Notizie USA Bce, Fed e il tarlo dell’inflazione. Outlook tassi

Bce, Fed e il tarlo dell’inflazione. Outlook tassi

14 Giugno 2023 09:02

Fed e Bce attesi al varco dei mercati. Tassi: l’outlook degli economisti con inflazione ancora troppo alta

Fed e Bce sotto i riflettori in attesa degli annunci sui tassi che arriveranno nelle prossime ore da entrambe le banche centrali, guidate rispettivamente da Jerome Powell e da Christine Lagarde.

La riunione del Fomc, braccio di politica monetaria della Federal Reserve, si concluderà oggi, mercoledì 14 giugno, con l’annuncio sui tassi, che verrà motivato dal presidente Jerome Powell nella consueta conferenza stampa successiva alla pubblicazione del comunicato.

Al Consiglio direttivo della Bce guidata da Lagarde, toccherà invece domani, giovedì 15 giugno, fare l’annuncio sui tassi dell’area euro.

Sia la Fed che la Bce fanno fronte allo stesso problema, sebbene in misura diversa, visto che Jerome Powell & Co. si sono mossi prima dell’Eurotower nel dire basta a una politica monetaria che, per diversi economisti, permaneva ostinatamente accomodante.

Il problema si chiama inflazione. Un problema che negli Stati Uniti sta però rientrando, come è emerso almeno dal dato che è stato pubblicato ieri: quello dell’indice dei prezzi al consumo.

Il dato ha messo in evidenza che la crescita dell’inflazione è stata, a maggio, la più lenta in due anni.

In particolare, su base annua, l’indice CPI headline ha riportato un rialzo passato del 4%, dopo il +4,9% di aprile, al ritmo più basso dal marzo del 2021, ovvero in due anni.

Va detto però che il trend della componente core non è stato così confortante.

L’indice CPI core è salito infatti dello 0,4% nel mese, e del 5,3% su base annua, confermando la persistenza delle pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti.

Detto questo, a un ritmo di crescita pari a +4% su base annua, l’inflazione misurata dall’indice CPI ha più che dimezzato il passo rispetto a quell’impennata del 9,1% che si era presentata nel giugno del 2022, e che aveva messo in evidenza come la fiammata dei prezzi fosse la più alta in ben 41 anni.

Va ricordato allo stesso tempo che obiettivo della Fed è quello di vedere l’inflazione (misurata piuttosto dalla componente core dell’indice Personal Consumption Expenditures index) tornare al 2%.

E, su questo punto, non ci siamo ancora. Stesso discorso vale per la Bce di Christine Lagarde.

IG Italia: le previsioni su riunioni Fed e Bce

 

Fed post Inflation Day. Pausa rialzo tassi?

Subito dopo la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo, i mercati hanno scommesso su una pausa nel ciclo dei rialzi dei tassi da parte della Fed, con una probabilità maggiore, praticamente quasi una certezza.

Nell’ultima riunione del Fomc del 3 maggio, la banca centrale Usa ha alzato i tassi per la decima volta consecutiva in poco più di un anno. Con una stretta di 25 punti base, il costo del denaro degli Stati Uniti è stato aumentato al nuovo range compreso tra il 5% e il 5,25%, record dal luglio del 2006.

In quell’occasione, è stata la stessa banca centrale americana che ha lasciato intendere che la politica monetaria restrittiva made in Usa potrebbe essere vicina alla fine.

Per i mercati, la buona notizia è stata rappresentata dal fatto che, nel comunicato con cui il Fomc ha annunciato l’ultima stretta monetaria, è risultata grande assente la seguente frase:

“La Commissione anticipa che una ulteriore restrizione della politica monetaria potrebbe essere appropriata”.

Battaglia Powell contro l’inflazione al capolinea?

L’assenza di questa frase ha portato i mercati a scommettere sulla fine imminente della battaglia serrata contro l’inflazione lanciata dalla Fed di Jerome Powell.

E’ pur vero che il presidente Powell ha messo sull’attenti la platea dei trader dovish, indicando che tagliare i tassi non sarebbe opportuno, visto che la crescita dell’inflazione rimane ben superiore al tasso del 2%, target della Federal Reserve.

Se la frase ha affossato le speranze delle colombe, comunque non ha impedito ai mercati di puntare, almeno per la riunione di giugno, una pausa nelle strette monetarie da parte della Fed con una probabilità significativa. Attenzione, però: una pausa sarebbe una interruzione, di certo non sinonimo di stop da parte della banca centrale Usa, fattore che non esclude dunque nuove strette monetarie da parte della Fed, che potrebbero tornare a essere annunciate successivamente, magari già nella riunione di luglio.

A tal proposito, va detto che, se anche il Fomc stesse valutando l’opzione di una pausa, l’orientamento non sarebbe neanche condiviso da tutti, visto che qualche giorno fa la presidente della Fed di Cleveland, Loretta Mester, avrebbe detto di non intravedere alcun “motivo per fermare i rialzi dei tassi”.

I segnali che arrivano da mercato lavoro e inflazione Usa

D’altronde, va notare un articolo di Politico, nonostante la Fed abbia alzato i tassi dieci volte di seguito, al ritmo più alto degli ultimi 40 anni, l’ultimo report occupazionale ha confermato la solidità del mercato del lavoro degli Stati Uniti, mettendo in evidenza la creazione, a maggio, di 339.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre le 190.000 unità attese dagli analisti.

Non solo: nel mercato immobiliare i prezzi delle case stanno reggendo meglio di quanto paventato, nonostante le rate sui mutui più alte.

I consumatori spendono ancora – continua Politico. Tutto questo, a fronte di un tasso di inflazione che ha rallentato il passo, ma sicuramente non in modo importante e non in base ai desiderata della Fed di Jerome Powell.

A tal proposito, nelle ultime settimane, è stato diffuso il dato sull’inflazione misurata dal PCE, quello che viene considerato il parametro preferito della Fed per monitorare l’inflazione.

Su base annua, il trend dell’inflazione headline è stato di un aumento del 4,4%, oltre il +4,2% di marzo.

Ancora più forte l’accelerazione del PCE core che, su base annua, è stata pari a +4,7%, oltre il rialzo del 4,6% stimato e più del +4,6% di aprile.

LEGGI ANCHE

Inflazione Usa, l’SOS non è rientrato. Si riparte con ansia Fed?

Detto questo, è pur vero che la prospettiva di una pausa nel ciclo di rialzi dei tassi è sostenuta da quanto emerso dalle minute relative all’ultimo meeting del Fomc.

Algebris: preview su tassi Bce e Fed

Dal team strategie di credito globale di Algebris Investments, società di gestione del risparmio, arriva l’opinione su quello che potrà essere il verdetto della Fed di Jerome Powell, nella giornata di domani:

“È probabile che la Fed mantenga i tassi in pausa questa settimana, dopo averli aumentati di 500 punti base nelle ultime dieci riunioni consecutive. Gli esponenti della Fed hanno recentemente sostenuto la necessità di ‘saltare’ questa riunione, per cui il mercato ora valuta solo il 30% di probabilità di un altro rialzo“.

Tuttavia, hanno avvertito da Algebris, “al di là di questo, ci aspettiamo che le indicazioni lascino aperta la porta a ulteriori rialzi, come avevano fatto inizialmente le banche centrali di Canada e Australia durante la pausa. Inoltre, seguiremo con attenzione le nuove proiezioni per valutare la probabilità di ulteriori rialzi”.

La prospettiva di una pausa nel rialzo dei tassi non è invece contemplata per il BCE-Day imminente di dopodomani, giovedì 15 giugno.

La posizione in cui versa la banca centrale europea guidata da Christine Lagarde, ora al banco degli imputati, accusata di aver provocato la recessione che ha colpito l’Eurozona nel primo trimestre del 2023.

La brutta notizia dell’arrivo della recessione è arrivata qualche giorno fa, con l’annuncio dell’Eurostat, che ha reso noto che, nei primi tre mesi del 2023, il Pil dell’Eurozona si è contratto dello 0,1%.

La notizia ha confermato una situazione di recessione tecnica nell’aera euro, in quanto il dato dell’ultimo trimestre del 2022 è stato rivisto al ribasso, dal trend invariato inizialmente riportato, a una flessione dello 0,1%.

Così da Algebris:

La Bce probabilmente alzerà i tassi di 25 pb al 3,5% questa settimana, in linea con le aspettative del mercato e con le precedenti indicazioni del comitato. L’attenzione si concentrerà sulle nuove aspettative di inflazione e di crescita, che potrebbero essere ridotte in seguito alle recenti sorprese di dati negativi”.

Algebris fa notare che, “sebbene i falchi abbiano recentemente ammorbidito i loro toni, si rimane d’accordo sul fatto che le dinamiche dell’inflazione di fondo rimangono troppo elevate e ci aspettiamo quindi una guidance per ulteriori rialzi e un tasso finale del 3,75%.

L’outlook di eToro

Gabriel Debach, market analyst di eToro, presenta la sua view su cosa faranno e diranno questa settimana la Fed e la Bce, ricordando quanto i mercati stessi prezzano:

“Negli Stati Uniti, l’attenzione sarà focalizzata sulla data del 14 giugno, con il mercato che prevede, con una probabilità superiore al 70%, che la Federal Reserve mantenga i tassi di interesse ai livelli attuali. Tuttavia, il rilascio del tasso di inflazione il giorno precedente (riferimento al CPI che sarà reso noto oggi) potrebbe influenzare tali previsioni”.

Attenti dunque all’Inflation Day di oggi.

“In Europa – continua Debach – ci si aspetta che la Banca Centrale Europea (BCE) aumenti i tassi di interesse di 25 punti base e i mercati saranno attenti alle indicazioni future riguardo agli aggiustamenti dei tassi, considerando che l’economia della zona euro è entrata in recessione tecnica”.

Subito dopo la pubblicazione, ieri, dell’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti, Callie Cox, US Investment Analyst di eToro, ha fatto notare che il rapporto CPI è “una buona notizia per l’americano medio, che è stato schiacciato dall’inflazione per oltre un anno”.

In particolare, ha sottolineato Cox, “i prezzi dei generi alimentari e degli affitti si sono notevolmente raffreddati negli ultimi due mesi, il che potrebbe alleggerire la pressione sui portafogli delle famiglie a reddito medio-basso”, ricordando che “l’inflazione elevata è particolarmente pericolosa quando spacca la società”: fattore che implica che “siamo particolarmente incoraggiati da quali componenti dell’inflazione stanno guidando queste tendenze”.

“I progressi dell’inflazione danno inoltre alla Fed un ampio margine di respiro per una pausa nei rialzi dei tassi – ha continuato l’analista di eToro, facendo notare che “l’inflazione dei servizi al netto degli affitti – la misura che Jay Powell ha richiamato nelle ultime riunioni – è ora in linea con l’IPC principale”.

“Si tratta di uno sviluppo importante. La Fed sta finalmente facendo passi avanti nel contenimento della domanda”. Detto questo, sebbene questo dato secondo eToro meriti di essere festeggiato, “ci si dovrebbe pensare due volte prima di tornare a investire in investimenti speculativi”.

Cox ha puntualizzato infatti che “una pausa non significa che la Fed stia allentando la presa sull’economia. I tassi sono ancora ai massimi da 15 anni e la Fed non ha motivo di abbassarli, a meno che non ci siano prove di una recessione nel mercato del lavoro”.

Dunque, in termini operativi, “meglio concentrarsi su aziende di qualità, anche se il rischio di un’inflazione persistentemente elevata sta lentamente scomparendo. Non abbiamo ancora visto tutti gli effetti della stretta della Fed sull’economia”.

Bce: la nota di Deutsche Bank e l’attenti dell’Ocse

In generale, gli analisti continuano a prevedere una stretta monetaria di 25 punti da parte della Bce, che porterebbe i tassi sui depositi al 3,50%.

Si tratterebbe, in questo caso, dell’ottava stretta monetaria consecutiva lanciata da Lagarde & Co dal luglio del 2022: una carrellata di rialzi varata dall’Eurotower per sfiammare il balzo dell’inflazione che ha colpito l’area euro, a seguito del reopening dell’economia post lockdown da Covid-19 e dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin del 24 febbraio dello scorso anno: quella guerra si è tradotta inizialmente in un balzo dei costi dei beni energetici e alimentari.

Gli ultimi dati hanno messo in evidenza che, nell’area euro, l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo (indice CPI) è salita del 6,1% nel mese di maggio, decelerando in modo significativo rispetto al 10,6% dell’ottobre del 2022: questo significa che gli sforzi della Bce di Lagarde stanno avendo un impatto.

Tuttavia, la crescita dell’inflazione è ben superiore, anche in questo caso, al target di inflazione del 2% che anche la Banca centrale europea si è prefissata di raggiungere.

Gli analisti di Deutsche Bank in una nota diffusa nelle ultime ore hanno scritto di prevedere da parte della Bce di Lagarde un rialzo di 25 punti base e un messaggio ancora hawkish, ovvero da falco.

Il rischio è che Francoforte ritenga necessarie altre strette monetarie anche dopo il meeting di luglio.

Deutsche Bank stima un rialzo dei tassi di 25 punti base anche a luglio che porti il tasso terminale (sui depositi) al 3,75%. Ma gli esperti parlano per l’appunto del rischio che l’Eurotower porti il tasso terminale fino al 4%-4,25% durante l’autunno.

La Bce sembra avere tra l’altro le mani legate. Occhio all’Economic Outlook 2023 diffuso la scorsa settimana dall’Ocse.

Gli economisti dell’organizzazione parigina hanno invitato le banche centrali dei paesi avanzati a rimanere ancora vigili nei confronti dell’inflazione:

La politica monetaria -ha avvertito l’Ocse – deve rimanere restrittiva, fino a quando non ci saranno segnali chiari del fatto che le pressioni inflazionistiche sottostanti saranno state ridotte in modo duraturo nel tempo. E questo potrebbe richiedere ulteriori rialzi dei tassi in quelle economie in cui l’elevata inflazione core si sta confermando persistente”.

Per quanto riguarda le prossime mosse della Fed di Jerome Powell , l’Ocse stima un tasso terminale Usa nel range compreso tra il 5,25% e il 5,5%, seguito da tagli ai tassi “modesti” che dovrebbero presentarsi, tuttavia, solo nel secondo semestre del 2024.

L’Ocse prevede inoltre nuove strette monetarie da parte della la Bce di Christine Lagarde, a causa di una inflazione core che rimane ancora alta, con un picco che potrebbe essere toccato nel terzo trimestre del 2023.

La Bce di Lagarde dovrebbe poi lasciare i tassi dell’Eurozona invariati al 4,25% fino alla fine del 2024. Il che significa: niente tagli dei tassi da parte dell’Eurotower fino alla fine dell’anno prossimo.