TIM batte guidance. L’AD Labriola su rete e KKR
TIM: ceo Labriola commenta conti 2022 e nuovo piano
Il ceo di TIM Pietro Labriola è soddisfatto dei conti del 2022 annunciati dalla compagnia di tlc e si mostra fiducioso nei confronti del nuovo piano industriale 2023-2025, approvato ieri dal Cda.
Pietro Labriola parla intervistato da La Stampa, mentre si attende la mossa di CDP-Macquarie, dopo la presentazione dell’offerta di KKR per la rete fissa.
Lo scorso 2 febbraio TIM ha reso noto con un comunicato di aver ricevuto da KKR, di fatto, un’offerta non vincolante per l’acquisto di una partecipazione in una costituenda società coincidente con il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa, inclusivo degli asset e attività di FiberCop, nonché della partecipazione in Sparkle (cd. ‘Netco’).
Il ceo Labriola affronta il dossier, che si conferma tra quelli che più scottano sulla scrivania della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Riguardo al nuovo piano industriale, l’AD precisa al quotidiano La Stampa che si tratta di “una strategia in continuità che risponde a una filosofia semplice: ‘back to basics'”. Ovvero? Praticamente, “si torna ai fondamentali dell’azienda”.
Così Labriola:
“Se sono l’incumbent, cioè l’operatore prevalente, e abbasso i prezzi, i concorrenti a loro volta li abbasseranno. E tutto il settore distruggerà valore, visto che la torta dei clienti è sempre la stessa. Al contrario dobbiamo dare valore. E mettere sotto controllo i costi, facendo efficienza correlandoli ai diversi servizi: non serve solo per il conto economico, ma per essere più flessibili e dinamici. Penso ad esempio al customer care, che deve migliorare la qualità percepita dai nostri clienti. Così si sopravvive alle tariffe più basse d’Europa. Per giustificare il prezzo dobbiamo garantire qualità e innovazione”.
Labriola: troppi operatori di tlc in Italia. Verso risiko?
Tra l’altro il momento potrebbe essere propizio per il risiko nel mercato delle tlc, visto che il numero uno di TIM risponde affermativamente alla domanda se cinque operatori di tlc siano troppi in Italia:
“Certo, sul fisso e sul mobile. Come Tim abbiamo sollevato con forza il tema. Ma non lo dico solo io. Lo dicono Bisio di Vodafone, Corti di WindTre, e lo dice perfino Levi, di Iliad, ultimo operatore a sbarcare in Italia”.
E alla domanda se in un eventuale risiko delle tlc Tim sarebbe predatore o preda, Labriola sottolinea:
“Se vendiamo la rete, superando l’integrazione verticale, possiamo partecipare come attore attivo. Senza la zavorra del debito saremmo più liberi. Credo che adesso tutti abbiano bene a mente che Tim, separando la rete fissa dai servizi, può generare molto valore ed essere più sostenibile. Ho cercato di creare le condizioni per fare le scelte utili per l’azienda: il mio compito è consentire agli azionisti, tutti, di poter scegliere la migliore soluzione e su questo stiamo lavorando”.
Sui tempi della separazione della rete fissa e sull’offerta di KKR, il ceo si è così espresso: “un percorso come quello di KKR probabilmente avrebbe una velocità maggiore dal punto di vista Antitrust rispetto a Cdp, se decidesse di dar vita alla rete unica con Open Fiber”.
Detto questo, “dal punto di vista operativo della separazione dell’infrastruttura, i tempi non cambiano. Stimavamo 12-18mesi. Nel frattempo, però, siamo andati avanti. Dunque, occorrerà di meno”.
Il titolo in Borsa reagisce bene alle novità, posizionandosi alla vetta del listino Ftse Mib di Piazza Affari, per poi limare però i guadagni.
TIM: conti 2022 meglio stime. Occhio a ricavi e EBITDA
I risultati del 2022 di TIM si sono confermati “superiori alla guidance, grazie a un ulteriore miglioramento dei trend operativi nel quarto trimestre”.
Il Consiglio di Amministrazione di TIM, precisa la nota, riunitosi ieri sotto la presidenza di Salvatore Rossi, ha esaminato i dati preconsuntivi al 31 dicembre 2022.
Il Consiglio si riunirà per l’approvazione del progetto di bilancio di esercizio e del bilancio consolidato il prossimo 15 marzo.
Diverse voci del bilancio i di TIM si confermano in miglioramento.
I risultati del quarto trimestre, si legge nella nota del gruppo – che segnano un ulteriore miglioramento rispetto ai trimestri precedenti grazie all’azione di stabilizzazione e di rilancio del business domestico e all’accelerazione dello sviluppo di TIM Brasil, consentono di raggiungere o superare gli obiettivi fissati per l’esercizio 2022 che erano stati in parte rivisti al rialzo lo scorso agosto.
In particolare, rispetto al quarto trimestre 2021, i ricavi totali di Gruppo sono in crescita del 3,3% su base annua a 4,3 miliardi di euro (+1,1% su base annua -YoY- nel terzo, -1,4% YoY nel secondo e -4,5% YoY nel primo trimestre), mentre i ricavi da servizi di Gruppo aumentano per il terzo trimestre consecutivo con un incremento del 3,6% YoY a 3,9 miliardi di euro (+3,0%
YoY nel terzo, +1,0% YoY nel secondo e -2,5% YoY nel primo trimestre) grazie al contributo positivo del Brasile e al miglioramento del trend domestico.
“In Italia la strategia di posizionamento premium ‘Value vs. Volume’ è stata ulteriormente rafforzata con nuove misure volte ad aumentare la razionalità del mercato sia fisso sia mobile. In particolare, alla luce dei recenti cambiamenti del contesto macroeconomico con riferimento all’incremento dei costi energetici e delle materie prime, è stato introdotto un meccanismo di adeguamento all’inflazione, che genererà eventuali benefici a partire dal 2024. In Brasile è invece proseguita l’integrazione degli asset mobili del Gruppo Oi e la strategia di crescita organica nel fisso”.
TIM mette in evidenza il netto miglioramento dell’EBITDA di Gruppo che inverte il trend negativo dei trimestri precedenti e segna nel quarto trimestre una crescita del 2,7% YoY attestandosi a 1,5 miliardi di euro (-6,5% YoY nel terzo, -8,5% YoY nel
secondo e -13,3% YoY nel primo trimestre).
In forte miglioramento anche l’EBITDA After Lease di Gruppo in calo dell’1,3% YoY a 1,2 miliardi di euro (-11,2% YoY nel terzo, -12,3% YoY nel secondo e -16,3% YoY nel primo trimestre).
Viene messo in evidenza che, “nel corso del trimestre sono inoltre proseguite le azioni di contenimento dei costi volte ad aumentare il livello di efficienza strutturale di TIM Domestic (‘Piano di Trasformazione’, target cumulato di riduzione dei cash cost di 1,5 miliardi di euro entro il 2024 rispetto all’andamento inerziale). Nei dodici mesi, la riduzione rispetto al trend inerziale è stata pari a circa 337 milioni di euro, raggiungendo il 112% del target fissato per il 2022″.
Il gruppo guidato da Pietro Labriola comunica anche che l’indebitamento finanziario netto after lease al 31 dicembre 2022 si attesta a 20,0 miliardi di euro, in aumento di 2,4 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2021, essenzialmente per il pagamento dello spettro 5G e degli asset di Oi, solo in parte mitigato dall’incasso derivante dalla cessione della quota indiretta in INWIT.
Al netto degli effetti una tantum, nei dodici mesi l’indebitamento finanziario netto after lease si è stabilizzato invertendo quindi il trend di crescita.
L’indebitamento finanziario netto rettificato è pari a 25,4 miliardi di euro, in aumento di 3,2 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2021.
Il margine di liquidità al 31 dicembre 2022 risulta pari a circa 9,0 miliardi di euro e copre le scadenze del debito fino al 2024.
A tal proposito, viene ricordato che, nel gennaio 2023, dopo due anni di assenza dal mercato dei capitali di debito, TIM ha collocato con successo un bond unsecured da 0,85 miliardi di euro a tasso fisso offerto agli investitori istituzionali.
L’Equity free cash flow dei dodici mesi è sostanzialmente nullo su base after lease (positivo per circa 0,6 miliardi di euro l’equity free cash flow).
Sul fronte delle iniziative strategiche, TIM rimarca l’obiettivo del superamento dell’integrazione verticale attraverso la
separazione degli asset infrastrutturali di rete fissa (NetCo) dai servizi (ServiceCo con TIM Consumer, TIM Enterprise e TIM Brasil) e la riduzione dell’indebitamento attraverso operazioni di trasferimento e valorizzazione di alcuni asset.
Rete fissa: i risultati di NetCo
Per quanto concerne NetCo, ovvero la rete fissa di TIM, viene reso noto che, nei dodici mesi, la rete fissa ha registrato ricavi totali e da servizi in calo rispettivamente del 4% YoY e del 4% YoY.
“La riduzione è dovuta principalmente a transazioni one-off contabilizzate nel primo semestre dell’anno scorso – precisa la nota del gruppo guidato da Pietro Labriola, continuando – Al 31 dicembre, NetCo gestiva circa 16,0 milioni di accessi fissi (di cui circa 72% in tecnologie FTTx) con una quota di mercato pari a circa l’80%. Le unità tecniche raggiunte con tecnologia FTTH erano 7,7 milioni, pari a una copertura di circa il 32%, in crescita di 7 punti percentuali rispetto a fine 2021″.
Il comunicato riprende la notizia del 2 febbraio scorso, quando TIM ha comunicato di aver ricevuto da KKR un’offerta non vincolante per l’acquisto di una partecipazione in una costituenda società coincidente con il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa, inclusivo degli asset e attività di FiberCop, nonché della partecipazione in TI Sparkle. L’offerta non vincolante, che ha una durata di quattro settimane dalla data di invio (1 febbraio), è riferita a una quota partecipativa da definire, fermo restando che dall’acquisto scaturirebbe la perdita dell’integrazione verticale rispetto a TIM.
Ribadito il fatto che il “consiglio di Amministrazione si riunirà il 24 febbraio prossimo per decidere in ordine all’offerta non vincolante, fermo restando che TIM rimane aperta a valutare ogni eventuale alternativa che dovesse nel frattempo concretizzarsi e continuerà nel dialogo con i propri stakeholders”.
Negli ultimi giorni, sono circolate indiscrezioni riportate da MF, secondo le quali il governo starebbe lavorando per cercare di trovare un’intesa tra KKR e CDP-Macquarie, con quest’ultima che dovrebbe presentare un’offerta nei prossimi giorni.
“Ci sembra opportuno in questa fase – aveva scritto in una nota Equita – attendere le decisioni di CDP/Macquarie per poter essere in grado di valutare pro/contro delle offerte effettivamente presentate”.
Equita ha aggiunto:
“La nostra valutazione è costruita su una valutazione di NetCo di 18,6 miliardi, inclusiva del 100% di FiberCop, di Sparkle e della rete primaria”.