Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Bce e banche euro, il doppio nodo delle riserve obbligatorie e dei tassi: ecco il verdetto di Lagarde

Bce e banche euro, il doppio nodo delle riserve obbligatorie e dei tassi: ecco il verdetto di Lagarde

13 Marzo 2024 15:34

La Bce di Christine Lagarde ha fatto oggi il grande annuncio sulle riserve minime obbligatorie che le banche dell’area euro devono parcheggiare nei suoi forzieri.

Il verdetto, atteso da giorni, è arrivato con la pubblicazione delle “Modifiche all’assetto operativo per l’attuazione della politica monetaria” che sono state annunciate dalla Banca centrale europea.

La buona notizia, per le banche dell’area euro, è che “il coefficiente utilizzato per determinare i requisiti di riserva obbligatoria delle banche rimane invariato all’1%“.

La notizia meno buona, ma su questo punto non erano attesi cambiamenti, è che la “remunerazione delle riserve obbligatorie resta immutata allo 0%”.

La trepidazione per l’annuncio della decisione della Bce sulle riserve obbligatorie era massima, in una situazione in cui i falchi sono sempre in agguato.

La questione preoccupava non solo le banche, ma anche i cittadini e le imprese dell’Eurozona, in quanto il livello delle riserve obbligatorie minime incide sul fluire del credito all’interno del blocco. 

Dai rumor di Bloomberg, era stato anticipato che il ratio non sarebbe stato comunque toccato, rimanendo pari all’1%. Così è stato.

Attenzione anche all’altro annuncio che ha avuto invece per oggetto l’iter che la Banca centrale europea intende seguire nel continuare ad assicurare la liquidità alle banche dell’area euro.

A tal proposito, Francoforte ha reso noto che “le operazioni di rifinanziamento principali (ORP) svolgeranno un ruolo cardine nel soddisfare il fabbisogno di liquidità delle banche e continueranno a essere condotte mediante aste a tasso fisso con piena aggiudicazione degli importi richiesti, a fronte di una gamma estesa di garanzie”.

Riserve obbligatorie: cosa si intende per il diktat della Bce alle banche

Intanto, vale la pena di ricordare cosa si intende per riserve obbligatorie minime.

Il significato è esplicitato nello stesso sito della Bce:

“Le banche dell’area dell’euro devono detenere un certo ammontare di fondi nei loro conti correnti presso la banca centrale nazionale a titolo di riserve obbligatorie minime. Per ogni banca la riserva obbligatoria minima è stabilita solitamente per un periodo di sei-sette settimane, il cosiddetto ‘periodo di mantenimento'”.

“La quantità di fondi da detenere – spiega la Banca centrale europea  – è calcolata sulla base dei dati di bilancio della banca prima dell’inizio di ogni periodo di mantenimento. Le banche devono attualmente detenere come minimo un importo pari all’1% di determinate passività, principalmente depositi della clientela, presso la rispettiva banca centrale”.

“Le riserve minime totali delle banche dell’area dell’euro sono pubblicate ogni giorno nella sezione dedicata all’analisi della liquidità sul nostro sito Internet”, sottolinea ancora l’istituzione.

Oggi, con la pubblicazione delle tanto attese  “Modifiche all’assetto operativo per l’attuazione della politica monetaria” da parte della Bce, si è appreso che la banca centrale europea ha confermato il ratio delle riserve obbligatorie minime all’1%:

una buona notizia per le banche dell’Eurozona, dopo l’annuncio shock arrivato lo scorso anno, con un comunicato ad hoc : annuncio con cui l’Eurotower aveva reso nota l’intenzione di fissare a zero la remunerazione delle riserve obbligatorie depositate dalle banche.

Motivazione data alla mossa: preservare “l’efficacia della politica monetaria, mantenendo l’attuale grado di controllo sulla sua intonazione e assicurando la completa trasmissione delle decisioni sui tassi ai mercati monetari”.

Con quell’annuncio, la Bce aveva praticamente portato a zero la remunerazione versata alle banche a fronte delle riserve parcheggiate.

Pessima notizia per gli istituti di credito, come aveva lamentato in quei giorni Antonio Patuelli, numero uno dell’Abi, Associazione bancaria italiana:

“A sorpresa, la Bce ha deciso anche di azzerare la remunerazione per le banche della riserva obbligatoria”. Una decisione, aveva commentato Patuelli,  che “costerà alle banche, così come è stata ed è onerosa la decisione della Bce dell’autunno scorso di rendere significativamente costosa la residua liquidità concessa dalla Bce alle banche attraverso i piani di finanziamento a lungo termine TLTRO” .

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E’ chiaro che, se l’ammontare delle riserve obbligatorie minime dovesse aumentare, aumenterebbe anche  la quantità di depositi che le banche dell’area euro dovrebbero parcheggiare nei loro conti presso la Bce senza ricevere nessuna remunerazione:

un bel problema per gli istituti di credito, che dovrebbero rifare i loro conti, cancellando ulteriori fonti di entrate.

Fortunatamente, per ora questa minaccia è stata schivata.

Niente esclude tuttavia che le riserve possano aumentare successivamente: e in quel caso, a pagare lo scotto, non sarebbero solo le banche, ma la stessa economia dell’area euro, che si troverebbe alle prese con banche costrette a essere più avare nell’erogazione dei prestiti alle famiglie e alle imprese, a causa di un nuovo vincolo da rispettare.

Bloomberg aveva anticipato l’esito della riunione di oggi del Consiglio direttivo della Bce, nell’articolo “ECB Is Leaning Toward Keeping Banks’ Minimum Reserve Level at 1%” , avvertendo che un nulla di fatto deciso dalla Bce – così come è stato oggi – non avrebbe escluso il rischio di un ritocco al rialzo delle riserve obbligatorie successivamente.

Le richieste super hawkish dei falchi di Olanda e Germania

L’ipotesi di alzare le riserve, raddoppiandole dall’1% attuale al 2%, è stata rilanciata negli ultimi mesi da diversi banchieri centrali che, già alla fine di luglio del 2023, avevano chiesto all’Eurotower di riportare la percentuale delle riserve al 2%, così come era stato prima del 2011, e dunque di costringere le banche dell’area euro a parcheggiare più contanti presso la Bce.

In questo modo, avevano detto alcuni esponenti dell’Eurotower, la Bce avrebbe ridotto ulteriormente la liquidità – a loro avviso ancora eccessiva presente nel sistema finanziario -, tutelando anche i propri conti che, così come ha dimostrato la maxi perdita di bilancio sofferta nel 2023 – hanno scontato i tassi di interesse più alti che la banca centrale e le sue 20 banche nazionali pagano al momento sui depositi.

Il numero uno della Banca d’Austria Robert Holzmann aveva ventilato addirittura l’ipotesi di aumentare il ratio fino al 5-10%, mentre l’altro falco Joachim Nagel, presidente della Bundesbank, banca nazionale della Germania, aveva ammesso che sarebbe stato d’accordo ad accettare livelli ancora più alti.

Per ora, con l’annuncio di oggi della Bce, si può dire che hanno vinto, piuttosto, le colombe.

Non solo riserve: occhio all’annuncio sullo spread tra tassi ORP e depositi

La riunione di oggi della Bce è stata tuttavia cruciale non solo per affrontare il nodo delle riserve obbligatorie minime delle banche, ma anche per raggiungere un accordo sulla definizione dei tassi interbancari.

Nei giorni scorsi l’agenzia Reuters aveva pubblicato alcune indiscrezioni nell’articolo “Exclusive: ECB to keep floor under market rates but with eye on demand” .

L’articolo parlava della possibile intenzione della Bce di continuare a confermare un “floor” ai tassi di interesse di mercato, al contempo facendo sì che le banche avessero una voce in capitolo più importante nel decidere la liquidità a cui vogliano attingere. Da un lato, aveva segnalato Reuters, la Bce sarebbe stata dunque propensa a continuare a fissare il tasso di interesse più basso di quelli applicati sui prestiti che le banche si concedono tra di loro (i tassi interbancari). 

Dall’altro lato, Francoforte avrebbe aperto alla possibilità – una volta drenate le riserve in eccesso presenti nel sistema finanziario (qualcosa che richiederebbe comunque anni) – di permettere alle stesse banche commerciali dell’area euro di aiutarla a determinare quei tassi interbancari, introducendo un nuovo meccanismo – che avrebbe preso il nome di demand-driven floor , ovvero floor condizionato dalla domanda .

In tal senso oggi la Bce ha annunciato che “il Consiglio direttivo continuerà a indirizzare l’orientamento della politica monetaria attraverso il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale”, prevedendo che “i tassi di interesse a breve termine del mercato monetario evolvano in prossimità del tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, con un margine di tolleranza in termini di variabilità, purché non risulti offuscato il segnale sull’orientamento che si intende imprimere alla politica monetaria”.

Per la precisione, “l’Eurosistema fornirà liquidità tramite un’ampia varietà di strumenti, tra cui operazioni di rifinanziamento a breve termine (ossia le ORP) e operazioni di rifinanziamento a più lungo termine con scadenza a tre mesi (ORLT) nonché, in una fase successiva, operazioni strutturali di rifinanziamento a più lungo termine e un portafoglio strutturale di titoli”.

In particolare, ha precisato la Bce,”le ORP continueranno a essere condotte con procedure d’asta a tasso fisso e piena aggiudicazione degli importi richiesti”, così come le “ORLT a tre mesi continueranno a essere condotte con procedure d’asta a tasso fisso e piena aggiudicazione degli importi”.

Inoltre, “il tasso sulle ORP sarà adeguato in modo tale che il differenziale tra questo tasso e quello sui depositi presso la banca centrale sia ridotto a 15 punti base, rispetto agli attuali 50 punti base”.

La Bce ha dunque deciso di restringere lo spread tra i tassi ORP e quello sui depositi.

Il restringimento del differenziale incentiverà le richieste nelle ORP, rendendo probabile un’evoluzione dei tassi a breve del mercato monetario in prossimità del tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale, e limiterà il potenziale margine di variabilità dei tassi a breve termine del mercato monetario”.

“Al tempo stesso – ha precisato la Bce – (lo spread più basso) lascerà spazio all’attività sul mercato monetario e incentiverà le banche a ricercare modalità di finanziamento sul mercato. Sarà adeguato anche il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale di modo che il differenziale fra tale tasso e quello sulle ORP resterà invariato a 25 punti base. Queste modifiche avranno effetto a partire dal sesto periodo di mantenimento del 2024, che avrà inizio il 18 settembre 2024″.

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