è parlato di rischio rottura tra Lega e M5S con il vice premier Salvini che sarebbe tentato di rompere l’alleanza per “capitalizzare” il guadagno di consensi nei sondaggi. Lega e M5S hanno visto accentuarsi nelle ultime settimane le tensioni su diversi temi.