Inflazione Usa sui minimi da 2 anni. Fed, pausa tassi assicurata?
L’attenzione degli operatori è tornata sulle decisioni di politica monetaria delle principali Banche centrali, con la Fed e la Bce che valuteranno ulteriori ritocchi dei tassi di interesse anche in funzione del livello di inflazione.
Occhi puntati sull’inflazione Usa
Il primo dato chiave di questa settimana è appunto l’indice dei prezzi al consumo statunitense riferito al mese di maggio. Il dato si è attestato al 4% (contro il 4,9% di aprile), il livello più basso da marzo 2021 e leggermente al di sotto delle attese del mercato che prevedeva una crescita dei prezzi al +4,1%. Nonostante il calo della crescita dei prezzi, essi sono ancora ad un livello ancora troppo elevato, anche se in deciso calo rispetto al mese di aprile e rispetto al massimo oltre l’8,5% realizzato nei mesi scorsi.
Ma non solo, scende anche l’inflazione core, ovvero quella che esclude i componenti più volatili come i prezzi energetici e degli alimenti, che si è attestata al 5,3%, il dato più basso da novembre 2021 e in deciso calo rispetto a quanto realizzato nella rilevazione precedente di aprile al 5,5%.
Il calo attuale dell’inflazione rispecchia un calo generalizzato dei prezzi di beni e servizi, spinto al ribasso dal deciso calo del prezzo dei beni energetici negli ultimi mesi.
L’inflazione sta quindi allentando la sua presa sia in Europa che negli Usa, ma bisognerà attendere ancora alcuni mesi per vedere un’effettiva diminuzione della pressione sui prezzi di fondo (core) che con tutta probabilità manterrà le principali banche centrali concentrate più a lungo del previsto su politiche monetarie restrittive. Ma non solo, le pressioni sui prezzi stanno beneficiando anche delle riduzioni delle pressioni sulla catene di approvvigionamento, elemento che ha preoccupato gli investitori dopo la pandemia.
Benché sia ancora troppo presto per cantar vittoria, il quadro appare sicuramente più roseo rispetto ad alcuni mesi fa quando l’inflazione negli Stati Uniti superò l’8% (livello più alto da oltre 30 anni), e questo lascia ben sperare su un ritorno dell’inflazione verso valori “normali”, oltre che per il futuro andamento dei tassi d’interesse.
La Fed continua a ribadire che la sua priorità rimane quella di ridurre il livello di inflazione, che negli Stati Uniti ha probabilmente raggiunto il picco, anche se molti analisti sono preoccupati che l’inflazione statunitense possa essere più vischiosa delle attese, un’eventualità che complicherebbe sicuramente il lavoro della Fed.
In ogni caso, il calo dell’inflazione dell’ultimo periodo segnala che le misure di politica anti-inflazione degli Stati Uniti hanno iniziato a fare effetto, con l’inflazione che ha iniziato finalmente a scendere. Tuttavia, è necessaria un’analisi più dettagliata per comprendere appieno gli attuali fattori che determinano l’inflazione statunitense e gli eventuali rischi che si profilano.
“Se i prezzi dell’energia si mantengono ai livelli attuali, possiamo considerare il peggio passato”, commenta François Rimeu, Senior Strategist, La Française AM
L’inflazione si sgonfia con taglio prezzi alimenti ed energia
Come dicevamo il livello di inflazione negli Stati Uniti ha beneficiato della riduzione di prezzo dei beni energetici e degli alimenti. I prezzi del gas sono tornati al punto in cui si trovavano prima della guerra tra Russia e Ucraina e hanno addirittura raggiunto i minimi storici. Ma non solo, il prezzo del petrolio anche se rimane ancora significativamente più alto rispetto al 2020 o al 2021, è molto lontano dai picchi del giugno 2022, tuttavia da questo punto di vista alcuni analisti segnalano che la decisione a sorpresa dei Paesi OPEC+ di tagliare la produzione di oltre un milione di barili al giorno a partire dall’inizio di maggio potrebbe causare un ulteriore rally dei prezzi.
Nella rilevazione odierna i prezzi dei beni energetici si sono attestati in calo dell’11,7% sull’anno e del 3,6% rispetto ad aprile.
Teniamo presente che i prezzi dei generi alimentari sono strettamente legati alle variazioni dei prezzi del gas e dei fertilizzanti e dato che questi prezzi sono scesi negli ultimi mesi e plausibile ritenere che anche nei prossimi mesi scenderanno ulteriormente anche i prezzi dei generi alimentari, elemento che contribuirà a sgonfiare la crescita dei prezzi generale.
La Fed si prenderà una pausa?
Il dato positivo dell’inflazione non fa altro che alimentare le aspettative degli operatori di vedere una Fed più colomba nella riunione di domani, dopo un anno di aumenti.
In quest’ottica il mercato sconta ora una pausa, con la Fed che non dovrebbe aumentare i tassi nella riunione di politica monetaria di domani lasciando così invariato il tasso di rifinanziamento principale al 5,25%.
In ogni caso, con tutta probabilità la Fed lascerà aperta la porta per un ulteriore inasprimento nei prossimi mesi, mantenendo un atteggiamento da “falco” per valutare tutte le opzioni, compresa quella di un ulteriore rialzo nei mesi a venire.
Dopo l’uscita del dato sull’inflazione abbiamo assistito ad un calo dei rendimenti dei Treasury e questo perché gli operatori stanno scontando una pausa nel rialzo dei tassi da parte della Fed.
Intanto, in attesa di vedere come apriranno gli indici a Wall Street, al momento il future dello S&P 500 mostra un progresso di quasi l’1%, mentre il Nasdaq un rialzo dell’1,54%.
Movimenti anche sull’Euro/dollaro
Intanto, forti movimenti anche sul cambio euro/dollaro che dopo il rapporto sull’inflazione Usa è balzato al rialzo verso l’area dell’ 1,08, e al momento mostra un progresso dello 0,5%, raggiungendo così il livello massimo delle ultime 3 settimane.
Il rialzo dell’euro rispecchia il recente dato sull’inflazione che rafforza l’opinione secondo cui la Federal Reserve è pronta a fermare questo mese il ciclo di rialzo dei tassi.